Il nuovo fascicolo della Rivista di studi politici internazionali, diretta da Maria Grazia Melchionne, contiene un saggio di Antonio Saccà nel quale l'autore traccia le caratteristiche della civiltà europea, precisando che esiste una civiltà propriamente europea derivante soprattutto dalla Grecia, da Roma, e successivamente con apporti del cristianesimo cattolico e non cattolico, del liberalismo e del socialismo democratico. Il tutto, per Saccà, confluisce e definisce una caratterizzazione: la possibilità dell'individuo di scegliere, l'individuo cittadino come soggetto di scelta. Nella civiltà europea moderna l'individuo non nasce socializzato, obbligato dalla società ad assumere una determinazione esclusiva, senza margine di scelta, non è vincolato ad una religione, ad un ceto o ad una casta.
Può passare da una condizione sociale all'altra, da una religione all'altra, da una ideologia all'altra, anzi è tutelato dalla legge contro l'eventuale dominio dello Stato e della comunità, teoricamente, nella civiltà europea, non vi è il dominio della comunità e dello Stato sull'individuo, anzi tutele per l'individuo. Siffatte caratteristiche sono specifiche della civiltà europea o comunque cosiddetta occidentale e, per l'Autore, la rendono diversa dalle altre civiltà, la civiltà musulmana non ha scelte religiose, la civiltà indiana permane nell'induismo delle caste, quantunque attenuato, le società comuniste non hanno possibilità di scelta ideologica. Tuttavia, per Saccà, è avvenuto di recente un sommovimento importantissimo, i paesi anti individuali sostanzialmente hanno avuto uno sviluppo formidabile ed i paesi occidentali sono costretti a scendere a patti spesso incuranti del valore delle scelte individuali, dell'individuo come soggetto di scelta, pur di avere scambi economici vantaggiosi. Questo ha permesso a tali paesi antindividuali di avanzare senza limiti legali e con la determinazione di riscattarsi dal passato, dominati dall’Occidente, persino di prevalere. La congiunzione della mancanza di limiti all’uso dei lavoratori e alle condizioni dei sistemi produttivi, della libertà di protesta, dei livelli salariali, con una sterminata demografia espansiva rischia di sommergere la civiltà occidentale ed il valore dell'individuo come espressione fondamentale della nostra civiltà. Se la civiltà del valore individuale risulta perdente appare come necessaria una società compatta, uniforme, totalizzante, il che sarebbe la fine della civiltà europea. La quale, per Saccà, deve cessare di illudersi che siano svaniti i rapporti di forza e siamo nell'Era dell'accoglienza, degli scambi, senza ombra di dominio e difesa. Tutt'altro, per Saccà l'Europa e sotto attacco, demografico, economico, militare. Percepiscono e sono in grado i paesi occidentali segnatamente l'Europa di difendersi dall'ondata demografica economica militare spregiudicata di questi paesi che hanno voglia di riscatto ma anche di potenza e prepotenza? È capace di capire, sentire che i rapporti di forza esistono a tutt'oggi, almeno per difendersi, ed anche nel comportamento? Tenuto conto che l'Europa non ha una difesa autonoma e deperisce demograficamente non sembra che gli europei percepiscano il futuro desolante. La chimera del commercio aperto come rimedio ad ogni male oscura i rapporti di forza ed il crollo della natalità, oltre l'aspetto militare. Forse è meglio guardare ai popoli emergenti con meno ottimismo e badare ai loro tratti affermativi di potenza non illudendosi, insiste Saccà, che i rapporti di forza siano svaniti. Necessaria un'Europa delle nazioni europee, con autosufficiente difesa, cosciente che i paesi un giorno deboli non vogliono restare tali e rispettare i paesi che un tempo li dominarono. L'Unione Europea, conclude Saccà, o è capace di comprendere questa difesa della civiltà europea, demografica, militare, valoriale, economica, senza affidarsi alla “apertura” agli altri, ma risolvere i suoi problemi in sé stessa e da sé stessa, o le singole nazioni cercheranno di salvarsi in prima persona. Sarebbe la fine dell'Unione Europea, ma d'altro canto una Unione Europea che non interviene fermamente per rimediare il nostro declino è già finita. Resta da difendere, per Saccà, in ogni caso la civiltà europea, che è stata unita culturalmente nel Medioevo, è stata unita nel Rinascimento, è stata unita nel Barocco, è stata unita nel Classicismo, nel Neoclassicismo, nel Romanticismo, nel Realismo, nel Decadentismo... Abbiamo una cultura, una civiltà accomunata, strabiliante, gli Stati che spesso si combatterono non estinsero la comune cultura europea. Se l'Unione Europea sa difendere la civiltà europea ha un compito, il compito, se non la sa difendere si dia luogo ad altre formulazioni, purché si difenda il valore dell'individuo come soggetto di scelte e l'eredità della nostra civiltà, conclude l'Autore. E. F.
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