25 dicembre 2015

Il Natale e la Civiltà dell’Occidente

di Giorgio Gasperoni

La stagione delle vacanze natalizie ha molte tradizioni, alcune antiche, alcune moderne. Da qualche tempo c’è né una paradossale: ogni anno ci sono sempre più denunce, contro il riconoscimento pubblico del Natale come una festa religiosa. Ma sarebbe opportuno, come fa Carson Holloway* chiedersi: che cosa, se non altro, il Natale ha portato come contribuito alla civiltà occidentale che potrebbe guadagnare anche il rispetto dei laici, e quindi avere la loro approvazione come riconoscimento pubblico? Sempre secondo Holloway, si potrebbe pensare al ruolo del Natale nel rilanciare l'economia, ma questo sarebbe superficiale. Il Natale è più antico rispetto alla tradizione degli ultimi decenni, e la civiltà occidentale è molto di più che la società commerciale contemporanea che misura la sua salute in base alla crescita economica annuale. Riflettendo più seriamente si potrebbe pensare al ricco patrimonio di arte e musica che il Natale ha ispirato. Ma è solo questo?

L'arte e la musica di Natale possono essere viste come un contributo alla cultura occidentale. A differenza dalla cultura, il termine "civiltà" (che condivide la radice latina di "cittadino") sembra implicare un quadro giuridico comune, o almeno un insieme condiviso di principi etici riconosciuti pubblicamente. Il Natale, poi, ha dato un contributo importante a un nucleo morale ancora comunemente apprezzato dalla civiltà occidentale? Gesù Cristo rimane anche oggi la figura più influente, e tuttavia più enigmatica, di tutta la storia. Il credere al suo insegnamento e la fede nella sua persona hanno trasformato le vite di generazioni e generazioni dal momento della sua crocefissione, 2000 anni fa. Dopo meno di 400 anni il Cristianesimo diventò la religione ufficiale dell'Impero Romano; per i successivi 1500 anni tutto il pensiero filosofico occidentale è stato influenzato dalla tematica teologica cristiana e altrettanto a lungo ne è stata dominata l'arte. Se la storia di Gesù fosse finita con la crocefissione, la sua vita e il suo insegnamento avrebbero avuto molto meno impatto sul mondo. Fu la sua resurrezione che ispirò i discepoli ad andare a evangelizzare ogni angolo della terra, fino al culmine del martirio. Ma chi, ascoltandoli, sarebbe mai arrivato al punto di cambiare totalmente la sua vita se dietro non ci fosse stato qualcosa di più sostanziale della semplice testimonianza di una persona resuscitata dalla morte? La spiegazione deve essere ricercata nell'insegnamento di Gesù. È lì che si può sentire la realtà vivente di ciò che egli aveva portato al mondo. I suoi insegnamenti rivelano un modo di vivere e un rapporto con Dio e con gli altri totalmente nuovi. È la strada dell'amore incondizionato che ha il potere di trasformare radicalmente la vita di coloro i cui cuori sono disposti ad accoglierlo. Gesù diceva: "Chi ha orecchi, intenda". (Mt. 13:9). L'antica Israele aveva una cultura orale lontana dalle astrazioni e dalla logica del mondo ellenistico. Era una tradizione orale che prendeva le sue origini al tempo di Abramo, una tradizione di cui l'essenza era la storia. L’insegnamento giudaico invece di assumere la logica e l'astrazione della filosofia greca, utilizzava comunemente un linguaggio figurativo e i termini concreti tratti dalla vita di tutti i giorni. La parabola personifica questo tipo d’insegnamento e Gesù, nel suo ministero, ricorreva frequentemente ad essa. Seguendo il suo impulso di classificare le cose, Aristotele aveva definito rigidamente ciò che era una parabola, distinguendola dall'allegoria, dalla massima, dal proverbio, dalla similitudine ecc. Ma nella tradizione giudaica non esistevano simili distinzioni perché la forma poteva essere alterata, ogni qualvolta fosse necessario per chiarire meglio i concetti che si volevano esprimere. Perciò una parabola ebraica poteva contenere una o più forme retoriche e questo miscuglio ha causato molti grattacapi a tutti quegli aristotelici che volevano numerare le parabole di Gesù. Il conto ammonta alle 30/40 parabole nel caso che si voglia restringerle alla semplice forma del racconto, ma si eleva a 80 quando s’includono le similitudini, le massime e altre cose simili. Holloway ci suggerisce che il nucleo etico della Civiltà Occidentale, o almeno un principio chiave dell'occidente da cui si distingue da quello che considerava come barbarie, è il rispetto per la dignità dell'uomo e della singola persona umana. Questo è il principio morale alla base delle caratteristiche istituzionali più evidenti, come lo stato di diritto, il costituzionalismo, governo limitato, e la divisione del potere sociale tra i vari centri di potere. Tutti questi accorgimenti condividono un obiettivo comune: limitare il potere di alcune persone rispetto ad altre, e in particolare limitando il potere del più forte sul più debole. Quest’obiettivo è a sua volta guidato dall’idea che tutte le persone meritano tale protezione, che tutti possiedono una certa dignità che non dovrebbe essere abusata.


Il disprezzo per il peccatore 
La mentalità del tempo era di aspettarsi la ricompensa per la lealtà alla Legge e di vedere disprezzato il peccatore (Lc. 15:29-30). Ma negli insegnamenti di Gesù, Dio chiede molto di più di questo. Prendendo spunto da situazioni familiari, Gesù modellò deliberatamente un comportamento nuovo in cui la giustizia era violata per rivelare un modo di agire più nobile che egli identificava con il modo di agire di Dio. Un comportamento del genere era inesplicabile secondo la concezione ebrea del premio e del castigo. Che Dio agisse nella maniera espressa da Gesù, non era logicamente verificabile e tuttavia Gesù continuava ad affermare che quello era il modo di agire di Dio. Le parabole mostravano un tipo di Dio diverso da quello cui gli ebrei erano abituati e anche uno standard di vita completamente nuovo. Per questo Gesù venne considerato blasfemo. L'amore occupa il posto della giustizia; non cerca la ricompensa e non ha motivazioni egoistiche e questo, secondo il criterio tradizionale, non aveva senso. In realtà, la motivazione dell'amore esiste e nasce dalla preoccupazione per gli altri. Ed esiste anche una ricompensa, che è la felicità nel vedere il bene altrui. Molte parabole parlano della necessità di cambiare noi stessi: ci si aspetta che amiamo e perdoniamo gli altri in- condizionatamente così come Dio ha amato e perdonato noi. In effetti, ripieni di doni celesti, dovremmo sentire in noi una nuova capacità di amare e perdonare e questo è il contagio dell'agape. La celebrazione del Natale, sempre secondo Holloway, è stata un potente maestro della dignità della persona umana. Per i cristiani, il Natale è la festa dell'Incarnazione, la celebrazione e il momento in cui Dio si è fatto uomo, per vivere tra gli uomini. Esso dimostra che Dio pensa agli esseri umani come degni di essere salvati, e che ha cercato di salvarli assumendo l'umanità in una forma perfetta, aprendo così la strada alla loro perfezione. La fede nell'Incarnazione implica inoltre un certo egualitarismo che è stato anche importante per la civiltà occidentale. Secondo l'insegnamento cristiano, tutti sono peccatori, e nessuno può pretendere di essere fondamentalmente superiore agli altri in questo importante aspetto. Al contrario, e in modo più positivo, Dio ha voluto salvare tutti gli uomini, di tutti i ceti, dai loro peccati e per aprire la strada a un destino più alto per tutti loro. Così la comprensione cristiana dell'Incarnazione è stata importante nel promuovere il senso dell'Occidente che, a qualunque ordine sociale si appartiene in termini di gerarchia e rango, vi è un’irriducibile parità morale di ogni essere umano: a tutti è dovuto un certo rispetto, anche al più umile tra di noi. L'amore incondizionato di cui parlava Gesù nelle sue parabole era di scandalo per un popolo che conosceva solo il livello della ricompensa e della punizione insegnato dalla Legge Mosaica, ma egli voleva spingere il suo popolo a conoscere più profondamente Dio e il Suo cuore di padre. Queste lezioni di pari dignità umana sono state piantate nel profondo della mente occidentale nel corso dei secoli proprio dalla celebrazione del Natale. Questo non vuol dire che la pari dignità umana non avrebbe mai potuto svilupparsi al di fuori dell'influenza del cristianesimo in Occidente. Certamente molti grandi filosofi - come Aristotele fra gli antichi, o Kant fra i moderni, hanno suggerito, senza fare appello alla rivelazione, che gli esseri umani sono degni di rispetto per la loro capacità razionale per la responsabilità morale. Tuttavia, è sicuramente incontrovertibile dire che il cristianesimo, e, di conseguenza, la celebrazione del Natale, è stata una forza importante per la divulgazione del concetto di pari dignità umana. Anzi, può darsi che anche quelle filosofie secolari che riconoscono la pari dignità umana devono riconoscere l'influenza positiva del cristianesimo. L'uguaglianza della dignità umana è molto più rilevante in Kant ma Kant ha avuto il beneficio di vivere e di pensare in una cultura che era già stata influenzata dalla morale cristiana in un periodo di vari secoli. Carson Holloway ci dice che pensatori cristiani hanno da tempo sottolineato l'elevazione morale che la dottrina cristiana ha portato al mondo occidentale. Agostino, per esempio, mette enfasi nella “Città di Dio” agli aspetti brutali della pratica pre-cristiana della guerra. Tra i romani pagani, egli osserva, era luogo comune macellare o schiavizzare i prigionieri; pratiche che sono state considerate come ineccepibili anche per gli uomini più illuminati del tempo. Tale durezza è stata gradualmente diminuita, egli sostiene, a causa dell'influenza progressiva della morale cristiana. È avvenuto un capovolgimento della morale: dove il mondo pagano ha celebrato la forza del forte, il cristianesimo ha posto la richiesta della comprensione e la pietà per i deboli. Questo fu il modo in cui Gesù visse la sua vita fino all'ultimo: amò con amore incondizionato e nulla poté distoglierlo da quell'amore. Volle che il mondo conoscesse e sperimentasse quel tipo di amore e la sua impronta fu trasmessa attraverso i secoli dalle sue parabole. La purezza del suo cuore vive in esse ancora oggi. Avrebbe potuto svilupparsi l’impegno per lo sviluppo della pari dignità umana nella civiltà occidentale, uno sforzo approvato sia dai liberali e conservatori, progressisti e tradizionalisti, laicisti e credenti, in assenza del cristianesimo? È impossibile dire. Non possiamo tornare indietro e far ripartire di nuovo la storia fin dall'inizio. Lo sviluppo morale della civiltà, il lavoro di secoli e millenni, non è un esperimento che può essere replicato e avere la conferma dei risultati. Carson Holloway sostiene che lo sviluppo del concetto di pari dignità umana è stato legato alla propagazione del cristianesimo in Occidente, e che non si può sapere con certezza se tale idea morale possa sopravvivere senza il suo sostegno religioso. Forse questa è una ragione sufficiente per i laici di permettere e addirittura incoraggiare la celebrazione pubblica del Natale come una festa religiosa.

* Carson Holloway, analista politico, presiede il Consiglio di consulenti accademici della Fondazione Heritage B. Kenneth Simon Center per i Principi e la Politica.

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