13 febbraio 2017

I VALORI NELLA SCIENZA

del dott. Alvin Weinberg*
La scienza comprende sia la sua "Amministrazione" che la sua "Pratica". Con Amministrazione della Scienza io non intendo naturalmente parlare di contabilità, ma piuttosto dell'arte di scegliere a quali domande rispondere fra gli infiniti possibili quesiti cui la scienza può trovare una risposta. Parlando di Pratica della Scienza io intendo riferirmi all'effettiva conduzione della ricerca: la teorizzazione, l'osservazione, la misurazione, l'interpretazione e la comunicazione dei risultati. Detto in altre parole, l'Amministrazione s’interessa di cosa fare, mentre la Pratica s’interessa di come farlo; o, semplificando il concetto, l'Amministrazione è grosso modo la strategia, e la Pratica è la tattica.
Questa distinzione fra l'Amministrazione scientifica e la Pratica scientifica è valida a ogni livello. Lo scienziato deve decidere quale ricerca portare avanti e deve poi impegnarsi in questa. Egli è pertanto sia un amministratore che un esecutore pratico.
Le capacità di uno scienziato, come Amministratore, sono la misura del suo "gusto" scientifico - perché che cos'è il gusto scientifico se non l'abilità di scegliere dei problemi meritevoli di considerazione? L'aspetto amministrativo del lavoro di uno scienziato, il suo "gusto", raramente può essere creato esplicitamente: i buoni scienziati ce l'hanno, gli altri no.
Lo scienziato che lavora da solo al suo banco di lavoro (oggi si direbbe "davanti al suo computer") impersona la "Piccola Scienza" e in questa l'Amministratore e l'Esecutore sono la stessa persona. Quando però l'ampiezza e la complessità delle domande aumentano, e la scienza diventa la "Grande Scienza", la divisione fra Amministratore ed Esecutore diventa più pronunciata. Poiché c'è molto più in gioco nella Grande Scienza che nella Piccola, le scelte strategiche devono essere fatte con molta più chiarezza e autocoscienza nella prima che non nella seconda. Il direttore di un grande laboratorio deve, almeno in teoria, dedicare la maggior parte del suo tempo a esaminare e scegliere quali fra le diverse richieste possono rientrare nel suo bilancio, peraltro sempre limitato.
Quando si arriva al più alto livello dell'attività scientifica - vale a dire nel caso dello stanziamento di un fondo nazionale da dividersi fra, diciamo, ricerca energetica, biologia molecolare, scienza dell'ambiente, la separazione fra Amministrazione e Pratica è completa.
Alla base di ogni attività scientifica, sia dell'Amministrazione che della Pratica della scienza, ci sono i valori. I valori decidono sempre cos'è "meritevole" e cos'è "valido". Essi costituiscono pertanto una meta-scienza. Ma i valori che stanno alla radice della Pratica sono diversi da quelli dell'Amministrazione. In altre parole ci sono due serie di valori: una per la Pratica scientifica e l'altra per l'Amministrazione scientifica. Per parlare dei valori della scienza devo quindi riferirmi a due differenti generi di valori.

Valori della Pratica scientifica
La prima domanda che ci si pone, di fronte a una scoperta scientifica è: "Questa scoperta è vera?" In effetti, la scienza è generalmente vista come una ricerca della verità; la verità è il criterio con cui è giudicata ogni affermazione scientifica e dev'essere pertanto considerata come il valore fondamentale, non della scienza nel suo complesso, ma piuttosto della Pratica scientifica.
Noi sappiamo che due scoperte scientifiche possono essere ugualmente vere, ugualmente valide se giudicate con il criterio della verità e tuttavia una può essere più "significativa" o "valida" dell'altra. Nell'applicare il criterio della verità, noi non consideriamo se la domanda cui la nostra ricerca ha dato risposta fosse una domanda buona, utile o importante; ci chiediamo semplicemente se alla domanda è stato risposto in maniera corretta, convincente. In breve, ripeto, la verità è un valore della Pratica della Scienza, non della sua Amministrazione.
L'Amministrazione scientifica, nel senso stretto in cui uso il termine, non si chiede "È vera questa scienza?" Ma piuttosto "Delle due attività o scoperte scientifiche, ugualmente vere, qual è quella che ha più valore?" Entrambe le scoperte possono essere ugualmente valide, se misurate con il criterio della verità; ma una potrebbe essere considerata come più importante dell'altra. La scoperta della fissione dell'uranio-235 e la scoperta di un nuovo livello di energia nel nucleo dell'U-235 sono ugualmente vere, ma la prima è chiaramente molto più importante della seconda. Come possiamo determinare la maggiore importanza di una, rispetto all'altra? O in termini amministrativi, come possiamo stabilire la priorità fra attività scientifiche concorrenti?

I valori dell'Amministrazione scientifica
Queste valutazioni sull'importanza delle diverse scoperte scientifiche, naturalmente, sono sempre state parte intrinseca della scienza. Esse danno alla ricerca scientifica una classificazione di merito che gli scienziati trovano quanto meno necessaria. Tali valutazioni sono l'essenza dell'Amministrazione scientifica. Ogni Amministratore, a qualunque livello, deve decidere sempre quale ricerca sostenere e quale no. Poiché egli sfortunatamente deve esprimere le sue valutazioni prima e non dopo che la ricerca è messa in pratica, è sorta la necessità di un criterio di scelta. La determinazione di questo criterio ha a sua volta dato vita a un vero dibattito scientifico... Secondo me in ogni valutazione bisogna distinguere due tipi di criteri; interiore ed esteriore. I criteri interiori nascono nell'Amministrazione della Scienza e rispondono a domande quali: "Sono gli scienziati in grado di svolgere questo lavoro?". E: "Ci si può aspettare un progresso in questo campo di ricerca?". Il valore di base qui è “l’efficienza". I criteri esteriori devono verificare se l'attività può essere verosimilmente considerata importante, utile o meritoria.

"Ogni scoperta o attività scientifica deve soddisfare un criterio di verità per essere riconosciuta come scienza, ma il valore della scoperta o dell'attività è misurato dall'unità che essa porta all'intero edificio scientifico".

Oltre a ciò e in base anche a un principio filosofico, che risale indubbiamente ai greci, non bisogna trascurare che il merito o il valore di un'attività possono essere giudicati solo dal di fuori. Perciò per giudicare quanto meritoria è una certa ricerca scientifica, bisogna porsi al di fuori della ricerca stessa. E i criteri esteriori di merito sono, secondo me, di tre tipi: tecnologico, sociale e scientifico.
Parlando di merito tecnologico io intendo la validità tecnologica o l'utilità di un'attività scientifica: per esempio le ricerche sul plasma ad alta temperatura hanno ovviamente un grande merito tecnologico poiché possono portare al controllo dell'energia di fusione.
Con merito sociale io intendo l'impatto sociale diretto di un'attività scientifica. Per esempio, alcune ricerche scientifiche che sono condotte su un piano di collaborazione internazionale giocano un ruolo importante nella comprensione fra paesi diversi. Entrambi questi criteri esteriori vengono dal di fuori della scienza e il loro valore fondamentale è l'utilità: noi scegliamo quella scienza che è socialmente o tecnicamente utile.
Il mio terzo criterio esteriore di merito, invece, nasce da dentro la scienza, pur restando al di fuori dal campo o dall'attività scientifica sotto esame: il merito scientifico di un'attività dev'essere misurato, secondo me, dal grado in cui questa interagisce con le vicine discipline scientifiche a lei collegate e le arricchisce.

L'unità come valore nella Scienza
Io ritengo il criterio di merito scientifico come quello che occupa la posizione teoretica più fondamentale: esso solo nasce da dentro la scienza e concerne la sua struttura fondamentale: le relazioni fra tutti i diversi campi scientifici.
Questo criterio deriva dall'idea che una scienza unificata in cui i diversi campi sono collegati fra loro e si arricchiscono uno con l'altro, è, in un certo senso, fondamentale, migliore, più piacevole, più potente e più bella di una scienza che non sia così unificata. Se questa è la nostra visione di ciò che costituisce una scienza più meritoria, il nostro criterio di merito scientifico è semplicemente una riaffermazione di questa visione: le attività scientifiche che unificano sono migliori (vale a dire sono più valide e perciò meritano un più grande appoggio), rispetto alle attività scientifiche che non tendono a portare unificazione.
Il riconoscimento dell'unità come valore della ricerca difficilmente può essere considerato qualcosa di nuovo: Jacob Bronowski in "Scienza e valori umani" parla della ricerca per l'unità come qualcosa di quasi indistinguibile dalla ricerca per la verità nella scienza. Tuttavia io ho proposto una distinzione fondamentale fra verità e unità: verità e unità sono valori fondamentali per la scienza, ma essi, come ho detto, si applicano a due diversi aspetti scientifici. La verità è il valore fondamentale per la Scienza Pratica, mentre l'unità è il valore fondamentale per l'Amministrazione della Scienza. Ogni scoperta o attività scientifica deve soddisfare un criterio di verità per essere riconosciuta come scienza, ma il valore della scoperta o dell'attività è misurato dall'unità che essa porta all'intero edificio scientifico. 
E che risposta si può dare alla domanda inversa e cioè: i valori che abbiamo identificato nella Pratica e nell’Amministrazione scientifica possono in qualche modo servire come valori umani in un senso più generale - vale a dire i criteri per le scelte scientifiche possono essere trasferiti alle scelte umane?
Nonostante sia spesso poco considerato, il problema dei valori è sicuramente l'interrogativo più fondamentale tanto nella scienza quanto negli avvenimenti umani. E, in effetti, la difficoltà di applicare un ampio criterio di valore - unitario - nel campo scientifico è probabilmente tanto ardua quanto trovare un criterio di verità per la valutazione di ogni decisione umana. Tuttavia non si può non restare stimolati dal fatto che ogni volta che incontriamo un conflitto nel nostro mondo imperfetto - sia esso fra religioni, gruppi, nazioni, individui - una soluzione sembra molto spesso apparire nella scoperta e nell'applicazione di comuni aspirazioni, credenze o comprensioni.
… L'analogia fra i nostri problemi di scelta scientifica e il problema delle scelte umane è troppo stimolante per essere ignorata. Forse io ho semplificato troppo l'analogia in questo tentativo dichiaratamente sperimentale di illuminare la profonda questione dei valori umani con prospettive prese alla più limitata questione dei valori scientifici, ma per quanto deboli e incerti questi miei tentativi possano apparire agli iniziati, le domande stesse, se non le mie risposte, sono di grande importanza. Io spero che nell'analisi e nella critica di queste idee sull'etica della scienza, si possano trovare ap-procci ancor più convincenti alla formulazione di un valido sistema etico per l'uomo.

* Relazione del dott. Alvin Weinberg nel 1982. Abbiamo ripreso questo contributo perché molto attinente ai temi che stiamo affrontando.

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