5 aprile 2013

Pakistan: un difficile cammino verso la stabilità


Paese di grosse contraddizioni, caratterizzato da profondi squilibri sociali e tensioni etniche, situato in un contesto regionale molto problematico, il cui futuro appare pieno di incognite

di Emilio Asti

Unico paese islamico dotato di armi nucleari, il Pakistan, divenuto una delle zone più instabili dell'Asia, appare immerso in una spirale di violenza che pare non finire mai.
Dalle zone settentrionali sino alla costa del Mar Arabico il Pakistan appare in preda a profonde lacerazioni che rischiano di gettarlo nel caos.
Ad oltre 60 anni dalla sua fondazione diversi fattori contribuiscono ad accrescere l’instabilità del paese e ne condizionano fortemente le possibilità di sviluppo. In un clima di forte tensione, accresciuto da dure polemiche ed accuse di corruzione tra i diversi schieramenti, il Pakistan si prepara ad affrontare le elezioni, previste tra Maggio e Giugno di quest'anno, sulle quali gravano parecchie incognite.
In una situazione di grave turbolenza politica, estremamente complessa e contraddittoria, omicidi ed attentati, le cui dinamiche rimangono oscure, sono ormai la norma. Emblematico di questo clima di violenza fu l'attentato in cui perse la vita nel Dicembre 2007 Benazir Bhutto, la prima donna ad assumere la carica di Primo Ministro in un paese islamico, appartenente ad una delle più importanti famiglie pakistane.
In una situazione fattasi sempre più drammatica il governo si trova a dover fare i conti con diverse spinte separatiste che, alimentate anche da fattori economici e sociali, rischiano di spaccare il paese, abitato da popoli diversi per lingua e cultura. A parte la religione islamica non esiste una comune identità culturale nella quale gli abitanti del Pakistan si riconoscono.
Dopo la perdita della parte orientale, costituitasi come nazione indipendente nel 1971 con il nome di Bangladesh, diverse volte le istanze disgregatrici hanno minacciato di prendere il sopravvento.
Un altro problema rilevante è rappresentato dalla difficile convivenza tra aree tribali e potere centrale. Nelle regioni di confine con l'Afghanistan, teatro di combattimenti tra l'esercito e gruppi fondamentalisti, e nelle quali trovarono rifugio diversi Talebani in fuga dall'Afghanistan, sono in vigore le norme tribali sotto l’autorità dei Mullah, che hanno imposto la legge coranica.
La religione appare l'unico elemento in grado di tenere ancora unito il Pakistan. L'Islam, professato dalla quasi totalità della popolazione, incide ancora profondamente sulla vita quotidiana delle persone; il nome stesso della capitale Islamabad testimonia il carattere confessionale dello stato.
Sin dalla sua costituzione come stato indipendente nel 1947 il ruolo della religione islamica è stato oggetto di lunghi ed accesi dibattiti a tutti i livelli. In contrasto con le intenzioni del fondatore del Pakistan Ali Jinnah, negli anni il settore religioso ha assunto un peso crescente nelle istituzioni dello stato. Già la Corte Federale aveva sentenziato che nessuna legge poteva prevalere sulle norme islamiche, in quanto i diritti contenuti nella costituzione non devono contraddire i dettami dell'Islam.
Occorre tener presente che all'interno dell'Islam pakistano, oltre alla divisione in Sunniti, che rappresentano la maggioranza, e Sciti, tra i quali regna una profonda discordia, talvolta sfociata in scontri armati, convivono diverse correnti, spesso in netto contrasto tra loro.
In un contesto di crescente discriminazione contro le minoranze religiose, prive di tutela e sovente vittime di accuse ingiustificate, il ministro per le minoranze religiose, Shabbaz Bhatti cristiano, venne ucciso nel Marzo del 2011. Due mesi prima la stessa sorte era toccata a Salman Taseer, governatore del Punjab, la provincia più ricca e popolosa del paese, che aveva più volte espresso la propria opposizione alla legge sulla blasfemia, a causa della quale molti cristiani, basti ricordare Asia Bibi, il cui dramma divenne noto a livello internazionale, vennero ingiustamente incarcerati.
A fronte dell’incapacità dei vari governi di attuare iniziative volte a risolvere i gravi problemi sociali, diversi gruppi fondamentalisti, che sono stati oggetto della repressione governativa, hanno cercato di accreditarsi come i difensori dell'Islam e della sovranità del paese, messa in discussione dalle scelte del governo, schieratosi a fianco degli U.S.A. dopo l'11 Settembre. Per molti il progetto di uno stato islamico rappresenta la speranza di una nuova società, libera dalle ingiustizie e dall’immoralità.
Qualunque discorso sul Pakistan non può ignorare il fatto che tutti i governi, civili e militari succedutisi sino ad oggi, non sono riusciti a portare a soluzione nessun problema fondamentale. Gli indici di sviluppo del Pakistan rimangono molto bassi e le condizioni di vita in parecchie zone del paese, che registrano un alto tasso di mortalità infantile, e dove moltissimi bambini sono costretti a lavorare in condizioni miserabili, sono tuttora drammatiche, con milioni di persone che vivono in stato di indigenza e non riescono ad avere accesso alle strutture sanitarie e a quelle educative. Profonde differenze sussistono tra le zone urbane e quelle rurali dove i latifondisti controllano vaste aree, mentre i diritti delle masse contadine vengono sistematicamente calpestati. Ancora molto alto rimane il tasso di analfabetismo, dal momento che lo stato ha dedicato poche risorse all'istruzione, preferendo destinare ingenti risorse al settore militare.
Per sfuggire a questa condizione drammatica, aggravata da un alto tasso d'inflazione e da un forte incremento demografico, a cui si aggiunge un debito estero molto elevato, tantissimi giovani preferiscono lasciare il paese e cercare fortuna altrove.
Anche le problematiche relazioni con i paesi vicini, in particolare con l'India per la questione del Kashmir, contribuiscono ad esacerbare le tensioni, che in svariate occasioni sono degenerate in conflitti armati.
Il Kashmir, territorio di notevole importanza strategica, rappresenta infatti il principale punto di discordia tra l'India e il Pakistan, che per il controllo di quest'area hanno combattuto già tre guerre. All'epoca della guerra fredda mentre l'India manteneva buone relazioni con l'Unione Sovietica, il Pakistan era alleato con gli U.S.A. ed in buoni rapporti con la Cina, svolgendo poi un ruolo primario nel sostegno ai Mujaheddin afghani che lottavano contro l'esercito sovietico. Dopo un periodo di distensione, con un allentamento delle restrizioni sugli spostamenti da una parte all'altra del Kashmir, all'inizio di quest'anno si moltiplicavano gli scontri tra l'esercito indiano e quello pakistano. Tuttora truppe pakistane ed indiane si fronteggiano ad alta quota nel ghiacciaio del Siachen, definito il campo di battaglia più alto del mondo. Un altro punto di discordia tra i due paesi riguarda lo sfruttamento delle acque del fiume Indo.
Una minaccia che incombe sul Pakistan è rappresentata dalla crisi dell'Afghanistan dove il continuo imperversare della violenza alimenta parecchi timori, anche in vista del 2014, anno in cui le truppe straniere dovrebbero lasciare l'Afghanistan. Ancor oggi la Linea Durand, confine tracciato artificialmente senza tener conto dei fattori etnici, segna la frontiera tra Afghanistan e Pakistan e divide i Pashtun, una vasta comunità tribale stanziata sui due lati del confine, che si considerano un unico popolo e non riconoscono questo confine. Non si può inoltre dimenticare il ruolo che il Pakistan ha svolto nella formazione della dirigenza talebana.
Un clima di reciproca sfiducia regna anche nei rapporti con l'Iran, motivata da vari fattori, in particolare dalla differenza religiosa, essendo prevalente in Iran l'Islam Scita.
Sebbene le speranze di un cambiamento si siano viste puntualmente rivelate vane, vari settori della società pakistana, stanchi della continua violenza e della corruzione imperante, cercano di aprirsi uno spazio nella società, adoperandosi con coraggio per mettere in moto un processo di moralizzazione del sistema politico.
Una massiccia mobilitazione popolare, iniziata il 14 Gennaio di quest'anno ed organizzata dal famoso studioso islamico Tahir-Ul-Qadri, fondatore di un movimento, Minhaj ul Quran, impegnato nella promozione della pace ed attivo in vari paesi, ha coinvolto decine di migliaia di persone che hanno manifestato in diverse città del Pakistan, chiedendo la promozione di un'autentica democrazia e l'eliminazione della corruzione dalla politica.
La creazione di un governo disposto a lottare efficacemente contro la corruzione e che sappia attivare processi di trasformazione, promuovendo un nuovo senso di identità nazionale appare una necessità irrinunciabile per il Pakistan, paese che è alla ricerca di un ruolo più incisivo sulla scena internazionale e all'interno del mondo islamico. Nel nuovo scenario geopolitico mondiale il Pakistan, al cui destino il resto del mondo non può rimanere indifferente, per la sua posizione strategica oltreché per le sue molteplici risorse umane e naturali, rimane una chiave di volta per il futuro dell'Asia Meridionale.

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