8 ottobre 2019

Lo scopo dell'Unione Europea: difendere la civiltà europea

di Antonio Saccà

Partendo dalla Grecia, ma anche dall'ampio Mediterraneo, rendendosi consistente con Roma, pervenendo al cristianesimo, all'inizio prevalentemente cattolico ed eretico, successivamente variato dai protestantesimi e dagli scismi, ritornando con l'Umanesimo ed il Rinascimento alla Grecia ed a Roma, sfociando, dopo, nell'Oceano della Scienza, nelle classi sociali moderne, nell'Era delle macchine, della Borghesia che produce e non vive di rendita come l'aristocrazia, borghesia che pretende leggi atte ai suoi fini, dunque parlamenti per sé, e libertà per sé, e ne viene il liberalismo, apporto fondamentale della civiltà europea, e punto concreto di affermazione della creazione essenziale della civiltà europea, il valore insostituibile dell'individuo e delle sue espressioni, dalla proprietà, alla religione, alla filosofia, all'atteggiamento personale nei confronti della morte, al non permettere che si stia in società usato dagli altri, tutto ciò in teoria, come valori costitutivi, ecco, tale il cammino costruttivo della civiltà europea.
Quando l'Europa nelle sue singole nazioni dominava il mondo questi elementi ne diventarono i vessilli sventolati sul pianeta, essa, l'Europa, riteneva di propagare la civiltà in tutta la terra. Ma due guerre intraeuropee e la traboccante potenza degli Stati Uniti e da ultimo il risveglio di popoli sonnacchiosi da millenni o asserviti, hanno scombussolato l'universo sociale. Altri paesi si sono sviluppati, lo sviluppo è diventato globale, il capitale si spande ovunque, i lavoratori anche, le tecnologie pure, e le merci, le frontiere si spalancano, l'interazione è multiforme, è la Globalizzazione, un fenomeno che da qualche tempo non viene più considerato esclusivamente come intreccio effervescente di comunicazioni e di affari, all'opposto o anche quale sopraffazione, invasione di uomini, capitali, merci di taluni paesi magari con minor costo di produzione su altri, o di organismi finanziari, produttivi, commerciali ciclopici su organismi meno consistenti, e persino come imposizione di modelli, in tal caso si ha il Mondialismo. Ne deriva che taluni paesi temono la Globalizzazione non soltanto nel campo economico ma sul terreno della cultura: alimentare, religiosa, valoriale, preoccupandosi di poter sfociare in una società indifferenziata, anomica, avalutativa o subendo un modello esterno unico, il Globalismo bella versione Mondialista. Al dunque, la perdita di identità o una identità imposta dall'esterno. Insorge contro questo universalismo il sovranismo, con molteplici rifrangenze, sovranismo giuridico ma anche mantenimento delle tradizioni, religiose, alimentari, valoriali... Al presente, l'Unione Europea a molti appare fonte dell'apertura globalista e si ritiene che il ritorno alla sovranità nazionale potrebbe consentire di riattingere l'identità. Ma oggi occorre un sovranismo europeo, è necessario che l'Unione Europea difenda la civiltà europea. Lo scopo dell'Unione Europea sta nel difendere la civiltà europea. Civiltà europea che non soltanto esiste ma è ancora avvinta a tutto il percorso esposto e culmina nella libertà individuale, nell’invenzione dell’individuo, l'individuo che ha larghi spazi di scelta. È questa situazione di molteplici scelte che si può definire libertà, tentare liberamente di elevare la civiltà in nome di un passato che va conosciuto e amato non soltanto perché europeo ma perché è degno di ammirazione. Il che non impedisce, tutt'altro, di ammirare le altrui civiltà, ma come civiltà di altri, non suscitando una presunta civiltà universalista rappezzata dove ci si pregia di non avere niente di proprio da salvare. Un mondo a vuoto brulicante di cittadini vuoti. Cittadini vuoti di un mondo vuoto di storia peculiare. Rinunciando ai caratteri propri per venire incontro agli altri.
 È la Globalizzazione una tendenza evolutiva inarrestabile connessa alla universalizzazione ossia alla distruzione delle specificità locali, nazionali? Si va ineluttabilmente verso la cosiddetta società mondo dove tutto è simile dappertutto e si dissolvono tradizioni, costumi, abitudini, stili di vita anzi addirittura si combatte ogni identità differenziata ritenendola pregiudizio, chiusura, localismo ritardato? Di sicuro un frettoloso cambio di popolazione, di alimentazione, di religioni, di criteri valutativi suscita disorientamento, neurosi sociale, anomia e può generare sovranismi difensivi da non sottovalutare e da non considerare retrogradi o autoritari. Le trasformazioni troppo veloci e con esito non di certo apprezzabile generano queste reazioni. Non è sicuro che avremo un nuovo ellenismo, una mescolanza rigenerativa di varie culture per una nuova cultura, è possibile un processo di uniformità senza qualità, all'ammasso. Si che difendere le civiltà nella loro diversità, conoscerle, amarle se meritano, valorizzarle, accrescerle resta la via diritta, a volere il meglio non si difetta. Del resto non c'è dialogo se non c'è diversità e diversa identità. Il valore della libertà e dell'individuo come fondamento della civiltà europea è coessenziale alla civiltà europea, l'Unione Europea ha il compito di tutelare “questa” civiltà europea, è il momento di forgiare la sovranità europea, la civiltà europea è sotto attacco da una globalizzazione caotica e indifferenziata, e dai rapporti di potenza con paesi esterni. Vi è anche un pernicioso attacco demografico e uno spirito di accoglienza rinunciatario o avversativo. È indispensabile raccogliere la civiltà europea nel percorso delle sue conquiste ed apporti dalla Grecia, a Roma, al cristianesimo, al liberalismo, al socialismo democratico, alla sterminata animazione culturale-artistica, al valore dell'individuo libero, basta difendere questa civiltà, tramandarla e aprirsi senza rinnegarsi. L'Unione Europea ha consistenza se difende la civiltà europea. Se l'Unione Europea non difende e non sa difendere la civiltà europea insorgeranno le nazioni. È indispensabile l'europeismo delle nazioni europee da parte dell'Unione Europea. Siamo sotto attacco.

Il contenuto degli articoli dei collaboratori, esprimono il pensiero degli autori e non necessariamente rappresentano la linea editoriale che rimane autonoma e indipendente.

Nessun commento:

Posta un commento