13 ottobre 2023

DALL’AFGHANISTAN UN GRANDE ESEMPIO DI FORZA D’ANIMO

Emilio Asti 

Forse nessun altro Paese è stato così tante volte scenario di conflitti come l’Afghanistan, i cui abitanti per lungo tempo hanno continuato a vivere in mezzo alla violenza e alla miseria, in un ambiente colpito da numerose calamità naturali. Non bisogna dimenticare che il territorio afghano è una zona ad alta sismicità, diversi infatti sono stati i terremoti verificatisi nel corso degli anni, con un clima fortemente continentale, caratterizzato da inverni gelidi ed estati torride, inoltre lunghi periodi di siccità si sono alternati a forti alluvioni, aggravando una situazione di profonda miseria. 

Alcuni giorni fa un violento terremoto ha colpito la provincia di Herat, situata nell’Afghanistan occidentale, non lontana dalla frontiera con l’Iran, provocando circa 2500 vittime e migliaia di feriti, ma il bilancio pare destinato ad aumentare. Questa dichiarazione, ripresa dai mezzi di comunicazione locali, di un residente di Herat, città fortemente colpita dal sisma, pur nella sua semplicità, è significativa: “Tutte le persone sono fuori dalle loro case. Case, uffici e negozi sono tutti vuoti e si temono nuovi terremoti. Io e la mia famiglia eravamo dentro casa, ho sentito il terremoto.” 

Alcuni villaggi, formati da casupole di pietra e fango, sono stati completamente distrutti, migliaia sono gli sfollati e per la paura di nuove scosse molti dormono all’addiaccio, in balia degli elementi naturali.

L’epicentro è stato localizzato nel distretto di Zinda Jan, che confina con l’Iran, violente scosse sono state avvertite anche nelle zone limitrofe, causando nelle montagne circostanti frane e smottamenti, che rappresentano un grosso pericolo, oltreché un ostacolo alle comunicazioni.

Molte case, che non disponevano di luce elettrica e di acqua corrente, sono state ridotte in macerie, parecchi edifici sono ora inagibili e le connessioni telefoniche, che già funzionavano in modo irregolare, sono saltate. Sebbene ormai da tempo abituata ad una vita di stenti, quest’ultimo disastro naturale ha peggiorato la condizione di molta gente, già duramente provata in un contesto di estrema povertà e violenza. 

Il bisogno di aiuti umanitari, da cui dipende la vita di molti, è urgente, ma purtroppo molto pochi sono gli aiuti disponibili per dare riparo ai senzatetto e fornire cibo. 

Molte le persone intrappolate sotto le macerie e i feriti che cercano disperatamente aiuto; in una lotta contro il tempo si scava anche a mani nude alla ricerca di possibili sopravvissuti.

Abdul Wahid Rayan, portavoce del ministero dell’Informazione del governo talebano, ha lanciato alla comunità internazionale una richiesta di aiuti urgenti, ora c’è da sperare che essa risponda a questo appello, in quanto il governo, colpito da sanzioni internazionali non è in grado di assistere la popolazione. Molto più di altri Paesi, l’Afghanistan vive una situazione di grave carenza per quanto riguarda le infrastrutture, considerando anche la volontà della classe dirigente talebana di mantenere il Paese isolato per preservarlo dalle influenze esterne, considerate moralmente dannose.

La Mezzaluna Rossa afghana, l’equivalente della Croce Rossa in Occidente, si è subito attivata per portare aiuto e nonostante la povertà di mezzi materiali sta facendo del proprio meglio, ma i soccorsi, resi difficili dalla mancanza di infrastrutture, procedono a rilento, anche perché in varie zone si verificano attacchi da parte di criminali e gruppi guerriglieri. Diverse strade, anche per le numerose mine inesplose, non sono sicure e si trovano inoltre in pessime condizioni.

In questo doloroso momento pare che la solidarietà nei confronti dei connazionali colpiti dal terremoto, considerati martiri, abbia aiutato il popolo afghano a ritrovare unità. Molti di coloro che fortunatamente non sono stati toccati dal sisma, pur disponendo di scarse risorse, si stanno dando da fare per aiutare la popolazione colpita dal sisma e, dimenticandosi dei problemi personali, cercano un modo per aiutare i parenti delle vittime, consapevoli inoltre che l’aiuto materiale, anche modesto, dev’essere sempre accompagnato da una sincera attitudine benevola, in grado di offrire conforto e speranza. 

Al di là delle divisioni etniche, l’Islam, la cui spiritualità da lungo tempo scandisce la vita dell’Afghanistan in tutti i suoi aspetti, rappresenta per questo popolo il fondamento dell’esistenza.

A differenza dell’Occidente, dove il progresso materiale ha portato un progressivo abbandono delle credenze religiose, l’Afghanistan rimane un Paese in cui la stragrande maggioranza della popolazione, nonostante le molteplici vicende dolorose, continua a credere in Dio, considerato padrone di ogni cosa e nelle cui mani vi è il destino di ognuno; Egli guida gli avvenimenti umani e, per vie misteriose che solo Lui conosce, sa trarre il bene dal male. Tale fede ha permesso agli afghani, pur con tutti i loro limiti, di superare anche i momenti più dolorosi della loro storia. In una circostanza in cui potrebbe prevalere lo scoraggiamento e la rabbia di fronte ad un evento estremamente doloroso e che può sembrare anche profondamente ingiusto, la popolazione afghana continua a pregare con fiducia. È proprio in questi momenti che si rivela il valore spirituale di un popolo.

Grazie a questa disposizione spirituale basata sulla preminenza della religione parecchi arrivano a scoprire in sé stessi una forza straordinaria, che li aiuta a superare anche le peggiori disgrazie. Tale fede, che illumina la loro esistenza, li spinge anche a prodigarsi per gli altri, convinti che l’aiuto altruistico offerto al prossimo verrà in qualche modo sicuramente ricompensato da Dio. 

Pure coloro che hanno perso alcuni loro familiari, oltre ai pochi beni materiali, manifestano il loro dolore in modo calmo e rassegnato, non lasciandosi andare ad atteggiamenti di disperazione o di ribellione e manifestano il desiderio di continuare a vivere, affidandosi alla misericordia divina, in cui ripongono grande fiducia. Una parola usata molto spesso, anche in altri Paesi islamici, è InshAllah, col significato di: se Dio vuole, in accordo a ciò che Lui ha stabilito, la cui volontà, alla quale occorre sottomettersi in ogni circostanza, bisogna sempre accettare. Ciò però non significa abbandonarsi ad un’attitudine di rassegnazione fatalistica senza compiere la nostra responsabilità, ma rappresenta un modo per affermare la supremazia di Dio, il cui volere rimane per noi imperscrutabile.

Ciò rappresenta anche un modo per evitare che un sentimento di disperazione e rabbia si impadronisca del loro spirito, atteggiamento incompatibile con il carattere afghano, riconoscendo che la dimensione spirituale ha molto più valore di quella fisica.

Attraverso numerosi contatti con vari amici afghani ho avuto modo di ascoltare le loro considerazioni su questa grossa disgrazia, che scaturiscono da una pace interiore, la quale non appare turbata dalle vicende esterne, per quanto gravi queste possano sembrare ai nostri occhi.

Le immagini e i video inviatimi mostrano mucchi di rovine e gente, compresi alcuni bambini ritrovatisi improvvisamente orfani e senza dimora, che guarda con profonda tristezza, in silenzio e solitudine le macerie che una volta erano la loro casa. Ciò pare ricordarci che in un attimo la nostra vita può cambiare completamente e non possiamo mai considerarci immuni dalle sciagure. Vedendo tali immagini ero profondamente addolorato, ma poi ascoltando ciò che questi amici dicevano ho ammirato la loro forza d’animo e la capacità di guardare oltre, comunque l’essenziale si nasconde oltre le parole e le immagini. Credono infatti che il terremoto sia stato una prova da parte di Dio e, secondo molti, l’avvio di un processo di purificazione e come tale, per quanto doloroso possa essere, bisogna accettare e da cui trarre insegnamenti per la nostra vita spirituale. Si tratta di una fede basata sull’accettazione totale della volontà di Dio, considerato, in accordo con le parole del Corano, il padrone della storia. Le loro affermazioni possono sorprenderci, ma per coloro che conoscono bene l’Afghanistan non rappresentano una novità.

Affermano con convinzione che la vita vada accettata in ogni momento, in quanto convinti che il dolore di oggi porterà la gioia di domani. Anche una terribile sciagura come questa può trasformarsi in un’occasione di rinnovamento sia spirituale che materiale.

Grazie a tale attitudine gli afghani sono stati capaci di contrastare le invasioni straniere, come in occasione dell’invasione sovietica, a cui seppero opporre un’eroica resistenza.

Purtroppo, l’Occidente, in generale, ha capito poco dell’Afghanistan e della sua cultura, estremamente ricca di valori spirituali. Molti che hanno avuto occasione di conoscere questo Paese e il suo popolo, riconoscono che esso, al di là di ciò che potrebbe sembrare in apparenza, ha conservato profonde tradizioni, che ancora oggi possono insegnarci molto, ricordandoci quanto sia importante la fede religiosa nella vita di un popolo.

Agli afghani deve andare ora la nostra solidarietà, unita all’augurio che le loro speranze, molte volte frustrate, e dopo tante sofferenze patite, divengano realtà e possa avverarsi il sogno di una nazione finalmente in pace ed autosufficiente, riuscendo a mantenere le proprie tradizioni spirituali.

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