12 luglio 2015

Vera guida spirituale cercasi

In un’epoca di confusione il mondo ha un bisogno crescente di qualcuno che indichi, vivendola, la via spirituale da percorrere 

di Antonio Ciacciarelli
Si narra che alla vigilia di un’importante battaglia un generale consigliasse a Napoleone di rimandare lo scontro, perché le circostanze non erano favorevoli. La storia non lo dice, ma sono certo che meno di un secondo dopo il generale si pentì di aver elargito quel consiglio. L’Imperatore, infatti, gli urlò: «Ma quali circostanze! Sono io che le creo le circostanze!». Questa risposta, a prima vista arrogante, nasconde in realtà uno dei segreti della capacità di guida. 
La guida non si lascia fermare dalle circostanze: le piega ai suoi voleri. È colui che indica la strada da percorrere e che ispira altre persone a collaborare con lui per realizzare un certo obiettivo. Non per nulla i quadri e le statue raffigurano spesso i condottieri con il braccio teso in avanti e l’indice volto verso l’orizzonte. 
Se necessario la guida non si fa fermare dal buon senso: sa che una certa azione è giusta (o opportuna) e la compie, indipendentemente da qualunque altra considerazione. Poiché parliamo di Napoleone, c’è un grandioso quadro al Louvre che lo rappresenta mentre visita i suoi soldati colpiti dalla peste nel lazzaretto di Jaffa. Questo quadro raffigura un’altra qualità della guida: andare oltre i limiti, non solo quelli comunemente accettati, ma soprattutto oltre i propri. Difficile immaginarsi, infatti, che Bonaparte abbia visitato il lazzaretto senza un motivo. Per farlo avrà dovuto superare le forti e razionali obiezioni che si sarà posto e che gli venivano fatte anche dai suoi collaboratori. Prima fra tutte la pericolosità dell’atto e le sue possibili conseguenze: se si fosse ammalato, cosa ne sarebbe stato di tutto l’esercito?
Non possiamo entrare nel suo cuore e sapere esattamente i motivi per cui affrontò quel pericolo, ma possiamo ipotizzare con buona approssimazione quello che ne fu il risultato: i soldati malati avranno sentito vicino il loro capo, avranno capito che non erano considerati «carne da cannone» ma esseri umani; l’unità loro e del resto dell’esercito con il generale ne sarà uscita estremamente rafforzata, così come l’ammirazione per il comandante e l’efficacia del suo ruolo.
Non so quanti altri al posto di Napoleone – qualunque cosa si pensi di lui – avrebbero fatto un gesto simile. Non esistevano allora cure specifiche per le malattie infettive, né cure preventive; nonostante ciò compì quell’atto, secondo me proprio perché sapeva che era suo dovere farlo, in quanto «padre», e non solo «capo», dei suoi uomini. Andando oltre i propri, umanissimi, limiti.
Ci sono altre guide non guerriere che hanno sfidato i loro limiti per un obiettivo che andasse oltre il fine personale? Certo, sono i santi. Infatti, anch’essi vengono raffigurati con il dito puntato verso un obiettivo: il Cielo. In effetti, anche i santi sfidano dei limiti, compresi quelli di tipo sanitario, e con una costanza ancora maggiore: non per una sola visita, ma a volte per tutta la vita. Anche i santi indicano la strada, una strada che non è sanguinaria ma di sacrificio personale. E fanno dei miracoli, e mi riferisco non tanto ai miracoli delle guarigioni, quanto alla capacità di ribaltare delle situazioni – delle circostanze – che sembrano impossibili da capovolgere. In sintesi, ecco chi è la guida: è colui che «crea le circostanze» che non ci sono o che sono sfavorevoli, e supera dei limiti apparentemente insuperabili. Se chi è in posizione di guida non fa questo, non è una guida ma un burocrate, un abusivo, un amministratore condominiale, una persona che ha il titolo di «capo», ma non le qualità. 
Ci sono santi che hanno creato dal nulla delle strutture meravigliose, di tipo sanitario, educativo, di accoglienza, o che hanno trasmesso l’amore di Dio al prossimo in modo straordinario. Leggete per esempio la vita di Jean-Marie Baptiste Vianney, noto come il Santo curato d’Ars: profondamente consapevole dei propri limiti culturali, affidandosi totalmente a Dio e alla fede, rinnovò dal profondo la vita spirituale del villaggio di Ars dove era stato mandato come parroco. Con il suo esempio di vita ascetica e la profonda convinzione di essere uno strumento di Dio, divenne l’esempio di ciò che predicava; qualità che, come abbiamo visto, deve essere presente nella guida.
Il paesino di Ars (allora di appena 230 abitanti) divenne meta di pellegrinaggio mentre Vianney era ancora in vita; proprio com’era avvenuto in precedenza per tanti altri luoghi abitati da santi (San Marino, Sant’Antonio Abate…), e come avverrà più tardi con Padre Pio e altri ancora.
La guida religiosa è quindi un magnete; attira le persone, che sentono di poter ricevere qualcosa da lui o da lei: sentendolo parlare, seguendolo, vivendo come vive lui. È una persona che trasforma le vite degli altri, indicando loro come vincere la guerra più grande, quella contro se stessi.
In ambito religioso quindi la guida è colui che fornisce un esempio di vita spirituale, qualunque sia la sua religione o filosofia di vita; è colui che propone una meta elevata come obiettivo.

Dove andare?
Ognuno di noi è per certi versi una guida, almeno in potenza. Ad esempio è ben noto che gran parte degli Italiani è in grado di definire la migliore formazione che permetterà alla Nazionale di calcio di vincere il campionato del mondo, o come si chiama oggi, e pare che l’unico che non conosca la formazione vincente sia proprio il CT in carica; molti tra questi sanno anche come allocare le risorse finanziarie dello Stato per risolverne i problemi di bilancio; un notevole numero di nostri connazionali sa anche come porre un freno alla corruzione e alla criminalità (per i pochi che non lo sanno: basta costruire un gran numero di carceri e lasciarci dentro, a vita, i rei…).
Il punto è che esiste un enorme divario tra concepire una soluzione e attuarla. La guida è proprio colui che riesce a riempire questo divario, ispirando e coinvolgendo altre persone, indicando il modo e mostrandone la realizzazione potenziale.
Oggi, in questa confusione, c’è un bisogno estremo di qualcuno che indichi una direzione, e ciò sia in campo politico che spirituale. Ma prima spirituale che politico. 
Anni fa il fondatore dell’UPF propose la creazione di una «camera delle religioni» all’ONU. Qualcosa si mosse e si sta ancora muovendo, ma nella situazione in cui siamo, non si possono aspettare i tempi biblici delle organizzazioni internazionali; soprattutto considerando che in esse operano delle forze potenti che remano contro qualsiasi attività che abbia un qualche aspetto morale o spirituale. 
Se esaminiamo la situazione della cura della famiglia a livello europeo e anche italiano, vediamo che la tendenza è la stessa: distruggere la famiglia naturale in favore di una famiglia «diversa», cioè di una non-famiglia. 

Alla ricerca di una guida
È inutile che ripeta qui ciò che ho già scritto in passato, e che molti pensano, sul fatto che la famiglia naturale sia non solo fondamentale, ma addirittura imprescindibile per una società sana. Ciò che intendo invece sostenere in modo più chiaro in questa sede è proprio l’importanza che a livello nazionale, o addirittura continentale, sorga una persona in ambito religioso, che catalizzi coloro che più sentono l’urgenza e la drammaticità di questa situazione.
Intendiamoci: ci sono molte persone che lo fanno a livello individuale o a livello della propria religione, ma gli sforzi separati poco possono in una situazione così drammatica. Nella seconda guerra mondiale gli Stati Uniti si allearono con la detestata Unione Sovietica per schiacciare il nazismo: ci sono situazioni in cui bisogna chiedersi qual è il bene più grande, perseguirlo e poi pensare al resto. In quel caso il bene comune più grande era sconfiggere il nazismo, e Stati Uniti e URSS agirono di conseguenza, e la nostra situazione è di questo tipo.
Ora, le religioni hanno tanti punti diversi tra loro, non possiamo nascondercelo. Anche per quanto riguarda la concezione della famiglia. Ma io sono sicuro che una vera guida spirituale, indipendentemente da quella che sia la sua religione, riuscirebbe a catalizzare tutti coloro – e sono la maggioranza – che hanno a cuore la sopravvivenza della famiglia e della società. Sarebbe in grado di identificare alcuni punti base attorno ai quali riunire l’azione di tutte le religioni, superando le straordinarie resistenze che incontrerebbe a tutti i livelli.
L’azione non è più rinviabile; il tempo perché una tale guida sorga è adesso, una guida – un catalizzatore – che riunisca le mille e mille iniziative separate dando loro la forza di un unico fronte che, essendo interreligioso, renda vana l’accusa di confessionalità che è rivolta oggi a tutti coloro che perseguono questo fine.
Anni fa in un convegno, parlando della necessità della cooperazione interreligiosa, spiegai la situazione difficile in cui già allora si trovava la famiglia e parlai della necessità dell’unione tra le religioni per porre fine a questo declino. 
Paragonai la situazione di divisione tra le religioni a quella di un gruppo di naufraghi che si trovano su una scialuppa con una falla, e invece di darsi da fare a svuotarla dell’acqua che continua a entrare, si attardano a spiegare l’uno all’altro perché sarebbe meglio usare un secchio di un certo colore piuttosto che di un altro.
Oggi, a distanza di quasi venti anni da quel convegno, vedo che la situazione è rimasta immutata. Ogni guida religiosa fa la propria predica, seguita estaticamente dai propri seguaci, nell’indifferenza di tutti gli altri. E la barca continua a riempirsi d’acqua.


Per questo affermo che l’azione non è rinviabile, e che tutti, indipendentemente dalla religione personale, dobbiamo pregare perché Dio faccia sorgere, una tale guida; un condottiero spirituale che superi le difficoltà immani dell’unificazione tra le religioni per la difesa della famiglia.

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