Antico
paese dell’Estremo Oriente, al centro d’importanti interessi geostrategici e
scenario di accese rivalità ideologiche, la Corea è tuttora divisa in due stati
che incarnano due modelli politici molto diversi tra loro
di Emilio Asti
Erede di un’antica civiltà, le
cui origini vengono fatte risalire a tempi remoti, la nazione coreana,
costretta nel corso della storia a subire numerose occupazioni straniere, ha
saputo mantenere la propria identità, che tuttora la distingue nettamente dai
suoi vicini.
A lungo contesa tra Cina e Giappone, fra i
quali ha spesso svolto una funzione di collegamento culturale, la penisola
coreana, abitata da una popolazione etnicamente e culturalmente molto omogenea,
è divisa tuttora in due stati, che rappresentano due sistemi ideologici ed
economici opposti. Nonostante parecchi secoli di storia comune il popolo
coreano, che può vantare un ricco patrimonio culturale ed il cui sentimento di
appartenenza etnica è molto forte, ha continuato a rimanere diviso contro la
propria volontà.
Dal 1950 al 1953 la penisola
coreana è stata scenario di un conflitto provocato dall’invasione delle truppe
di Pyongyang, che nel Giugno del 1950 oltrepassarono improvvisamente il 38°
parallelo con l’intenzione di conquistare tutto la penisola. Su mandato
dell’ONU gli USA con 16 nazioni intervennero in difesa della Corea del Sud. Con
l’intervento delle forze delle Nazioni Unite l’aggressione nordcoreana fu
respinta e le truppe comuniste, che si erano spinte sino alla parte più
meridionale del paese, furono costrette a ritirarsi a Nord. Le forze
occidentali avevano la possibilità di abbattere il regime di Pyongyang,
riunificando tutto il paese, ma l’intervento della Cina, divenuta comunista nel
1949 e a quel tempo alleata di Stalin, impedì la sconfitta totale del regime
nordcoreano, al quale fornì cospicui rinforzi. L’armistizio, firmato a
Panmunjom il 22 Luglio 1953, stabilì una linea del cessate il fuoco e riconfermò
la divisione della Corea. Con un bilancio molto pesante di perdite umane e d’ingenti
distruzioni materiali, questa guerra, durante la quale oltre un milione di
persone fuggirono dal Nord al Sud, lasciò un paese devastato e con molte
famiglie separate, i cui membri finora non hanno potuto incontrarsi.
La situazione venutasi a
creare in Corea aveva generato forti tensioni tra il mondo occidentale e quello
comunista, gli USA affermavano il proprio impegno a difesa della Corea del Sud,
minacciata da Kim Il Sung, deciso ad imporre il proprio dominio su tutta la
penisola coreana.
Le due parti della Corea, ancora
adesso rigidamente separate tra loro, rappresentano due modelli antitetici dal
punto di vista politico e sociale, tra i quali spesso si sono verificati gravi
incidenti. Tra i due stati coreani vige, infatti, una situazione di tregua
armata e perdurano parecchi motivi di contenzioso, con continue provocazioni e scambi
di accuse reciproche. Molte volte le trattative avviate in vista di una
normalizzazione dei rapporti tra le due Coree si sono interrotte. Nel Dicembre
del 1991, i due stati coreani, in quell’anno ammessi all’ONU contemporaneamente,
firmarono un patto di non aggressione e di denuclearizzazione della penisola,
ma tuttora il sogno della riunificazione non si è realizzato ed il rischio di
un conflitto continua ad essere presente. Anche con la fine della guerra fredda
la realtà si è dimostrata molto diversa dalle aspettative.
Definito l’ultimo avamposto
della guerra fredda, Panmunjom, uno dei luoghi di confronto più esplosivi tra
mondo comunista ed Occidente, rimane il confine più militarizzato del mondo,
attraverso il quale il traffico è quasi nullo. Qui soldati dell’una e dell’altra
parte e militari statunitensi ancor oggi si fronteggiano in un’atmosfera di
forte tensione.
Nel panorama dei paesi
comunisti la Corea del Nord costituiva un caso a sé. Plasmata sul modello
stalinista, esaltava la propria superiorità rispetto a tutti gli altri paesi.
Proclamata ufficialmente “Paradiso del popolo”, era caratterizzata da uno
sfrenato culto della personalità di Kim Il Sung, fondatore dello stato, esaltato
dalla propaganda ufficiale come un essere superiore, dotato di tutte le virtù ed
esperto in ogni campo del sapere e come un padre amorevole per tutto il popolo
coreano. Il suo compleanno era la più importante festa nazionale, ed in suo onore
vennero erette in tutta la Corea del Nord statue e monumenti, oltre a dedicargli
innumerevoli poesie e canzoni; la sua casa natale, nei pressi della capitale, era
stata trasformata in una specie di luogo sacro, meta di continui pellegrinaggi.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1994, fu proclamato “Presidente eterno” ed in
suo onore è stato allestito un sontuoso mausoleo, all’interno del quale viene
custodito con grande venerazione il suo cadavere imbalsamato.
Nei rapporti con l’URSS e con
la Cina la Corea del Nord praticava una politica equidistante, garantendosi il
sostegno di entrambe, senza il quale non sarebbe potuta sopravvivere. Anche nel
periodo di maggior dissidio tra le due potenze comuniste, la Corea del Nord
rimaneva vincolata ad entrambe da trattati di amicizia e cooperazione economica
e militare.
Retta con pugno di ferro per
quasi 50 anni da Kim Il Sung, alla cui morte nel 1994 subentrò suo figlio Kim
Jong Il, presentato come possessore di tutte le qualità del padre, la Corea del
Nord può considerarsi un esempio di regime comunista dinastico, in quanto dopo
l’improvvisa scomparsa di Kim Jong Il, avvenuta nel Dicembre del 2011, subentrò
suo figlio Kim Jong Un, non ancora trentenne, che continua la politica totalitaria
del nonno e del padre.
Il sistema di pensiero
elaborato da Kim Il Sung, noto col nome di Juche (autosufficienza), di marcato
carattere nazionalista, è l’ideologia direttrice dello Stato, esposta in
diversi volumi, tradotti in molte lingue e distribuiti anche all’estero. In
tutte le scuole della Corea del Nord gli studenti, ai quali sin da piccoli viene
insegnato ad amare Kim Il Sung ed i suoi successori più dei membri della
propria famiglia, devono studiare a fondo la dottrina Juche, considerata una
verità assoluta che offre la soluzione ad ogni problema individuale e sociale.
In questo sistema totalitario,
in cui è stata ampiamente documentata una rete di campi di lavoro forzato, i
più elementari diritti umani vengono sistematicamente ignorati ed ogni forma di
dissenso è stroncata sul nascere. Sin dall’instaurazione del regime comunista
tutte le confessioni religiose, particolarmente i cristiani, vennero duramente
perseguitate in nome dell’ideologia ufficiale, che proclama l’ateismo come
principio fondamentale e vede nella religione, considerata alla stregua di una
pericolosa superstizione, il principale ostacolo al progresso scientifico.
Secondo le testimonianze di tanti profughi la dittatura nordcoreana ha attuato
una tremenda repressione antireligiosa, attraverso la distruzione di luoghi di
culto e continue campagne ideologiche volte ad inculcare il disprezzo per ogni
forma di spiritualità.
Tagliata fuori dal resto del
mondo sino ad oggi, la Corea del Nord è rimasta estranea alle trasformazioni in
atto negli altri paesi comunisti ed esclusa dalle dinamiche di sviluppo degli
altri stati dell’area. Nel timore che i cambiamenti verificatisi in URSS e in
Cina potessero contagiare anche la Corea del Nord, Kim ha mantenuto la
popolazione in un rigoroso isolamento, nella convinzione che anche un leggero
allentamento del controllo mettesse a rischio tutto il sistema.
La rigida politica di
autosufficienza praticata finora si è rivelata un fallimento in tutti campi;
nonostante possedesse ingenti risorse naturali e la maggior parte delle industrie,
la Corea del Nord non è, infatti, riuscita a colmare la distanza che la
separava dalla Corea meridionale.
Colpita nel 1994 da una
tremenda carestia, le stime parlavano di oltre due milioni di vittime, il paese
è potuto sopravvivere grazie agli aiuti internazionali. Diverse organizzazioni umanitarie,
mobilitatesi per portare aiuti alla popolazione, si sono scontrate con le
difficoltà frapposte dalle autorità, le quali cercavano con ogni mezzo, a costo
di aggravare le sofferenze della popolazione, di evitare contatti tra gli abitanti
ed i cooperanti stranieri.
Con un enorme debito estero la
Corea del Nord, le cui spese militari rimangono molto elevate, resta prigioniera
di un sistema autarchico ed aggressivo, estremamente diffidente verso il mondo
esterno. Le autorità nordcoreane hanno eretto uno spesso muro di silenzio
attorno al paese che, per molti aspetti, rimane un oggetto misterioso nel
panorama internazionale, e l’accesso al quale è rigidamente controllato; ai
visitatori stranieri, sempre accompagnati, non è permesso girare liberamente e
relazionarsi con la popolazione.
Molta preoccupazione desta il
programma nucleare nordcoreano. L’esplosione di un ordigno nucleare, effettuata
nel Maggio del 2006, aveva provocato reazioni negative anche presso la Cina e
la Russia, suoi tradizionali alleati. In quell’occasione l’ONU aveva imposto
sanzioni economiche e finanziarie, chiedendo alla Corea del Nord, che nel 2003
uscì dal Trattato di non proliferazione nucleare, di conformarsi con gli
obblighi internazionali. Appare evidente che Pyongyang sta usando la minaccia nucleare
come strumento per negoziare, oltreché per rafforzare la propria posizione a
livello internazionale ed ottenere aiuti. Anche il lancio di missili a lungo
raggio ha alimentato la tensione nell’area; oltre alla Corea del Sud anche il Giappone
si sente minacciato dal programma nucleare nordcoreano, fonte d’inquietudine
per tutti i paesi della regione. Pyongyang ha sempre affermato, a dispetto
delle evidenze, la natura pacifica di questo programma, ed appare decisa a
continuarlo. Le sue capacità nucleari rimangono sconosciute e si sospetta che vi
siano installazioni atomiche segrete, anche se non è possibile disporre di dati
certi a riguardo.
Ancor oggi la propaganda trionfalistica
nordcoreana, che nasconde i molti e gravi problemi del paese, che sono sotto
gli occhi di tutti, è tesa alla glorificazione dei Kim, padre, figlio e nipote,
i cui ritratti campeggiano in ogni angolo del paese e le cui citazioni
riempiono i giornali. Le affermazioni propagandistiche contrastano con la
realtà di uno stato, nelle cui città silenziose ed uniformi, percorse da un
traffico molto scarso, l’elettricità e molti generi sono soggetti a razionamento;
in queste condizioni di grave penuria il mercato nero e la corruzione sono
diffusi capillarmente e diverse zone registrano ancora un elevato tasso di mortalità
infantile e di denutrizione. Profondo è il contrasto tra la capitale, i cui
tracciati urbanistici con grandi piazze ed ampi viali, disseminati di statue e
ritratti dei Kim, sono ispirati alla megalomania stalinista, e le zone rurali, sprofondate
nella miseria e nell’abbandono, dove la popolazione sopravvive tra stenti e
profondi disagi.
Da alcuni anni la Corea del
Nord ha cercato di uscire dall’isolamento, senza però modificare
sostanzialmente il proprio sistema totalitario che impedisce lo sviluppo
economico e sociale, e la cui immagine appare totalmente screditata. Nel
tentativo di promuovere un rilancio dell’economia, che rimane collettivizzata, il
governo, che ha iniziato a mostrare segni di apertura nei confronti
dell’Occidente, ha allacciato relazioni diplomatiche e commerciali con i paesi
occidentali, cercando di attrarre investimenti stranieri, ma nonostante alcune
timide aperture la situazione economica rimane precaria; la produzione agricola
è insufficiente e non riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale ed il paese
continua ad aver bisogno di aiuti internazionali.
Prima o poi la Corea del Nord,
si vedrà costretta a modificare il proprio sistema in direzione di una maggiore
apertura e già diverse forze spingono in questa direzione, anche se il gruppo
dirigente cerca di opporre una strenua resistenza ad ogni cambiamento. Sono
state create zone economiche speciali aperte agli investimenti stranieri, tra
le quali un complesso industriale costruito a Kaesong, nei pressi della linea
di demarcazione, dove sono presenti più di un centinaio di imprese sudcoreane
che impiegano personale nordcoreano, sotto la giurisdizione del governo
nordcoreano. Iniziative come questa sono state spesso frenate dall’atteggiamento
di Pyongyang, che ha continuato ad alternare provocazioni con gesti distensivi.
Diversi analisti ritengono che
il crollo del regime, ritenuto inevitabile, sia solo questione di tempo. A Seul
temono l’impatto di tale evento, che, considerando la disastrosa situazione
economica del Nord, comporterebbe costi economici molto elevati e ritengono che
ad un crollo repentino del sistema nordcoreano, sarebbe preferibile una sua
graduale trasformazione.
A differenza della Corea
comunista, la Corea del Sud, che ospita circa il doppio della popolazione del
Nord, è divenuta una potenza economica di primo piano, il cui ritmo di sviluppo
per parecchio tempo non ha avuto uguali. Durante diversi anni d’instabilità politica,
la società era spesso scossa da proteste studentesche ed operaie, la cui dura
repressione da parte di governi autoritari, controllati dai militari, causò
parecchie vittime. Da parecchi anni sono state ripristinate le libertà
politiche ed ora la costituzione garantisce i diritti fondamentali.
La rapida crescita economica,
che ha generato inevitabili squilibri e contraddizioni, ha cambiato il volto
del paese, il cui reddito, che alla fine della guerra di Corea era molto basso,
è in continuo aumento; Il suo ritmo di sviluppo per parecchio tempo non ha
avuto rivali. Ormai entrata nel gruppo dei paesi industrializzati attraverso la
modernizzazione delle infrastrutture ed un aumento delle esportazioni, la Corea
del Sud, che ha saputo risollevarsi dalla grave crisi finanziaria che nel 1997
aveva investito l’Asia Orientale, ora è all’avanguardia in molti campi e
parecchi suoi prodotti sono apprezzati in tutto il mondo e sta facendo
concorrenza a molti paesi in vari settori. Con un gran numero di strutture educative
ed ospedaliere di alto livello, ed una percentuale di laureati tra le più alte
dell’Asia, ha raggiunto un tenore di vita quasi pari a quello dei paesi dell’Europa
occidentale; nel 1988 aveva ospitato i Giochi Olimpici e nel 2002, insieme al
Giappone, i Mondiali di calcio.
Nonostante contraddizioni e
problemi in tutto il paese si respira un clima vivace dinamico e diversi centri
urbani, nei quali le nuove costruzioni si mescolano con quelle tradizionali hanno
cambiato volto. L’influenza occidentale, in seguito alla quale i vincoli familiari
e sociali si sono allentati, si è fatta strada soprattutto tra i giovani,
spesso insofferenti delle norme tradizionali, anche se il retaggio della
tradizione confuciana rimane presente in diversi aspetti della vita quotidiana.
Politicamente e militarmente la Corea meridionale, vissuta in tutti questi anni
sotto la costante minaccia della Corea del Nord, è legata agli USA, da cui
ricevette assistenza economica e militare, ma i cui soldati di stanza nel paese
non godono di molte simpatie presso la popolazione. Con i suoi grattacieli
moderni e gli edifici in vetrocemento, accanto a costruzioni in stile
tradizionale, ed un traffico animato a tutte le ore, Seul, che conta più di 12
milioni di abitanti, circa un quarto degli abitanti dell’intero paese, è oggi,
a differenza di Pyongyang, una metropoli in continua espansione e testimonia il
dinamismo di un paese in continua trasformazione.
Il mantenimento della pace
nella penisola coreana, un’area in cui vengono a coincidere gli interessi
strategici della Cina, del Giappone e della Russia oltre a quelli degli USA,
dipende anche dagli sforzi di questi paesi, i cui interventi possono portare ad
un allentamento delle tensioni nella regione. Una possibile riunificazione
coreana, cui molti guardano con favore, si dimostrerebbe molto vantaggiosa a
livello economico e politico. Un ruolo importante, derivatole anche dalla sua
influenza economica, lo riveste la Cina, primo partner commerciale della Corea
del Nord, alla quale garantisce anche forniture energetiche e generi
alimentari, la cui diplomazia può contribuire a risolvere varie questioni e convincere
Pyongyang a rinunciare al suo programma nucleare e ad avviarsi sulla strada
della pacifica coesistenza con il resto del mondo.
Anche se gli scenari futuri della
penisola coreana racchiudono molte incognite, appare tuttavia chiara
l’importanza di ristabilire un clima di fiducia reciproca che favorisca un
allentamento della tensione tra le due Coree, le cui posizioni rimangono ancora
molto lontane, al fine di consentire l’incontro tra i membri delle famiglie separate,
preludio alla riunificazione pacifica della nazione, aspirazione unanime del
popolo coreano. Dopo tanti anni di divisione e conflitti i Coreani sia del Nord
che del Sud paiono accomunati dal desiderio di un riavvicinamento ed in questo
senso il comune retaggio etnico e culturale può rivelarsi più forte dei dettami
ideologici, permettendo di rimuovere gli ostacoli e promuovere un’atmosfera di
fiducia reciproca, nella consapevolezza che è ormai giunto il tempo di mettere
fine all’opzione del confronto armato.
Gli ultimi sviluppi paiono
confermare questa tendenza, anche se le incognite rimangono parecchie. Nel
nuovo scenario mondiale l’Asia Orientale sta assumendo un’importanza sempre
maggiore e la Corea pare destinata a svolgere un ruolo molto importante in un
più ampio orizzonte globale.
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