10 febbraio 2007

Una nuova etica per un nuovo secolo

Discorso fatto nel 2000 all'ONU
Oscar Arias, Presidente Emerito del Costa Rica

Amici miei, siamo qui questa mattina per analizzare la direzione nella quale il mondo sta andando, e quello che noi possiamo fare per incoraggiare l’espandersi si una cultura di pace. Non è una coincidenza che ci siamo riuniti alle Nazioni Unite per parlare di questi temi. Questa istituzione venerabile ha sempre avuto al cuore della sua missione, l’espansione della pace e la cooperazione in tutto il mondo. Oggi, 55 anni dopo che l’ONU è stato fondato, cosa sta facendo sulla pace e l’organizzazione del mondo? E’ mia opinione, cari amici, che il mondo non ha prestato attenzione alle vere sfide con cui le nazioni povere si devono confrontare. A meno che questo non cambi il mondo non realizzerà la pace, la sicurezza o la solidarietà. E’ veramente angosciante notare che le democrazie ricche e potenti di oggi, quelle a cui il mondo nella maggior parte dei casi vorrebbe trovare una giusta leadership, stanno troppo frequentemente a pensare in termini della propria sicurezza nazionale, piuttosto della sicurezza umana. La “sicurezza umana” ha molte definizioni, ma può essere identificata più facilmente dove essa è assente. Analfabetismo, povertà, ineguaglianza, repressione militare, degradazione ambientale e malattie sono i marchi di garanzia molto comuni nella mancanza di sicurezza umana nel nostro mondo. E qual è la risposta delle nazioni sviluppate a queste angosce? Troppo spesso è una decisione antiquata, riflessiva e difensiva a continuare la costruzione di difese militare, la costruzione di muri contro l’immigrazione illegale e proteggere gli interessi nazionali chiudendo le porte ad un commercio alla pari con le nazioni povere. Mi rivolgo soprattutto a quelli di voi provenienti dal Nord America e l’Europa, e vi dico: se non abbattete i muri attorno ai vostri mercati e permettete alle esportazioni dei paesi poveri di essere venduti ad essere vendute a prezzi competitivi, i vostri confini continueranno ad essere violati da centinaia di migliaia di immigranti ogni anno provenienti da questi stessi paesi poveri. A meno che voi non fermiate la vendita di armi a dittatori spietati e regimi fondati sul genocidio, i vostri paesi continueranno ad essere inondati dai rifugiati, e quelli che si spostano dai conflitti territoriali, voi fate poco per fermarli. A meno che voi non cominciate a dirigere i vostri aiuti verso le nazioni poveri a seconda delle necessità dei paesi poveri piuttosto che dei vostri interessi strategici, non ci sarà la pace nel mondo. Parliamo sul commercio. I paesi che producono quello che non consumano e consumano quello che non producono sono condannati ad esseri commercianti. In Costa Rica, produciamo caffè, banane e zucchero, e consumiamo computer, automobili e telefoni cellulari. Siccome così tanti dei paesi poveri del mondo sono anche dei piccoli paesi, sono tutti nella stessa barca. Non è fattibile oggi per una nazione di due, tre o cinque milioni di persone produrre tutto di cui ha bisogno la propria popolazione. Essi devono commerciare. I paesi industrializzati spendono circa $370 miliardi di dollari all’anno in sussidi ai propri coltivatori non dando così ai coltivatori dei paesi poveri alcuna possibilità di riuscire ad inserirsi nel mercato mondiale. Liberi accordi commerciali come NAFTA sono limitati ad alcuni paesi e sono appoggiati equivocamente da leader che parlano del pericolo del mercato libero senza analizzare i benefici che ne deriverebbero. Non solo i paesi industrializzati hanno bisogno di aprire i loro mercati al mondo in via di sviluppo, ma il commercio totale deve prendere in considerazione il fattore umano. Ciò di cui il mondo in via di sviluppo ha bisogno dalle nazioni industrializzate è un commercio che sia libero e responsabile. Non stiamo chiedendo la solidarietà. E’ per un miglior interesse del Nord America e dell’Europa incentivare la crescita economica nei paesi poveri dell’America Latina, Asia e Africa, se esse vogliono arginare la marea dell’immigrazione illegale e reprimere la violenza in quelle aree che minacciano la sicurezza globale. Fino a che i paesi poveri non potranno esportare i loro prodotti continueranno ad esportare la loro gente. Nel rapporto del Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan “We, the peoples” egli afferma: “I conflitti sono molto frequenti nei paesi poveri, specialmente quelli che sono mal governati e dove ci sono ineguaglianze acute tra gruppi etnici o religiosi. Il modo migliore di impedire questi conflitti è promuovere lo sviluppo economico, sano ed equilibrato, combinato con i Diritti Umani, i diritti delle minoranze e accordi politici nei quali sono rappresentati equamente tutti i gruppi. Pure i trasferimenti illeciti di armi, soldi o le risorse naturali devono essere fatti alla luce del sole”. Cari amici, questo è il nocciolo del problema. La sicurezza umana è la sicurezza nazionale. Perché, quando le persone hanno fame e vedono solo l’ingustizia e la corruzione, il risultato è la violenza. J. F. Kennedy disse: “Coloro che ritengono la rivoluzione pacifica impossibile, renderanno diventare la rivoluzione violenta inevitabile”. L’aspetto triste di tutto ciò, non è solo il fatto che molte nazioni industrializzate rifiutano di aiutare la realizzazione di una rivoluzione pacifica con un commercio più libero e con l’obiettivo di dare aiuti per l’istruzione per l’istruzione, la salute e lo sviluppo, ma purtroppo stanno davvero contribuendo alla violenza vendendo armi a governi che perpetuano la pulizia etnica e che reprimono la loro gente e fanno sparire i dissidenti interni. Io dico che il mondo si immetterà sul sentiero della pace solo quando le nazioni che esportano armi accettino un codice di condotta nel fare questo. Devono rifiutarsi di vendere armi a governi che non rispettino la democrazia, che perpetrano vistose violazioni dei Diritti Umani e quando prendo parte in aggressioni armate in violazione della legge internazionale. Questi sono alcuni dei provvedimenti del Codice Internazionale di Condotta sul trasferimento delle armi che io e altri 18 Premi Nobel per la Pace stiamo proponendo ai leader mondiali. Se sceglieranno oppure no di mostrare una vera leadership è firmare il codice, ciò avrà un grande significato su come si svilupperanno nel futuro i conflitti armati nel mondo. Non è solo il fatto che i regimi repressivi uccidano la loro gente, ma i bilanci militari in continuo aumento di molto piccoli paesi poveri stanno depauperando la loro gente dei fondi necessari per l’istruzione, la salute e lo sviluppo umano. Invece di offrire una leadership morale ed autorevole su questo fronte, gli Stati Uniti sono vicini al limite di infiammare una nuova corsa agli armamenti ancor più pericolosa con il proposito di costruire il loro sistema di Difesa Missilistico Nazionale. Se questo sistema fosse messo in atto sarebbe chiaro che la Cina e la Russia riempirebbero il loro arsenali nucleari e l’India e il Pakistan farebbero la stessa cosa. Il mondo, oggi, ha bisogno di molte cose, all’inizio di questo ventunesimo secolo. Una rinnovata corsa agli armamenti non è ciò di cui abbiamo bisogno. Di cosa il mondo ha bisogno è un cambiamento nelle priorità; la consapevolezza che un sempre maggior numero di missili non sono la risposta alla mancanza della sicurezza umana con cui ci confrontiamo oggi giorno. Il mondo deve rendersi conto che i mercati globali e le comunicazioni globali significano anche responsabilità globale. Politiche e strategie miopi, non sono più possibili in quest’era dell’informazioni. Dobbiamo fare in modo che quest’era sia un era sia di conoscenza che di informazione. Le informazione, dove le soluzioni politiche sono ben analizzate, considerando le implicazioni a lungo termine, e non solo gli interessi strategici a breve termine. Di cosa abbiamo bisogno cari amici; è un mondo con più solidarietà e meno individualismo; più onesta e trasparenza e meno corruzione e ipocrisia; più fiducia fra tutti e meno cinismo; più compassione e meno egoismo; in breve abbiamo bisogno di più amore. Elie Wiesel, ha detto:”l’opposto dell’amore non è l’odio ma è l’indifferenza”, l’indifferenza è un grande pericolo del nostro tempo, quando abbiamo così tante informazioni ed una così piccola energia per prenderci cura della situazione. Ma il servizio pubblico evidenziando una giusta etica che ho appena descritto, potrebbe sembrare irrealistico e non reale, ma è l’unica risposta alle sfide della globalizzazione. Se il mondo è disposto ad abbracciare questa etica, il mondo avrà pace. Altrimenti saremo condannati a ripetere i cicli di povertà, disperazione, guerra e conflitti del passato. La scelta è nostra.

Nessun commento:

Posta un commento