di Franco Previte
Nella sua totalità, anche se nel nuovo secolo viene la Festa troppo strumentalizzata sul piano politico/sociale, ancora oggi viene considerata e ricordata la “Festa del 1° maggio” come una reazione naturale, continua e logica ad una forma antiumana, antisociale, antiliberista.
Oltre
a questo vi è da valutare anche il contenuto ed il concetto cristiano del
lavoro, considerando non a quello che è l’attività prettamente materiale
dell’uomo, ma entrare in quella che è l’essenza e la finalità della persona
umana. Soltanto così possiamo avere chiaro il significato della Festa del
Lavoro!
Nella
concezione cristiana il lavoro è un’attività umana che tocca non soltanto i
fattori di energie, forze, sinergie, ma anche deve considerare i valori
spirituali ed intellettuali, praticamente di tutta la personalità umana.
È
proprio da questa partecipazione totale dell’essere umano che nasce l’idea
profondamente cristiana che il lavoro non è soltanto un fatto individuale, ma
una prestazione al bene comune, forse oggi 2016, molto lontano da una forma
sociale, altruistica, solidale.
“Il lavoro deve tornare ad essere luogo umanizzante”, questo è
il Messaggio che la CEI (Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il
Lavoro) lancia in occasione della prossima Festa del 1° maggio, “puntando
l’occhio alla crisi occupazionale che attraversa anche il n/s Paese”.
Con questo Messaggio i Vescovi lanciano un Appello affinché
“scuola e lavoro siano due esperienze che s’intrecciano e interagiscono”,
rinnovando l’invito a colmare il divario tra Nord e Sud, considerando che
“senza un Meridione sottratto alla povertà, alla dittatura ed alla imposizione
della criminalità organizzata non può esserci un Centro-Nord prospero”.
Quindi
il lavoro trascende l’aspetto economico e materiale e tocca i valori
psicologici ed etici e ne scaturisce la differenza essenziale tra lavoro umano,
attività dell’animale e della macchina.
Il
lavoro umano ha in sé l’espressione più profonda della nostra dignità, il
timbro della sua originalità e della sua personalità, ma è proprio dal concetto
cristiano che scaturiscono le finalità del lavoro, quando lo si considera sotto
un aspetto più luminoso e nel significato più profondo che è nel senso
teologico.
In
breve, il lavoro non è ordinato solo ai bisogni elementari della persona, dove
queste sono finalità da cui è spinta la massima parte degli uomini che vi
ritrovano, giustamente, l’unica fonte del loro reddito, ma questo, però, non
può esaurire il senso del lavoro.
L’attività
lavorativa, infatti, per i cristiani è ordinata non solo al perfezionamento
morale, spirituale di ognuno, ma soprattutto alla promozione del bene comune e
dell’intera società umana. È in questo il significato del 1° maggio per il
cristiano, poiché il lavoro diventa, ripeto, un mezzo ed uno strumento di
espressione di solidarietà umana, forse oggi quasi totalmente esclusa.
Ciò
che costituisce l’essenzialità del lavoro, è il contributo di conoscenza, di
responsabilità che ogni lavoratore, anche il più umile, dà al mantenimento di un
ordinamento sociale dovuto allo sviluppo della società stessa.
Il
lavoro non ha soltanto un carattere personale, individuale, ma anche sociale,
in quanto comporta un ordinamento giuridico e quindi deve sussistere un legame
tra capitale e lavoro, come sussiste la stessa unità tra anima e corpo.
Il
lavoro ha in sé un’utilità sociale, dobbiamo anche dire che esso comporta un imperativo
morale che impegna ogni uomo nel periodo delle proprie possibilità e capacità a
sviluppare le proprie risorse umane, a perfezionare noi stessi ed a dare il
contributo richiesto dalla collettività di cui siamo membri.
Ma quest’opera
di perfezionamento non è possibile senza creare una rete di condizioni, una
situazione generale di cui ciascuno agevolmente possa essere se stesso e
seguire la propria singola vocazione: la civiltà, la vera civiltà, la
grande civiltà è opera comune, è la creazione di tutti e non di pochi.
Una
società tanto è più perfetta quanto più consentirà a ciascuno di noi di
concorrere alla edificazione del bene comune secondo le proprie capacità ed
aspirazioni dando il proprio contributo non solo materiale, ma anche sul piano
dello spirito.
È solo
attraverso questo senso di solidarietà e di fratellanza umana che ci accomuna
tutti indistintamente al di fuori dei Continenti delle socialità e delle razze,
che potremo costruire nella società odierna una vera pace universale, dove però
il perdurare di una crisi economica mette in moto l’ordine sociale “compresso”
da una disoccupazione spaventosa giovanile di ragazzi, ragazze ed anche persone
adulte.
Sotto
questa espressione, il Documento dei Vescovi ammonisce che “il lavoro che ci
sia o meno, tracima ed invade le vite delle persone”, mentre oggi 2016 vi è
bisogno di “educare al lavoro” e tornare ad essere “luogo umanizzante” e non di
forzatura involontaria.
La
differenza culturale, economica, geografica tra Nord e Sud è molto vasta,
discussa, animata e continuata ferocemente negli anni e tale da far vedere una
notevole differenza povera, sofferente e tale da far subire un’emigrazione
quasi come quella attuale che apporta poco rispetto alla dignità umana.
Il contenuto degli articoli dei collaboratori, esprimono il pensiero degli autori e non necessariamente rappresentano la linea editoriale che rimane autonoma e indipendente.
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