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di Giorgio
Gasperoni
Lo sport,
come evidenzia il rapporto dello “Sport for Development International Working
Group” (SDP IWG) (2008), possiede caratteristiche uniche che consentono di
aggiungere un plusvalore ai processi di sviluppo e di ricostruzione e
mantenimento della pace. Data la sua popolarità universale, lo sport attira
partecipanti, spettatori e volontari a prescindere dalle esistenti barriere
nazionali, culturali, socio-economiche o politiche.
Come
conseguenza, possiede la capacità di unire le persone. Lo sport è, infatti,
basato sulla partecipazione e consente la costruzione di reti relazionali sia a
livello della comunità, sia tra governi nazionali, federazioni sportive ed
organizzazioni internazionali.
Tali reti
devono far proprio il carattere inclusivo dello sport al fine di combattere
l’esclusione delle minoranze e promuovere le relazioni, la collaborazione ed il
supporto tra i membri della società. Questo processo è favorito dagli
insegnamenti positivi che lo sport può trasmettere, come ad esempio il fair play, il lavoro di squadra, il
rispetto per l’avversario e le regole, la non violenza, la tolleranza e il
senso di giustizia, valori e competenze utili nella vita quotidiana e in ambito
lavorativo.
L’insieme
di queste caratteristiche e potenzialità consente allo sport di ispirare,
motivare e conferire importanza alle persone, costruendo la loro autostima,
favorendo la crescita personale e il benessere mentale e fisico, essenziali nei
processi di sviluppo.
Lo Sport, può educare il nostro carattere: aiuta a crescere, a sviluppare la fiducia in se stessi, la resistenza allo sforzo, la perseveranza, insegna il lavoro di gruppo, sviluppa il coraggio.
Lo Sport ci incoraggia a dare il meglio come individui e come squadra. Tramite
l’unità della mente e del corpo viene espressa una profonda bellezza e bravura.
Esiste, però, anche il lato oscuro dello sport: eccessiva
commercializzazione, filosofia di vincere a tutti i costi, interessi personali
su tutti gli altri interessi.
Lo sport da solo non può assicurare
la pace né risolvere situazioni socioeconomiche complesse; per questo è utile
considerarlo come un importante strumento da inserire in programmi integrati,
che contengano diverse pratiche volte a raggiungere gli obiettivi di sviluppo.
Si devono escludere gli aspetti
negativi che, purtroppo, vengono a crearsi negli ambienti sportivi (rivalità
tra tifoserie, doping…) e aspetti commerciali.
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Nelle pagine di questo giornale, riportiamo due esempi di buone pratiche di sport portate
avanti dalla UPF, una a San Marino con il progetto “Un calcio per la Pace” ed
una a Monza con “Il Trofeo della Pace”, torneo interetnico di calcio.
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