di Pietro Masiello
Le numerose ricerche effettuate sia a livello nazionale che internazionale ci hanno consegnato un quadro allarmante: fatto sia di disturbi psichici molto gravi e di una parte più consistente e sotterranea fatta di stress, malessere e disagio psicologico.
Tanto per dare una idea, in base all’ultima indagine sullo stress degli italiani dell’Istituto Piepoli per il CNOP del 6 aprile scorso risulta che il 44% della popolazione ha un livello di stress elevato (tra 80 e 100), una recentissima indagine della Fondazione Italia in Salute ha mostrato l’impatto della pandemia sulla psiche collettiva. Ci sono dati impressionanti: l’82,2% dei genitori evidenzia situazioni psicologiche negative nei figli, valutate come “molto pesanti” in un caso su quattro. La metà della popolazione denuncia uno stress crescente e il 16,5% manifesta sintomi di depressione. Il disagio psicologico incide sui comportamenti: 7 persone su 10 hanno drasticamente ridotto la vita sociale ben al di là delle restrizioni imposte dalle norme Covid; oltre la metà della popolazione evita di fare acquisti per paura e oltre sei persone su dieci evitano, per paura, di ricorrere al medico di famiglia o ai servizi sanitari.
Alcuni esperti parlano apertamente di psicopandemia, aggravata spesso da problemi economici che creano ulteriori condizioni per un peggioramento del disagio stesso. A differenza del dolore fisico, quello psicologico, pur avendo come base le stesse aree cerebrali, non viene gridato, anzi quasi sempre viene nascosto. È un dolore che sembra invisibile ma che condiziona la vita delle persone che, pur non essendo “malate” in senso stretto, non stanno affatto bene, e questo stato condiziona la vita privata, quella sociale e i comportamenti collettivi.
Tutto questo ci ricorda che non esistono solo le malattie fisiche, ma nell’era post Covid che si avvicina, occorre avere una profonda cura della componente psicologica accanto a quella medica sia per sanare le ferite psicologiche della pandemia, ma anche per ridare fiducia nel futuro a tutti, in particolare ai giovani, e rilanciare la voglia di vivere e di fare del Paese.
La pandemia con i suoi tremendi effetti ci ha ricordato, una volta di più che Margaret Thatcher aveva torto ed il suo motto «non esiste la società», è sbagliato. Più che mai adesso c’è bisogno di una entità statale che si faccia carico di promuovere il recupero psicologico di molti italiani, “garantendo la presenza di psicologi negli ambulatori e nei reparti d’ospedale... per garantire il benessere della popolazione”. Come ricordato da David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, per far sì che l’accesso all’aiuto psicologico non sia solo una limitata possibilità, accessibile solo privatamente a chi ha i denari per poterselo permettere.
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