12 Ottobre 2013, Bologna
di Elena Chirulli
Bologna, alchimia di arte e cultura, ha ospitato l’annuale appuntamento dell’Assemblea Nazionale UPF Italia.
La giornata, ricca di interventi e di spunti di riflessione, ha accolto i partecipanti all’Hotel Mercure con un seminario dal titolo “EDUCARE ALLA PACE - Società Civile e Buona Governance”, in linea con il tema lanciato quest’anno dalle Nazioni Unite, in occasione della Giornata Internazionale per la Pace. “Ogni popolo ha il governo che si merita” è la frase scandita da Bertrand Russell, oggi più che mai attuale che sottolinea l’importanza della partecipazione attiva della cittadinanza alla costruzione di nuove regole e rapporti politico-sociali. Particolare attenzione è stata data ai pensieri, ai valori, ai desideri che guidano le persone e le loro azioni. Fin dalla prime battute è emerso cha la formazione stessa deriva non solo dal contesto familiare in cui si vive, ma anche da quello scolastico, lavorativo, dalla sinergia con le istituzioni ed i mezzi di informazione. È un processo di crescita fin alla maturità che non riguarda il singolo, ma bensì, l’intera collettività tesa alla ricerca di persone consapevoli e responsabili capaci di educare le nuove generazioni ad una nuova visione, più attenta ai bisogni della società, ma anche più etica e più morale.di Elena Chirulli
Bologna, alchimia di arte e cultura, ha ospitato l’annuale appuntamento dell’Assemblea Nazionale UPF Italia.
Giorgio Gasperoni, direttore responsabile di “Voci di Pace”, organo editoriale dell’UPF italiana, ha più volte sottolineato durante il suo intervento quanto sia importante la costruzione del carattere attraverso il “Service Learning”, già attivo nelle scuole americane. Il Service Learning è un metodo con cui i giovani apprendono e sperimentano attraverso programmi organizzati atti a capire il bisogno di tutti. Questo modello educativo dà la possibilità di sviluppare nuove abilità accademiche a cui abbinare una riflessione finale. Il carattere coinvolge e determina la qualità della vita e nel raggiungimento della sua maturità diventa capace di nuove relazioni improntate sul vero amore, un sentimento di empatia verso il bisogno dell’altro, capace di dare un contributo alla società.
Soprattutto i giovani hanno però la necessità di abbinare la pratica alla teoria, torna quindi il collegamento al Service Learning che ci permette di essere non solo relatori morali ma anche attori morali, capaci cioè di creare azioni concrete per il bene comune. Dobbiamo trovare un equilibrio tra lo scopo dell’insieme e lo scopo personale.
L’antropologa Margaret Mead affermava “Non dubitate mai che un piccolo gruppo di cittadini impegnati, consapevoli può cambiare il mondo. Invero, è l’unica cosa che l’abbia mai fatto”.
L’UPF stessa nasce proprio con l’intento di proporre attraverso una visione ricca di speranza, il risveglio delle qualità migliori riposte nel cuore di ogni uomo e dei principi fondanti di ogni suo organismo sociale.
Anche la Senatrice Albertina Soliani, nella relazione successiva espone come la “responsabilità collettiva” abbia un ruolo importante ed attuale nella società. Durante il seminario ha fatto presente che l’educazione alla pace nasce anche dalla sinergia che si viene a creare tra la scuola e le istituzioni. È la presa di coscienza che porta alla responsabilità etica, in cui una generazione trasferisce all’altra il senso del futuro attraverso la conoscenza. La società civile perciò è il presidio di una buona governance. Le istituzioni e la politica vanno stimolate perché sono il punto di partenza per far crescere persone, nazioni, coscienze attente ai bisogni di tutti, responsabili verso loro stesse e gli altri. I primi canali sono l’individuo e il pensiero critico, entrambi fondamentali per la formazione di un percorso di pace. La relazione ha toccato poi esempi di impegno civile quali la Rosa Bianca che sacrificando le vite dei propri affiliati ha saputo opporsi agli orrori della guerra. La senatrice ha concluso il suo intervento con l’invito alla società civile a battersi contro l’indifferenza cercando di imparare la vera democrazia e dichiarando che la vera rivoluzione è cambiare noi stessi, per investire e rendere questo mondo migliore.
Giuseppe Malpeli, docente al Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia, esordendo con la frase “cambiare noi stessi apparentemente può sembrare un sacrificio, ma in realtà è qualcosa che va a nostro vantaggio” si è ricollegato alla tematica puntando molto sull’educazione dei ragazzi. Sottolineando l’importanza di lavorare contro il pregiudizio e le etichette ha evidenziato quale peso possano avere le parole nella relazione con gli altri, quanto cioè possano ferire o educare. Con un accenno alla preghiera birmana che tradizionalmente libera alcuni uccellini dalla gabbia, il relatore ha sottolineato l’importanza della trasmissione dei valori attraverso la quotidianità e di come soprattutto i giovani prendano esempio da tutto ciò. I bambini non sono “nostri”, gli adulti hanno il dovere di educarli mantenendo viva la relazione che fin dalla nascita loro hanno con la famiglia, la società, il mondo. Nasce così il bisogno da parte dei ragazzi di sapere, di esplorare, di riconoscere quanto la propria madre abbia “sentito” loro fin dal concepimento. È questo armonioso coinvolgimento di sentimenti e relazioni che crea il carattere di una persona. Abbiamo il dovere di “formare” che è un concetto ben più ampio e complesso dell’“informare”.
Nella seconda sessione del seminario abbiamo ascoltato l’intervento di Antonio Stango, Segretario Generale del Comitato Italiano Helsinki per i Diritti Umani che subito ha posto all’assemblea il quesito su cosa si potesse intendere per società civile. Infatti, la riorganizzazione sociale non è necessariamente positiva, basti pensare ad esempi quali il KKK. Per essere efficace deve volere il “bene della società” “Non esiste la pace senza i diritti umani” ha affermato il relatore ribadendo che senza diritti e rispetto ci può essere solo un’assenza di guerra temporanea che può sfociare solo in nuove conflittualità.
Viviamo in un mondo in cui gli strumenti di comunicazione ci propinano notizie di continuo, soprattutto i social network e i nuovi media. Il problema risiede nel fatto che i mezzi di comunicazione sono diversi dai “vecchi” giornali cartacei, capaci di mediare le informazioni, far riflettere su un fatto o avvenimento. Facebook stesso, secondo Stango, è una miniera di news che a ritmo incessante ci sforna frammenti di notizie. La facilità della divulgazione dell’informazione ha portato ad una enorme deresponsabilizzazione.
Tra gli interventi c’è stata anche la relazione di Gabriella Mieli, vicepresidente WFWP Italia, che presentando la Federazione ha ribadito la proficua collaborazione con l’UPF. Ampio spazio è stato dato alla relazione sull’incontro internazionale svoltosi a Londra alla Camera dei Lord dal 7 al 10 ottobre u.s. che ha visto donne provenienti da ogni nazionalità unite nell’intento comune di lavorare per la pace attraverso il ruolo della donna nella famiglia e nella società.
Tra i giovani collaboratori dell’UPF abbiamo avuto il piacere di ascoltare l’intervento di Hi-Seung D’Alberti, coordinatore nazionale dell’UPF Giovani e di Wesam El Husseiny. Hi-Seung, studente della facoltà di Scienze Politiche, ricollegandosi alla frase chiave “ogni popolo ha il governo che si merita” ha sostenuto che non dobbiamo “adagiarci” in attesa di un cambiamento repentino a nome di un buon politico in carriera. I politici stessi alla fine vengono dalla società di cui facciamo parte anche noi. “Ciò che ho imparato studiando scienze politiche tra la Repubblica Ceca e l’Italia è che non possiamo aspettare che arrivi un politico solo per cambiare la nazione. Il problema è che la società civile, tante volte, non sa quello che vuole. Che misure, che passi concreti dobbiamo fare affinché ci sia un cambiamento?”. Dopo aver espresso il suo punto di vista, Hi-Seung ha ribadito che dobbiamo puntare innanzitutto sull’educazione, affinché la società civile abbia una presa di coscienza e di responsabilità concreta.
A conclusione della mattinata l’intervento di Wesam: l’armonia, la solidarietà e il rispetto sono fondamentali per educare alla pace. Per arrivare ai giovani è utile passare dalla teoria alla pratica, coinvolgendoli in attività di volontariato e in progetti concreti in cui possano sentirsi partecipi. Essendo impegnata socialmente nel suo comune, ha presentato le proposte attivate dalla sua amministrazione: lo sportello del volontariato e la giornata dedicata al miglioramento della città attraverso opere socialmente utili, evento a cui partecipa attivamente tutta la cittadinanza.
I lavori si sono conclusi con l’intervento del Presidente UPF Italia Giuseppe Calì che ha dichiarato: “L’UPF non mira ad essere una organizzazione teorica, alcune delle nostre conferenze hanno mosso veramente le cose. Il punto di partenza è una parola chiave: il coraggio della partecipazione”.
Di seguito ha riportato l’esempio di come possa essere incisivo ed efficace vivere le notizie in prima persona partecipando ad eventi o incontrando personalmente situazioni e persone anziché ricevere le informazioni da terzi o dai media. “Andare di persona a parlare ed incontrare le famiglie palestinesi, ascoltando le loro opinioni e difficoltà, è molto diverso dal vedere qualcosa al telegiornale”. La formazione dei giovani parte proprio da queste esperienze dirette, ha continuato Calì, affermando poi: “L’UPF vorrebbe essere la casa di tutti, essa è un’organizzazione che ha un grandissimo potenziale”.
La seconda parte della giornata è stata dedicata all’Assemblea Nazionale della Universal Peace Federation, a cui hanno partecipato gli associati e tutti coloro che erano desiderosi di dare il loro contributo alle attività future.
Nessun commento:
Posta un commento