9 ottobre 2012

Matrimonio Sotto Assedio

di Giorgio Gasperoni
In tutto il mondo i vincoli matrimoniali stanno diventando sempre meno resistenti. Anche se i sondaggi mostrano che i giovani continuano ad aspirare al matrimonio, c’è stata una svalutazione generale dell’importanza del matrimonio e del suo necessario collegamento con l’amore, il sesso e la procreazione. I matrimoni durano di meno quando la cultura più grande non li considera più degni di una speciale posizione, protezione e autorità.
Negli Stati Uniti i ricercatori hanno constatato che il matrimonio si è ridotto ad un “rapporto di coppia”, destinato principalmente alla gratificazione emotiva e sessuale di ciascun adulto.” Gli americani sono diventati meno propensi a sposarsi, quelli che di fatto si sposano hanno matrimoni meno felici, e i matrimoni hanno molta più probabilità di spezzarsi. I frammenti della cultura del matrimonio includono il divorzio, i genitori singoli e i rapporti di convivenza. Quelli che soffrono più di tutti per queste tendenze sono i bambini.

Il Valore del Matrimonio 
Il matrimonio è uno dei rapporti umani più altamente stimato e uno scopo centrale della vita. La maggior parte delle persone vuole per se stessa e per i propri figli un matrimonio buono e duraturo, perché il matrimonio svolge un ruolo importante nella loro ricerca di significato, felicità e realizzazione.
Il matrimonio segna il nostro destino fondamentale, cioè trovare significato e valore nell’amore. Naturalmente il matrimonio ha delle funzioni sociali, economiche e biologiche, accompagnate da relativi doveri e responsabilità. È l’istituzione più fondamentale e universale, che porta la responsabilità centrale di allevare i figli e prendersi cura dei membri della famiglia. I ricercatori affermano: “Praticamente in ogni società che è stata oggetto di studio degli storici o degli antropologi, troviamo... il matrimonio.” Poiché il matrimonio ha dimensioni emotive, sociali e procreative, nella maggior parte delle società implica un contratto. Spesso il matrimonio segna il rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Nelle tradizioni culturali il matrimonio non è una questione individuale perché fonde insieme la discendenze di due famiglie. Attraverso il matrimonio, le persone contraggono degli obblighi nei confronti di una comunità e di un insieme di parenti. Il matrimonio determina la posizione verticale e orizzontale di una persona nel contesto sociale.

È sempre più evidente che i matrimoni sani e duraturi portano tanti altri benefici al marito, alla moglie e ai figli. Le persone sposate sono più sane di quelle non sposate, hanno meno malattie e quando si ammalano spesso guariscono più in fretta di quelle che non hanno un partner che le sostiene. Inoltre le persone sposate godono di una maggiore salute psicologica, hanno una percentuale più bassa di depressione e riportano livelli di felicità personale più alti di quelli della popolazione in generale.   
Le coppie sposate hanno una maggiore sicurezza economica delle persone singole, sono capaci di gestire meglio gli alti e bassi della vita e sono più produttive sul posto di lavoro.
La saggezza tradizionale riconosce il valore del matrimonio. Lo statista americano del 18° secolo, Benjamin Franklin, fece la seguente dichiarazione riguardo il matrimonio: “Un uomo singolo è ben lungi dall’avere il valore che avrebbe in quello stato di unione. È un animale incompleto. Assomiglia alla metà di un paio di forbici. Se prendete una moglie sana ed avveduta, la vostra operosità nella professione, unita alla sua parsimonia, saranno una fortuna sufficiente.
Inoltre, i figli di genitori sposati hanno una maggiore possibilità di diventare felici e avere successo da adulti con un proprio matrimonio stabile. “Un nucleo famigliare composto dal padre, dalla madre e dai loro figli. è ancor oggi la miglior garanzia di successo per un bambino,” secondo le parole di un sociologo.
 La qualità del matrimonio dipende dalla base del carattere che lo sposo e la sposa portano nella loro unione e dalla loro continua crescita nel cuore e nel carattere come sposi e genitori. Inoltre le qualità del cuore e del carattere coltivate nella famiglia hanno un impatto su ogni aspetto dell’impegno sociale di una persona. Perciò le comunità e le nazioni traggono beneficio da matrimoni e famiglie sani.
Alla luce dell’importanza centrale del matrimonio, è opportuno considerare qual è il modo migliore per preparare i giovani al matrimonio e creare una cultura che sostiene il matrimonio.

La relazione di coppia.
Una sfida per la famiglia: Rapporto Famiglia Cisf 2011


Breve estratto del rapporto  22/03/2012
La coppia sta diventando una alternativa alla famiglia?
Il nuovo Rapporto Cisf 2011 sulla famiglia italiana ha voluto verificare l’ipotesi, sostenuta da un’opinione oggi molto diffusa, circa il fatto che la coppia stia diventando una sfida per la famiglia nel senso di costituire sempre di più un modo di vita alternativo alla famiglia. L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana (4053 interviste), nella quale risulta che il 50,5% vive in coppia.
Se si sta ai dati strutturali socio-demografici, che sono anche quelli su cui si basano le analisi dell’Istat, sembra che l’ipotesi sia confermata, in quanto cresce il numero delle coppie non sposate, aumentano le coppie senza figli o con un solo figlio, e in generale le famiglie si restringono di numero, si privatizzano sempre di più e la famiglia vede diminuire il suo valore pubblico, sociale, istituzionale.

Ma questa descrizione può risultare fuorviante, in quanto è piuttosto vero che nella popolazione c’è una divaricazione, uno split, fra le coppie che vanno nella suddetta direzione - diventando sempre più liquide, fragili e bisognose di aiuti dall’esterno -, e le coppie che invece mantengono e rinnovano il loro progetto di vita in comune, puntano sulla stabilità e i figli, sentono il valore sociale della famiglia.

Quali sono i principali tipi di coppie oggi in Italia?
La ricerca ha evidenziato una forte differenziazione fra i tipi di coppie. Per semplificare, emergono due tipi ben caratterizzati: le coppie relazionali e le coppie postmoderne. L’indagine descrive in modo analitico le caratteristiche di queste coppie, la loro influenza sui differenti tipi di famiglia che ne conseguono e gli effetti sulla società.
In breve, la coppia tradizionale sente e accetta i condizionamenti del mondo vitale che segnano le distinzioni fra i modi accettabili e non accettabili di fare famiglia. La coppia postmoderna, invece, rende più indifferente il suo mondo vitale, nel senso che, diventando più permissiva, rifiuta di fare distinzioni fra i modi di fare famiglia e accetta un pluralismo indifferenziato dei modi di fare coppia.
Il fatto di aprirsi al mondo dei possibili dovrebbe condurre la coppia a possedere una riflessività più relazionale come coppia, ma non e cosi. Mentre la coppia tradizionale ha una riflessività che, pur essendo maggiormente dipendente dal contesto locale, ha una certa solidità e coerenza, la coppia postmoderna va incontro ad una riflessività fratturata o impedita.

La crisi della coppia modifica il ‘genoma familiare’.

Per la stragrande maggioranza della popolazione, l’ideale della famiglia rimane attraente e costituisce ancora il punto di riferimento di una vita felice.
Ma il punto è che cresce la tendenza a intendere questo ideale in modo sempre più soggettivo.
Di conseguenza, la crisi della famiglia appare sempre di più come originata dal modo privatistico e soggettivizzato, al limite narcisistico, di intendere e di vivere la coppia.
Tuttavia proprio in questo processo si rivela il fatto che la famiglia si forma ed esiste laddove riesce a esprimersi il suo genoma originario, cioè il fatto che la famiglia si qualifica rispetto a tutte le altre forme sociali per essere l’espressione di una relazionalità basata sul dono, la reciprocità, la sessualità di coppia e la sua generatività vissute insieme.
È chiaro che, se il genoma familiare viene modificato su grande scala, tutta la società va incontro ad un processo storico di morfogenesi senza precedenti, il che vorrebbe dire in pratica la mancanza di figli (mancherebbe il ricambio fra le generazioni) e l’avvento di forme sempre più deboli e fragili di famiglie, bisognose di assistenza più che essere fonte di capitale sociale e umano per uno sviluppo equilibrato e sostenibile.
 

Dove va la coppia italiana?
Il Rapporto affronta questo interrogativo in modo originale ponendo per la prima volta una questione di grande portata: cioè il fatto che il senso e il futuro della coppia dipende dal tipo e dal grado di riflessività dei partner e della relazione di coppia.  Diminuiscono le forme di riflessività che hanno caratterizzato il passato, cioè sia la riflessività comunicativa di chi affronta la relazione consultandosi con altre persone significative, sia la riflessività autonoma di chi decide per proprio conto, in totale autonomia.
Aumentano le forme di riflessività che sono dette fratturate e impedite, perché sono caratterizzate dalla incapacità di decidere (non si sa se sposarsi o no, se avere figli o no, ecc.) o dal blocco totale della riflessività (quando si dice: non ci posso neppure pensare).
La coppia italiana è caratterizzata da un deficit strutturale di capacità riflessiva, quella che guarda al bene della relazione di coppia come un bene in sé da cui dipendono i beni relazionali della intera famiglia (la fiducia reciproca, il senso della comprensione profonda dell’altro, il donarsi reciproco, l’essere felici quando gli altri sono felici, sentirsi in debito piuttosto che sempre in credito con gli altri, ecc.).
Per questo motivo, sul piano della cultura e della formazione, il Rapporto raccomanda di orientarsi ad aumentare la capacità meta-riflessiva della coppia italiana. Si tratta di far crescere la capacità delle persone di realizzare un ‘Noi’ (la We-relation della coppia) in cui ciascuno realizzi la propria autenticità, cioè senta di essere autenticamente se stesso, e nel medesimo tempo si prenda cura della relazione come bene da cui dipendono non solo i beni di ciascun familiare, genitori e figli innanzitutto, ma anche i beni della comunità intorno.

La coppia qualifica ancora il famigliare, in Italia
Secondo i risultati della più recente indagine Istat Multiscopo sulle Famiglie, le coppie, con o senza figli, rappresentano oggi l’87% degli oltre 17 milioni di nuclei familiari; tra questi, 9.581 (il 56% dei nuclei) sono le coppie con figli mentre solo 5.272 (il 31%) quelle che risultano senza figli. Il 97% delle coppie vive in famiglie mononucleari. In generale, la presenza dei figli costituisce l’elemento caratterizzante la formazione e/o l’esistenza del 65% delle coppie. I figli rappresentano anche la principale caratteristica distintiva del differenziale rispetto allo stato civile dei partner: la proporzione di coppie non coniugate tra quelle senza figli è quasi doppia (7,6%) dell’analoga proporzione tra le coppie con figli. In complesso, sono oltre 45 milioni (il 76%) gli italiani che vivono in nuclei familiari basati sulla coppia: di questi, quasi 16 milioni vi stanno in qualità di figli.
(G. Blangiardo, S. Rimoldi, p. 63)

Se ci sono i figli, ci si occupa di più "anche" del sociale (1)
La presenza di figli e, in parte, l’età permetterebbero dunque di assumere uno sguardo più aperto al mondo e più progettuale. Le famiglie con figli e quelle stabili nel tempo sembrano dunque costituire potenzialmente un vero e proprio «capitale» per la società: ricordiamo, infatti, che l’esito della generatività, a differenza della semplice soddisfazione, segnala una capacità della coppia di uscire dall’autoreferenzialità e di divenire risorsa non solo per la famiglia, ma per la società nel suo insieme.
(R. Iafrate, p. 114)

Nessun commento:

Posta un commento