10 ottobre 2019

La memoria dei ricordi - Amicizie... Amori...

di Giorgio Bosco
Il Professore Antonio Saccà ci sta regalando, in questo primo semestre del 2019, alcuni saggi della sua felice vena di scrittore. Dopo l'impressionante "Il professore, la morte e la ragazza", dove affronta in pieno le situazioni decisive dell'esistenza, è tornato dall'editore Armando con una deliziosa copertina di Carmelo Crea e un titolo un po' misterioso, perché senza memoria i ricordi si perdono nell'oblio. Ma la spiegazione viene dal sottotitolo "Amicizie... Amori..." ed infatti i ri¬cordi non si riferiscono direttamente ad eventi, bensì' a persone: amici di una vita o più recenti, amori fugaci o duraturi. E nel passare in ras¬segna questa galleria di ritratti, Saccà ci svela (era inevitabile) al¬cuni tratti del suo carattere, dei quali uno dei più importanti è la sua vocazione all'insegnamento: "Queste sono memorie, in breve, di un pro¬fessore, io mi sento in me stesso insegnando…, insegnare è amare" (pag. 16). E più oltre: "Io sono nato per fare il docente. Non mi figuro in altra attività, scrivere a parte. Solo, in cattedra, con la mente che fa da sé tempi, luoghi, idee, persone, nessun direttore di orchestra ha sen¬tito la pienezza come l'ho sentita insegnando" (pag. 107).
Gli amici e gli ammiratori dell'autore saranno lieti di ritrovarsi in queste pagine, o di vedere abbozzate con pochi e magistrali tocchi di penna le sembianze di conoscenze comuni. Molti ricordi mi ha suscitato la lettura del capitolo dedicato a Stefania Ferrero, che fu moglie di Saccà; per alcuni anni, invitato da lui, frequentai il Centro Culturale ArteSpazio nella lussuosa abitazione di lei ai Parioli, accanto a Piazza delle Muse in Roma. Erano serate all'insegna dell'amicizia e dell'amore per la cultura; si tenevano conferenze, si presentavano libri... Tutto finì con la morte di lei, persona indimenticabile.
I libri, la grande passione della vita di Saccà, ed anche di chi scrive queste righe, che non sa più dove metterli. Esistono ancora, nono-stante il trionfo del digitale e dei "tablets"; crediamo di saperne, abba¬stanza e invece impariamo storie prima non conosciute, come nel capitolo su Vittorio Avanzini e sulle edizioni economiche della "Newton Compton". Ne comprai parecchie, a mille lire, ed ora ho appreso che Saccà vi pubblicò una "Storia della Sociologia" ed un "Dizionario di Sociologia".
Dovrò procurarmeli, anche se i miei interessi di studio sono limitati al diritto internazionale; vorrei vedere come Saccà replica all'asser-zione di Giorgio Del Vecchio, che nella sua "Filosofia del diritto" nega l'esistenza della Sociologia.
Tra le molteplici esperienze di Saccà come docente, i suoi amici ed estimatori, più o meno suoi coetanei, hanno potuto condividere quella dell'Università della Terza Età, che non incontra limiti anagrafici. Per¬sonalmente ricordo il periodo in cui tale Università ebbe sede nel grande palazzo dell'Istituto Santa Maria, in viale Manzoni a Roma. Era un godi¬mento spirituale, sentire le sue lezioni, ammirare la struttura classi¬cheggiante del periodo, notare come gli incisi non gli facevano perdere il filo del discorso, che riprendeva ampio e maestoso, senza altro sup¬porto scritto se non una concisa "scaletta". Il tempo dedicato a questo ascolto realizzava ciò che egli ha affermato in uno degli aforismi che costellano le pagine de "La memoria dei ricordi": "In senso assoluto il tempo è sempre perduto, ma c'è un modo di perderlo che si avvicina al¬l'impressione di non perderlo".

Roma, Armando Editore, 2019, pp. 111, ISBN 978-88-6081-711-2 

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