rielaborato
dall’iniziativa dell’Educazione del Carattere UPF
Il nostro ambiente culturale ed etnico ha un impatto
anche su di noi. Le situazioni sociali o culturali in cui nasciamo
influenzeranno lo sviluppo del nostro carattere. Noi raccogliamo certe
attitudini, credi e abitudini attraverso la nostra cultura. Ereditiamo anche le
limitazioni culturali e il peso dei crimini commessi dal nostro gruppo etnico,
dalla nostra razza o nazione.
Le ingiustizie rivisitano chi ha commesso gli abusi,
in una sorta di effetto boomerang. Gli Stati Uniti, ad esempio, furono fondati
sui principi di libertà ed eguaglianza ma questi principi non furono applicati
ai neri che erano stati portati in America come schiavi. Nel secolo successivo
alla loro indipendenza, il popolo americano dovette pagare un grande prezzo per
l’esistenza della schiavitù attraverso la guerra civile, in cui tanti americani
da entrambi i lati persero la vita. La schiavitù fu abolita ma le tensioni
razziali sono rimaste. Un bianco e un nero che si incontrano per la prima volta
possono avvertire immediatamente una certa tensione, senza alcun motivo
apparente. I bianchi i cui antenati possono non essere stati proprietari di
schiavi o mercanti di schiavi, portano lo stesso la responsabilità del
maltrattamento storico dei neri e dovrebbero fare di tutto per trattarli da
eguali. Se le persone non accettano la responsabilità di riparare le
conseguenze degli abusi passati, il conflitto razziale non sarà superato.
In modo simile i bianchi che vogliono creare
un’amicizia profonda e duratura con le persone in tanti paesi asiatici,
africani e latino americani, devono riconoscere il maltrattamento di quelle
popolazioni da parte delle nazioni bianche durante il periodo coloniale. Se non
riconoscono la loro responsabilità storica, il rapporto non andrà oltre un
certo livello.
La nazione italiana, allo stesso modo, ha percorso
un periodo molto tortuoso prima e dopo l’unificazione del 1861. Credo che gli
italiani devono ancora elaborare bene la propria storia per arrivare ad una
maggiore pacificazione e risoluzione del loro passato per sentirsi, pur nella
diversità, un popolo.
Martin Luther King Jr. faceva parte di un gruppo che
aveva ragione di cercare la vendetta. Tuttavia si dedicò ai valori spirituali e
fu ispirato dall’esempio di Mahatma Gandhi che aveva conquistato la libertà
dell’India dalla Gran Bretagna. Egli applicò il principio della resistenza non
violenta per combattere le ingiustizie razziali negli Stati Uniti.
King si appellò alla coscienza sia dei bianchi che
dei neri. La sete di vendetta violenta era espressa attraverso un altro
preminente leader nero, Malcom X. King disse a lui e ad altri come lui che se
diventavano come i bianchi oppressori, sarebbero stati già sconfitti. King era
anche convinto che la violenza razziale avrebbe distrutto l’integrità sia dei
bianchi che dei neri e si fece promotore della resistenza non violenta come
strategia per restaurare la base per la civiltà e alla fine la bontà. Per lui,
la fede nei valori comuni era più importante del colore della pelle. Attraverso
la sua leadership e il suo esempio di perdono e di amore incondizionato, King
poté muovere il cuore e la coscienza di tanti americani bianchi a riconoscere
il valore innato di ogni essere umano e a riparare i torti che avevano commesso
contro i neri. Il movimento dei diritti civili capeggiato da King riuscì a
conquistare tanti diritti che erano stati negati ai neri americani per secoli.
Come egli disse: “Noi non ci liberiamo
mai di un nemico rispondendo all’odio con l’odio; ci liberiamo di un nemico
liberandoci dell’inimicizia”. King diede l’esempio di amare i bianchi che
erano nella posizione di nemici. Questo aiutò a colmare il divario fra le razze
e aprì la strada per una risoluzione più pacifica dei rapporti razziali.
Nell’accettare il Premio Nobel per la Pace, King affermò: “L’uomo deve
sviluppare per tutti i conflitti umani un metodo che respinge la vendetta,
l’aggressione e la rappresaglia. La base di questo metodo è l’amore.”*
Noi abbiamo la libertà di scegliere di
sviluppare il nostro potenziale per essere pienamente umani. Nel profondo del
nostro cuore, desideriamo essere liberati dai conflitti interiori. Il segreto
di tale libertà è vivere in accordo ai principi universali. Noi siamo dominati
dai conflitti passati. Abbiamo l’opportunità o di trasmettere i problemi o di
trasmettere la loro soluzione. Capire ed applicare i principi della risoluzione
del conflitto ci aiuterà a rompere i modelli di conflitto.
*Martin Luther King, Jr. “Messaggio rivolto in occasione
dell’assegnazione del Premio Nobel per la Pace”, 10 dicembre 1964
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