8 dicembre 2011

L’influenza positiva della globalizzazione nella riduzione della povertà

Nel valutare le sorti del mondo in via di sviluppo nel corso dello scorso 20 ° secolo, i paesi possono essere approssimativamente suddivisi in due categorie: la Cina e il resto.
È considerato quasi normale lamentarsi sul problema della povertà su scala globale e della mancanza di progressi verso gli Obiettivi dello Sviluppo del Millennio. Ciò che sorprende, però, è che l'obiettivo di dimezzare la povertà globale è stato probabilmente raggiunto tre anni fa, anche se quasi nessuno l’ha evidenziato. Siamo nel periodo più rapido di riduzione della povertà che il mondo abbia mai visto. Il tasso di povertà globale, che era al 25 per cento nel 2005, si sta riducendo di uno o due punti percentuali l'anno, aumentando a circa settanta milioni di persone - la popolazione della Turchia o della Tailandia – che escono dalla miseria ogni anno. Lo sviluppodel progresso umano è di così tale portata che non ha precedenti nella storia, pur rimanendo quasi universalmente non riconosciuto. Le stime ufficiali della povertà globale sono redatte dalla Banca Mondiale e prendono in esame gli ultimi trenta anni. Per la maggior parte di quel periodo, la tendenza è stata una lenta, graduale riduzione. Nel 2005, l'anno della più recente stima ufficiale della povertà globale, il numero di persone che vivevano sotto la soglia della povertà internazionale era di 1,25 dollari al giorno ed era pari a 1,37 miliardi - un miglioramento di mezzo miliardo rispetto ai primi anni ottanta, ma ancora una lunga strada dal sogno di un mondo libero dalla povertà. Oggi, si stima che vi siano circa 820 milioni di persone che vivono con meno di $ 1,25 al giorno. Dietro queste cifre globali si trova però una cupa realtà. Nel valutare le sorti del mondo in via di sviluppo nel corso dello scorso 20° secolo, i paesi possono essere approssimativamente suddivisi in due categorie: la Cina e il resto. La sorprendente inversione economica della Cina - 30 anni fa, solo il 16 per cento della sua popolazione viveva sopra la soglia di povertà, ma dal 2005, solo il 16 per cento si trova sotto di essa –maschera fallimenti altrui.
Escludendo la Cina, l'apparente diminuzione di 500 milioni della povertà globale diventa un aumento di 100 milioni. Nella regione più povera del mondo, l’Africa sub-sahariana, il tasso di povertà è rimasto sopra il 50 per cento per tutto il periodo, che, data la rapida crescita della popolazione della regione, si traduce in un quasi raddoppio del numero dei suoi poveri. Allo stesso tempo, nell’Asia meridionale, nell’America Latina e nell’Europa-Asia Centrale c'erano più poveri nel 2005 di quanti ce ne fossero un quarto di secolo prima. Questo dato deprimente traccia diverse prospettive sulla povertà attuale. La povertà globale è percepita sempre più come una costante, con i poveri tagliati fuori dalla prosperità goduta altrove. Solo un cambiamento radicale dell'attuale ordine mondiale - un sistema alternativo alla globalizzazione o un esercizio di massiccia redistribuzione - potrebbe cambiare questo trend.
Un nuovo studio sulla povertà globale ribalta questo resoconto. Combinando i più recenti dati nazionali dell'indagine sui consumi delle famiglie con gli ultimi dati sulla crescita dei consumi privati, abbiamo delle stime sulla povertà globale che vanno dal 2005 fino ai giorni nostri. La riduzione della povertà sviluppatesi nei primi anni 2000 è stata sostenuta per tutto il decennio, anche durante i pesanti recessi della crisi finanziaria. Oggi, si stima che ci siano circa 820 milioni di persone che vivono con meno di $ 1,25 al giorno. Ciò significa che l'obiettivo primario degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio - di dimezzare il tasso di povertà globale entro il 2015 dai suoi livelli del 1990 - è stato probabilmente raggiunto circa tre anni fa. Mentre c’erano voluti venticinque anni per ridurre la povertà a mezzo miliardo di persone fino al 2005, lo stesso risultato è stato probabilmente ottenuto negli ultimi sei anni. Mai prima d'ora così tante persone sono uscite dalla povertà in un periodo così breve di tempo.
Non è solo la povertà che sta scendendo rapidamente, ma sta avvenendo in tutte le regioni e nella maggior parte dei paesi. Non sorprende che la maggiore riduzione si è verificata in Asia. Non sono, però, solo le economie dinamiche dell'Asia orientale, come la Cina, a ridurre notevolmente la povertà; giganti sud asiatici, tra cui India e Bangladesh, e le economie dell’Asia centrale come l'Uzbekistan hanno fatto passi da gigante. Pure l'Africa subsahariana sta beneficiando di questo progresso. La regione ha abbassato la soglia simbolica di un tasso di povertà che nel 2008 era del 50 per cento: il numero dei suoi poveri ha ripreso a scendere per la prima volta in assoluto.
Questo progresso sorprendente è guidato da una rapida crescita economica in tutte le nazioni in via di sviluppo. Durante gli anni ‘80 e ‘90, la crescita pro capite nei paesi in via di sviluppo era solo dell’1 o 2 per cento l'anno, non abbastanza da incidere seriamente sui livelli di povertà. Intorno al 2003, tuttavia, la crescita nel mondo in via di sviluppo è decollata, con una media del 5 per cento circa pro capite l'anno.
Sul come e il perché la crescita economica sia stata così sostenuta nei paesi in via di sviluppo porta a porsi domande e a ingenerare dibattiti da parte degli economisti che potrebbero durare decenni. Si potevano notare un certo numero di segnali, verso la fine del secolo: un boom negli investimenti a causa dei prezzi delle materie prime; un alto spillover (l'impennata puntuale dei prezzi di alcuni prodotti) di crescita proveniente da grandi economie aperte emergenti che utilizzano catene di fornitura transnazionali. La diversificazione nei nuovi mercati delle esportazioni, dai fiori recisi ai call center, al diffondersi delle nuove tecnologie, in particolare la rapida adozione di telefoni cellulari, l'aumento degli investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture, la cessazione di una serie di conflitti. La maggiore stabilità politica, l'abbandono di strategie di crescita inferiori, come la sostituzione delle importazioni per una maggiore concentrazione sulla salute macroeconomica e il miglioramento della competitività. Questi fattori sono manifestazioni di un insieme di tendenze generali - l'ascesa della globalizzazione, la diffusione del capitalismo e il miglioramento della qualità della governance economica - che insieme hanno permesso alle nazioni in via di sviluppo d’incominciare a convergere su economie avanzate, dopo secoli di povertà cronica.
I paesi poveri che mostrano il maggior successo oggi sono quelli che si stanno coinvolgendo con l'economia globale, facendo in modo che i prezzi di mercato permettano di bilanciare domanda e offerta e di destinare risorse scarse, e perseguire politiche economiche sensibili e strategiche per stimolare gli investimenti, il commercio e creazione di occupazione. E’ questa potente combinazione che fa si che il periodo attuale si sia staccato da una storia di crescita insipida e di povertà ingestibile. La lotta alla povertà è stata a lungo un obiettivo morale e strategico dei governi occidentali. Ma il record degli ultimi anni è stato probabilmente una sorpresa per loro. Ai loro occhi, il destino dei poveri del mondo, in gran parte dipendeva dai progressi su tre fronti: la riduzione del debito, più aiuti e un commercio più libero. Anche se i leader mondiali hanno cercato di dare un sostegno e slancio a queste priorità, i successi hanno avuto difficoltà ad arrivare: mentre più di $ 80 miliardi di debito dei paesi poveri è stato condonato, la maggior parte dei paesi non è riuscito a raggiungere gli obiettivi globali prefissati, e la Doha Development Round si è indebolita presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio(WTO)
Fortunatamente per i poveri del mondo, questa logica si è rivelata errata. Nonostante i progressi su ciascuno dei tre fronti sarebbero stati utili per i paesi in via di sviluppo e per loro capacità di lottare contro la povertà, il significato di ognuno di essi è stato indubbiamente sopravalutato e troppo è stato detto sul senso di responsabilità e di magnanimità dell'Occidente piuttosto su che cosa è stato effettivamente necessario per avviare lo sviluppo.
Adottando una visione a lungo termine della storia, la notevole riduzionedella povertà negli ultimi sei anni rappresenta un precursore di una nuova era. Siamo sulla cuspide di un'epoca di sviluppo di massa, che vedrà il mondo trasformato da un livello basso a un livello medio. Le implicazioni di tale cambiamento saranno di vasta portata, toccando tutto, dalle opportunità di business globale alle pressioni ambientali e le risorse alle nostre istituzioni di governance globale. Fondamentalmente si tratta di una storia di miliardi di persone in tutto il mondo che stanno avendo finalmente la possibilità di costruire una vita migliore per sé e per i loro figli. Dovremmo considerarci fortunati di vivere in un momento straordinario come questo.

Autori: Laurence Chandy e Geoffrey Gertz
Ripreso dal World & I (sett. 2011) con il permesso di: Yale Global Online (yaleglobal.yale.edu)

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