13 dicembre 2023

Le ragioni della pace alla prova delle migrazioni contemporanee

 UPF Italia PEACE FORUM - 29 maggio 2023 

Luca Di Sciullo, presidente di IDOS, un centro di studi e ricerche sulle migrazioni. Di Sciullo è uno studioso autorevole dei fenomeni migratori ed è anche docente di filosofia presso l’Istituto San Pietro di Viterbo, affiliato al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma.

di Luca Di Sciullo 

Abstract

l mio intervento si intitola “Le ragioni della pace alla prova delle migrazioni”. Innanzitutto, consideriamo quali siano le ragioni della pace. Si dice spesso che la pace sia strettamente legata alla giustizia. La pace non può esistere senza giustizia, ma sappiamo anche che la giustizia da sola non è sufficiente. È necessario un pensiero, una concezione e una pratica attenta della giustizia, unite ad altre due colonne fondamentali: verità e libertà. Nessuno di questi tre elementi può reggere da solo; devono essere considerati insieme. Possiamo vedere la verità come la testa, la libertà come i polmoni e la giustizia come le braccia, formando un insieme organico. È evidente che questi tre componenti sono essenziali per la promozione del- la pace. Possiamo condensare i diritti umani in questi tre punti di vista: veri- tà, giustizia e libertà. Solo così si può costruire la pace. Il termine “pace” de- riva dal latino “pactus”, che significa patto.

È un patto collettivo in cui ci impe- gniamo a creare le condizioni affinché ogni persona possa realizzare la propria verità con giustizia e libertà. Senza un tale patto, non può esserci pace. Ora, esaminiamo come queste ragioni per la pace si confrontano con le sfide legate alle migrazioni. Purtroppo, le basi della pace sono messe in discussione di fronte alle realtà delle migrazioni. Vengono disprezzate e offuscate. Stiamo affrontando un paradosso globale in cui i paesi d’origine diventano sempre più inabitabili a causa di guerre, carestie, disastri ambientali, persecuzioni e condizioni di vita insostenibili. Allo stesso tempo, i paesi di destinazione diventano sempre meno accoglienti. C’è una contraddizione fondamentale: il diritto di emigrare esiste, ma il diritto di immigrare non più. Le persone hanno il diritto di lasciare il proprio paese, ma non hanno il diritto di scegliere liberamente la loro destinazione a causa delle restrizioni sull’immigrazione che si intensificano. I migranti si trovano in uno stato precario, oscillando tra un luogo d’origine inabitabile e una destinazione inospitale. In sintesi, il nostro mondo sta diventando sempre più invivibile. 

Come possiamo superare questa visione ideologica, sfatare questi fraintendimenti e contrastare queste distorsioni intenzionali? La risposta risiede negli incontri. Se c’è qualcosa di antiideologico, è l’incontro genuino, tangibile e personale, abbastanza vicino da toccare, tra individui. Quando ci troviamo faccia a faccia con immigrati, stranieri, circa il 90% dei nostri pregiudizi svaniscono istantaneamente. Ho personalmente osservato persone che si dichiaravano fieramente razziste cambiare prospettiva dopo aver incontrato uno straniero che si è rivelato una persona buona. Cominciano a mettere in discussione le loro concezioni preconcette, realizzando che forse tutti gli altri sono simili. Le figure di potere che perpetuano queste narrazioni sono perfettamente consapevoli di questo potere trasformativo. Di conseguenza, scoraggiano attivamente la creazione di spazi per incontri reali, fisici e tangibili con gli stranieri, perché sanno che questi incontri smantellano i loro fraintendimenti in un solo colpo.

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