10 agosto 2021

FAMIGLIA: NUOVE PROPOSTE PER POTERLA VALORIZZARE

Intervista a Gigi De Palo, Presidente Nazionale Forum delle Associazioni Familiari 

Abbiamo raggiunto telefonicamente Gigi De Palo Presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, giornalista, scrittore, formatore, sposato con Anna Chiara Gambini e padre di cinque figli, da sempre impegnato nel sociale e nella tematica della famiglia tanto da riuscire a coinvolgere il territorio nazionale nella prima edizione degli “Stati Generali della Natalità”. 

WFWP*: Questo progetto ha richiesto molta energia e molta determinazione ed impegno. La tua valutazione sulla riuscita dell’evento?

DE PALO: Diciamo che c’è tanto lavoro dietro e penso che chi ha partecipato abbia potuto avvertirlo, però non poteva partire meglio, vista la partecipazione del Santo Padre, di Draghi e di alcuni Ministri, di Amministratori delegati e di personalità del mondo dello spettacolo. Mi sembra sia andato molto bene. 

W. Concordo, è stato un evento ben riuscito in cui sono stati sviscerati, da molteplici angolazioni, molti temi legati alla natalità. Nel suo intervento, il Prof. Blangiardo ha dichiarato che, nel 2020, l’Italia ha avuto 170.000 nati in meno e ha messo in evidenza che questa importante crisi demografica subirà una curva in discesa esponenziale. Per invertire la tendenza, ha suggerito una sinergia tra progetti, risorse e diversi attori quali l’associazionismo, la famiglia, le regole e la cultura. Cosa pensa di questa proposta? 

DE P. È determinante, per far passare un tema come quello della natalità, allargare e coinvolgere tutto il sistema paese, quindi non solo il mondo della politica ed il mondo associativo, ma anche e soprattutto il mondo produttivo e il mondo del risparmio. Questa è la soluzione. L’avevamo detto molte volte prima ed insistiamo a dirlo. Non c’è settore che possa dire che questo problema non lo riguardi. Se crolla la natalità crollano i consumi, crolla il Pil. Se crolla la natalità anche chi non ha figli, che abbia scelto volontariamente e, aggiungo, legittimamente, di non avere figli, dovrebbe comunque tifare per politiche familiari che pongano le condizioni per far nascere più bambini perché, inevitabilmente, questo tocca, poi, anche la loro pensione, il servizio sanitario. Quindi, riguarda tutti. 

W. La battaglia a favore delle famiglie ha avuto un positivo riscontro perché è stato accettato, in Parlamento, in maniera trasversale, l’assegno unico. Ritiene che questa decisione possa influire sulla volontà degli italiani di fare figli? E i giovani hanno ancora voglia di famiglia? 

DE P. I giovani hanno una grande voglia di fare famiglia. L’assegno unico, forse, non sarà risolutivo, ma possiamo paragonarlo alle fondamenta di una casa che, per essere completata necessita di altro materiale. Ecco, quindi, che bisogna pensare agli asili nido, ai congedi e a tutta una serie di attenzioni collegate anche al mondo femminile, per il lavoro, altrimenti rimane incompleta. L’assegno unico, ben costruito, è determinante, ma a questo bisogna abbinare una riforma fiscale che tenga conto del numero dei figli, della composizione familiare e una serie di servizi come appunto gli asili nido, un piano di rilancio per la natalità, un piano per poter mettere i giovani in condizione di trovare lavoro e pagare l‘affitto della prima casa quando si vogliono sposare e sicuramente un’attenzione al lavoro femminile. Oggigiorno è uno scandalo che le donne debbano scegliere tra la famiglia ed il lavoro. 

W. Concordo anche perché la WFWP, che rappresento, riconosce il prezioso ruolo della donna nella società sia nella maternità, nella famiglia che nel campo lavorativo e ritiene che la donna debba poter scegliere con libertà e con responsabilità. 

DE P. Sono proprio le donne che debbono far sentire la propria voce perché il messaggio sia più incisivo. La natalità è una questione di libertà. Oggi non c’è questa libertà perché se fai un figlio diventi povero, se fai un figlio perdi il lavoro, se fai un figlio sei messa ai margini. Questa non è un’occasione di libertà. 

W. Ci può essere sviluppo sostenibile senza riequilibrio intergenerazionale?

DE P. Questo è un tema molto interessante che è emerso. Fare un figlio non è antiecologico ma molto ecologico! In primis perché il mondo occidentale, parliamo pure dell’Italia, se non ha riequilibrio generazionale, non è sostenibile. Se aumentano gli anziani e diminuiscono i giovani, crolla tutto il sistema. Esistono, quindi, un’ecologia e una sostenibilità anche umana; noi pensiamo, erroneamente, che abbiano a che fare solo con gli alberi o lo scioglimento dei ghiacciai quando invece sono anche collegate all’uomo e le sue relazioni. Secondo punto: non è vero che un figlio inquina. Inquinano l’individualismo, il consumismo, una visione egoistica della vita. 

W. Quale relazione tra leadership e bene comune?

DE P. La leadership è determinante. La storia è fatta da uomini ed ognuno di noi ha una leadership ed un’influenza sugli altri che può esercitare nel bene o nel male. Possiamo trascorrere gli anni della nostra vita valorizzando e facendo grandi cose verso il bene, o facendole verso il male. Le relazioni sono fatte di leadership e il leader non è quello che comanda e decide, bensì quello che si mette a servire, quello che lava i piedi, quello che si mette in discussione per migliorare la vita degli altri. Il bene comune non è la somma degli interessi particolari, ma il capire che la tua vita è un’opera d’arte che devi vivere come un capolavoro e che deve avere, comunque, una generatività ed una ricaduta positiva verso gli altri. 

W. Ti presenti sempre come padre di cinque figli, tra cui, Giorgio Maria che ha la sindrome di Down. Ti chiedo di parlarci della dimensione del dono nel ricevere una nuova vita, anche quando questo comporta affrontare nuove situazioni a volte più complicate. 

DE P. Tengo, ogni volta, a sottolineare questo aspetto, perché è il jolly che ci ha migliorato la vita. Giorgio Maria non è la sua sindrome e quel cromosoma in più: per noi, è stato un regalo. Prima della nascita non lo sapevamo, ma oggi siamo innamorati di quel cromosoma e questo non vuol dire che tutto sia facilissimo, sicuramente è più complicato ma è infinitamente più bello. C’è una bellezza che va al di là della fatica. Questo è emerso nelle tavole rotonde: un figlio è faticoso, ma questa fatica fa uscire delle energie che tu nemmeno sognavi di avere e che, se valorizzata, può produrre dei frutti enormi, anche per il nostro paese. 

W. Tra varie tue pubblicazioni, hai scritto, a quattro mani, con tua moglie Anna Chiara Gambini, il libro “Ci vediamo a casa” e successivamente “Adesso viene il bello” in cui hai presentato uno spaccato della vostra vita familiare molto veritiero, ricco di semplicità, senza immagini edulcorate. Che messaggio avete voluto comunicare ai lettori? 

DE P. Quando è nato Giorgio Maria, molti ci hanno mandato messaggi che sembravano quasi di commiserazione. Mia moglie ed io abbiamo deciso di esprimere come la nostra vita sia cambiata in positivo e di come ci sia una bellezza nonostante la complessità. Una famiglia, pur con problematiche e confusione, è più bella che difficile. Sicuramente ti distrugge dei sogni ma ne crea altri ancor più belli. Ho voluto fare una narrazione dove non ci fossero gli stereotipi sia della famiglia perfetta o della famiglia dove si consuma la violenza, ma presentasse quello che esattamente viviamo quotidianamente. Nei libri presentiamo una storia che è la nostra, molto umana, non ci riteniamo degli esempi ma delle persone che raccontano. Non ci mettiamo “in piazza” bensì “in gioco”. 

W. La tua giornata, come anche quella di tua moglie, immagino inizi molto presto e finisca tardi, con le sveglie notturne per i figli. Come affronti ogni giorno la sfida della vita, riaffermando la bellezza della famiglia? Cosa ti dà più forza? 

DE P. Effettivamente le mie giornate iniziano molto presto e finiscono a sera tarda; andrei volentieri a dormire un po’ prima, ma non riuscirei a ritagliarmi un po’ di tempo con mia moglie. La motivazione che mi dà forza è sicuramente la fede, perché al di là del lavoro e di altre cose, la nostra vita è anche una missione, una vocazione a vivere la pienezza. 

W. Ti chiedo una parola o un’immagine per rappresentare la famiglia.

DE P. È la cosa più complessa, ma anche più bella, che esista. La famiglia è il luogo dove apprendi tutto. La pace non la impari negli uffici diplomatici dell’Onu ma l’apprendi in famiglia. 

* Flora Grassivaro, presidente WFWP Padova

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