16 novembre 2012

Pace e Sicurezza

L’Ufficio Pace e Sicurezza della UPF, diretto dal Dott. Antonio Betancourt e da Bill Selig come assistente, da tempo organizza presso la sede del giornale Washington Times, dei forum mensili riunendo diplomatici, analisti e studiosi esperti in questioni d’interesse internazionale. Quelli che seguono sono degli estratti delle relazioni illustrate in quattro forum.

di William Selig

LA PRIMAVERA ARABA: UN ANNO DOPO
Il forum “La Primavera Araba” si è tenuto il 29 febbraio in occasione del primo anniversario degli eventi in Egitto che hanno rovesciato il regime di Mubarak. Il tema si è rivelato essere molto complesso. I giovani, che rappresentano il 70 per cento della popolazione nel mondo arabo, reagiscono in modo diverso rispetto alle vecchie generazioni.
La Tunisia sembra abbia raggiunto dei risultati molto promettenti, mentre l'Egitto ha mantenuto una leadership militare e i partiti islamici hanno conquistato la maggioranza dei voti alle elezioni. Lo Yemen ha visto pochi cambiamenti nell’anno passato, nonostante le sue rivolte e le dimissioni del suo presidente. La Libia, senza più Gheddafi, è ora divisa tra le varie tribù rivali. La Siria sembra incapace di riformarsi  e il presidente Bashar Assad non ha le risorse per sopravvivere le attuali circostanze. La Turchia ha una ruolo centrale al fine di risolvere la crisi della Siria ed può essere la chiave di svolta per l'intera regione. Si percepisce che gli Stati Uniti stiano cercando di bilanciare interessi e valori: ciò spiega il motivo per cui hanno appoggiato la primavera araba, nonostante l’appoggio garantito ad alcune monarchie della regione.
L'aumento dell’islamizzazione politica nella regione non è visto come una minaccia, ma come un processo naturale seriamente frainteso in Occidente. C'è grande discussione sui partiti islamici come i Fratelli Musulmani in Egitto, così come i salafiti più radicali: I Fratelli Musulmani dell’Egitto, piuttosto moderati, e il Movimento Ennanda in Tunisia sono diventati attori importanti nelle forze di governo attuali, facendo perdere terreno ai salafiti, gruppi più radicali.
I partecipanti al Forum hanno convenuto che l'Occidente non deve temere il processo naturale di acculturamento che si verificherà quando islamisti e laici si troveranno insieme a discutere nella ricerca di un buon governo. L’occidente non dovrà aspettarsi che la cultura araba scimmiotti la sua teoria sociale ma promuovere lo sviluppo di un sistema giudiziario funzionante. Resta un interrogativo importante se queste società arabe si trasformeranno attraverso nuovi valori e nuove idee o finiranno per ritornare alle tradizionali norme culturali.
Anche se le donne sono state delle catalizzatrici importanti della prima fase rivoluzionaria e lo scorrere  del tempo ha permesso ai risultati delle sommosse di consolidarsi, ora vengono arginate: per loro, entrare nell’arena politica, è quasi impossibile.

Criminalità transnazionale NELLE AMERICHE

Il Forum del 14 marzo si è focalizzato sulla difficile e controversa questione della criminalità transnazionale, di cui fa parte non solo il traffico di merci (armi e droga), ma anche il traffico di esseri umani. Questo problema già da tempo si è evoluto, passando da problema nazionale a problema internazionali. Gli attori principali sono organizzazioni criminali transnazionali con networks e collegamenti a gruppi terroristici internazionali, e a gruppi di estremisti islamici dell’Afghanistan e dell’Iran. Un enorme quantità di potere economico e politico è sotto il loro controllo in Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, rendendo alcune di queste nazioni impotenti e, secondo il parere degli esperti, esempi di democrazie fallite. Il crimine organizzato transnazionale è un fenomeno multiforme. Si manifesta con la tratta di persone, armi da fuoco, stupefacenti, attività di riciclaggio di denaro sporco, e una serie impressionante di altre attività deplorevoli.
Queste organizzazioni criminali transnazionali hanno trovato promettenti basi di appoggio in alcune delle nazioni più povere e vulnerabili delle Americhe come El Salvador, Guatemala e Honduras.
Attraverso la globalizzazione e l’ampliarsi del commercio internazionale, la gamma delle attività della criminalità organizzata si è diversificata e ingigantita. Le organizzazioni gerarchiche tradizionali sono state sostituite da reti più flessibili che lavorano insieme al fine di sfruttare le nuove opportunità di mercato (un esempio è il contrabbando). La globalizzazione permette a questi gruppi di individuare, comunicare, e soddisfare le esigenze dei propri clienti degli Stati Uniti, in Europa e in tutto il mondo, con grande facilità. Network criminali messicani reclutano sicari addestrati da gruppi di soldati disoccupati, e bande giovanili delle regioni dell’America centrale per il trasporto di droga, per eseguire e monitorare sequestri  e tanti altri lavori di “manodopera”.
La maggior parte dei governi dell’America Centrale sono mal equipaggiati per affrontare questi problemi. Le organizzazioni criminali hanno messo in ginocchio gli enti delle forze dell'ordine, gli sforzi del governo, le imprese e gli investimenti economici a tutti i livelli. Il prossimo 14 e 15 aprile a Cartagena, in Colombia, 34 capi di Stato e di governo dell'emisfero occidentale s’incontreranno per discutere come garantire la sicurezza dei cittadini, il benessere, e come affrontare le piaghe che colpiscono le loro nazioni. Per quanto riguarda la criminalità organizzata, un programma ben definito coordinato al più alto livello, oltre alla cooperazione regionale, sarà la chiave per superare le sfide in questo campo così in difficoltà. I partecipanti al Forum hanno sollecitato che la criminalità organizzata transnazionale sia affrontata direttamente e in maniera integrata per permettere che le soluzioni intraprese possano essere attuate in modo tempestivo.

Cooperazione per la sicurezza nel sud-est: ASIA E OCEANIA
Il Forum del 25 aprile ha discusso le prospettive di un sistema di sicurezza collettivo per il Sudest asiatico e l'Oceania al fine di affrontare le minacce tradizionali e non tradizionali alla sicurezza, che vanno dall'aggressione locale all’ascesa della Cina, dal terrorismo internazionale alle controversie interstatali marittime dalla pirateria alla sicurezza delle rotte marittime di comunicazione, dalle cyber-war ai disastri naturali alle malattie transnazionali, ecc.
Dagli anni ‘50 fino al 1970, gli Stati Uniti hanno cercato, senza riuscirvi, di aiutare Sud-Est asiatico a mantenere la propria indipendenza contro il comunismo internazionale. L'approccio dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) è quello di disincentivare azioni da parte di singole nazioni, ma incoraggiare la collaborazione e il sentimento di appartenenza a una stessa comunità.
L’Establishment politico di Washington è diviso tra chi vede la Cina come la prossima minaccia geopolitica e quindi richiede una forte presenza navale nel Mar Cinese Meridionale e quelli che si oppongono a questo approccio di demonizzazione della Cina. Sebbene gli Stati Uniti stiano trasferendo 200 marines a Darwin, sulla costa settentrionale dell'Australia, e altre 2.300 unità arriveranno entro il 2014, alcuni sostengono che sia meglio portare la leadership cinese in una rete di reciproci interessi piuttosto che di  spingerla verso un confronto.
Gli Stati Uniti hanno anche incoraggiato un ruolo maggiore dell’India nell’asia orientale  e nel Sud-Est. Il ruolo India è passata da semplice partner commerciale, a un protagonista nel mantenimento della sicurezza. Con la richiesta di energia in rapida crescita in Cina, Giappone, Corea del Sud e Sud-Est asiatico, il passaggio attraverso il Mar Cinese Meridionale acquista sempre maggiore importanza strategica poiché le spedizioni di energia dal Medio Oriente devono passare attraverso questa zona. Inoltre, il Mar Cinese Meridionale ha notevoli riserve di gas e petrolio.
L’ASEAN (Associazione delle nazioni del Sudest asiatico) riflette il modo di pensare collettivo asiatico, che è meno bellicoso e meno pronto ad agire unilateralmente come una singola nazione, ma preferisce agire per la costruzione del consenso regionale. Oltre a cercare di mantenere la pace regionale e favorire la crescita economica, promuove anche la stabilità e la libertà di navigazione. I partecipanti al Forum raccomandano che la comunità delle nazioni incoraggi un approccio di non intervento e una risoluzione non violenta dei conflitti attraverso un consenso che parta dal basso.

La TERZA GENERAZIONE della Corea del Nord

Il programma del Forum del 23 maggio ha coinvolto esperti come il dottor Alexandre Mansourov dell’Università John Hopkins, il dottor Nicholas Eberstadt dell’American Enterprise Institute, Bonnie Glaser Senior Fellow del Centro studi strategici e internazionali (CSIS), il Dott. Larry Niksch, Senior Associate CSIS, Stephen Costello, ex rappresentante di Kim Dae Jung a Washington, Norbert Reiner della Fondazione dei veterani della Guerra di Corea, e Stephanie Williams, laureata  all’American University, ed ex analista di lingua coreana per la US Air Force.
Alexandre Mansourov, la cui esperienza politica in Nord Corea è magistrale, ha detto che c'è molta più incertezza su chi comandi nella Corea del Nord di quello che gli esperti sono disposti ad ammettere pubblicamente. Negli ultimi cinque mesi da quando Kim Jong Un è al potere, ci sono stati tanti cambiamenti e innovazioni politiche. Nelle ultime sei settimane, c'è stata un rinnovamento  drammatico della squadra di Kim Jong Il: 5 delle 7 persone che accompagnano il carro funebre di Kim Jong Il, al suo funerale, hanno perso il loro potere e la loro influenza.
Il Dott. Niksch ha commentato il tentativo fallito denominato "Deal Leap Day", in cui gli Stati Uniti avrebbero fornito una consistente assistenza nutrizionale per i bambini nord coreani, se non fosse stato per il lancio fallito di un missile nord coreano a metà aprile che ha fermato la spedizione. Si è convenuto che, se la Corea del Nord non condurrà un terzo test nucleare nelle prossime settimane, ci potrà essere la possibilità di lavorare con il regime.
La signora Glaser ha commentato come il governo cinese sia preoccupato di perdere la sua influenza sul Nord Corea.. Paradossalmente, la Corea del Nord può avere più influenza sulla Cina che viceversa.
Per quanto riguarda la possibilità per l'amministrazione Obama di mandare un inviato di alto livello in Nord Corea, il signor Costello ha detto che è prematuro. Ha detto che nessuno nell'Amministrazione è disposto a intraprendere tale battaglia (tra l'agenzia e il Congresso) che occorrerebbe se gli Stati Uniti cercassero di coinvolgersi in modo più costruttivo.

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