Giuseppe Malpeli ha lasciato un segno indelebile come educatore, ambasciatore di pace e instancabile difensore dei diritti umani. La sua vita è stata un viaggio tra l’Italia e l’Asia, guidato dall’impegno per l’istruzione e dalla dedizione verso i più vulnerabili. Il Peace Forum di UPF Italia ha dedicato un evento speciale alla sua memoria, raccontando l’eredità di un uomo straordinario attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto e apprezzato.
di VittorioPatanella
Oggi rendiamo omaggio a Giuseppe Malpeli, una figura straordinaria che ha dedicato la sua vita alla causa della pace e che purtroppo non è più tra noi. Nell’ambito del ciclo “Essere costruttori di pace”, abbiamo l’onore di accogliere due ospiti d’eccezione: l’onorevole Albertina Soliani e la professoressa Roberta Cardarello dell’Università di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE). Entrambe, avendo avuto il privilegio di conoscerlo, hanno curato la raccolta dei suoi scritti e oggi ci offrono una riflessione sulla sua figura.
Con queste parole, Franco Ravaglioli, vicepresidente della Universal Peace Federation (UPF Italia), ha introdotto il webinar “Giuseppe Malpeli - Sulle strade dell’educazione in Italia e in Asia”, svoltosi lunedì 25 novembre 2024 e organizzato dal Peace Forum di UPF Italia.
La prima relatrice a intervenire, invitata da Maria Gabriella Mieli, responsabile delle relazioni esterne e internazionali di UPF Italia e moderatrice dell’evento, è stata Albertina Soliani, già senatrice ed ex presidente dell’Associazione Parlamentare Amici della Birmania.
“Giuseppe Malpeli è stato un noto insegnante, pedagogista e Ambasciatore di Pace UPF, stimato per il suo impegno nel volontariato internazionale,” ha spiegato Soliani. “Ciò che lo rendeva speciale era la sua profonda empatia e una straordinaria capacità di ascoltare e condividere la sofferenza altrui, qualità alimentate anche dal forte legame con la sorella disabile.”
Malpeli credeva fermamente che l’istruzione fosse la chiave per garantire la dig nità di ogni persona, specialmente di chi viveva in situazioni di disagio. In Asia si dedicò con particolare passione all’istruzione dei più poveri, fondando a Calcutta una scuola serale per i bambini che lavoravano nella discarica della città. Questo istituto, ora parte delle scuole municipali di Calcutta, continua a offrire opportunità educative.
Tra gli episodi più toccanti della sua esperienza, Soliani ha ricordato il legame con Lucky, un ragazzo birmano buddista. “Una sera a Calcutta, sotto una pioggia battente, Giuseppe accolse un gruppo di bambini abbandonati, trovando in Lucky un alleato prezioso nella loro cura. Questa amicizia, profonda e significativa, fu tragicamente interrotta dallo tsunami del 2004.”
Giuseppe, sopravvissuto alla catastrofe, portò le ceneri di Lucky alla madre in Birmania. Lì si trovò a fronteggiare un regime militare oppressivo e a conoscere un paese in stato di prigionia, con la leader democratica Aung San Suu Kyi agli arresti domiciliari.
“Ricordo di aver letto il libro Liberi dalla paura di Aung San Suu Kyi,” ha raccontato Soliani. “Ne parlai con Giuseppe e gli dissi: ‘Cercala, dille che siamo dalla sua parte.’ Da quel momento nacque una storia che invito a scoprire nella raccolta dei suoi scritti.” Soliani ha poi descritto come, in quegli anni, si impegnò politicamente per il Myanmar, visitando il paese insieme a Giuseppe poco prima delle elezioni del 2015, vinte da Aung San Suu Kyi e dal suo popolo. Giuseppe, però, non poté vedere quel momento storico: morì pochi giorni prima, a soli sessant’anni.
Purtroppo, ha concluso Soliani, il Myanmar è di nuovo sotto il giogo dell’oppressione militare, con Aung San Suu Kyi incarcerata.
“Giuseppe possedeva una straordinaria capacità di lavoro e una resistenza fuori dal comune,” ha sottolineato. “Di giorno si dedicava alle attività scolastiche e universitarie, mentre di notte collaborava con l’Asia per costruire libertà, relazioni e percorsi di pace. Nonostante le difficoltà, la sua dedizione alla pace rimase incrollabile.”
Concludendo, Soliani ha affermato: “Giuseppe Malpeli è stato un autentico viandante sul sentiero della pace, capace di mantenere viva la speranza anche nelle circostanze più avverse. Per tutti noi, il suo esempio è un invito a continuare il cammino.”
Prendendo la parola, la professoressa Roberta Cardarello ha esordito ricordando: “Insieme a Giuseppe abbiamo sviluppato attività didattiche e formative per gli insegnanti, che hanno arricchito notevolmente il nostro dipartimento e la facoltà. Nell’ambiente universitario era stimato per la sua generosa creatività, la disponibilità e l’umanità inesauribile, sia nell’innovazione didattica sia nella capacità di creare contesti formativi significativi. È stato una presenza fondamentale, capace di costruire relazioni, facilitare processi complessi e semplificare le difficoltà.”
La docente ha proseguito spiegando come, nei suoi scritti, Giuseppe Malpeli trasmetta con grande chiarezza la sua fiducia nell’umanità, nella scuola come presidio di civiltà e nell’educazione come strumento per valorizzare il potenziale di ogni individuo. Malpeli rifletteva inoltre sulle pratiche formative di numerose università, contribuendo al dibattito pedagogico con osservazioni innovative.
“Un tema ricorrente nei suoi scritti pedagogici,” ha osservato la professoressa, “è l’importanza dell’imprevisto. Attraverso esempi concreti, Giuseppe dimostra come sia possibile educare i bambini accogliendo le sorprese che la realtà scolastica ci presenta e trasformandole in occasioni di crescita. Per lui, questo approccio rappresentava un modo autentico di prestare attenzione ai bambini.”
Nel suo lavoro emergeva con forza la centralità dell’ascolto attivo e l’importanza di riscoprire i principi fondamentali dell’insegnamento. La sua attenzione non si limitava ai bambini della discarica di Calcutta, ma abbracciava ogni contesto educativo, dalla provincia emiliana a realtà più complesse, con un focus particolare su coloro che necessitano di maggiore supporto educativo. Nei suoi scritti, Malpeli sottolineava come un’educazione di qualità, basata sull’ascolto e sull’attenzione ai bisogni dell’infanzia, fosse uno strumento imprescindibile per la costruzione della pace.
Cardarello ha ricordato anche il suo approccio originale con gli studenti universitari: “Giuseppe amava spiazzarli, provocando un senso di meraviglia per stimolare riflessioni più profonde e incoraggiare una riconsiderazione critica delle proprie posizioni.”
Ha inoltre evidenziato che Giuseppe aveva ricevuto la laurea honoris causa dall’Università di Nuova Delhi. “Risulta evidente,” ha osservato, “il legame profondo tra la sua esperienza di volontario internazionale in India e Birmania e la sua pratica di formatore nelle tranquille realtà della provincia italiana.”
“In conclusione, averlo conosciuto e sapere che esistono persone come lui ci aiuta a mantenere viva la speranza in tempi difficili, rafforzando la fiducia nel futuro.”
Riprendendo la parola, Soliani ha ricordato come, nel 2013, riuscirono a portare Aung San Suu Kyi in Italia. La leader birmana visitò Roma, Torino e Bologna, ma l’evento più straordinario si tenne a Parma, dove Giuseppe organizzò un incontro presso l’Auditorium Paganini, che vide la partecipazione di circa mille studenti.
Soliani ha poi sottolineato il legame di Malpeli con le idee di Paolo Freire, in particolare la concezione dell’educazione come processo di coscientizzazione. “Come Freire, Giuseppe era profondamente convinto che la promozione della pace e la costruzione di un futuro migliore per l’umanità passassero necessariamente attraverso l’educazione e la formazione.”
Maria Gabriella Mieli, moderatrice dell’evento, ha aggiunto che Giuseppe Malpeli affrontava la vita con passione e gioia, superando le difficoltà grazie a un innato senso dell’ironia.
“La sua abilità ante litteram,” ha spiegato Cardarello, “si manifestava in un approccio formativo che privilegiava le esperienze pratiche degli insegnanti. Giuseppe evitava le discussioni astratte, concentrandosi invece su ciò che accade realmente nelle aule scolastiche, per comprenderlo a fondo e riflettere sul suo significato.”
Soliani ha condiviso un episodio particolarmente significativo della vita di Giuseppe: durante la sua permanenza a Bangkok, visitò un bordello della città, su invito di un ex ambasciatore thailandese. Lì incontrò bambine vittime di tratta e riuscì a salvarne una, permettendole di tornare nel Laos, suo paese natale. “Quando Giuseppe tornava in Occidente per insegnare, portava con sé una visione straordinariamente ampia e una ricchezza di esperienze che arricchivano ogni sua attività.”
Concludendo l’evento, Carlo Zonato, presidente di UPF Italia, ha ricordato il suo incontro con Malpeli a Monza: “In sua presenza si percepiva un’energia particolare, un’apertura che permetteva una comunicazione autentica e senza barriere.”
Zonato ha espresso un sentito ringraziamento a Soliani e Cardarello per il loro prezioso contributo, sottolineando l’importanza della pubblicazione del libro Giuseppe Malpeli. Sulle strade dell’educazione in Italia e Asia, curato da Roberta Cardarello e Albertina Soliani, edito da Viella e ora disponibile nelle migliori librerie.
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