Vergogna! Pochi risultati, molte, troppe incertezze,
mentre le famiglie di questi desaparecidos della n/s civiltà, sono rimaste sole!
di Franco
Previte
Con il 13
maggio 2017, non ricordato dalle n/s Istituzioni è trascorso sotto un
assordante silenzio e con esso 39° anni dalla emissione della legge 180 e 833,
“leggi” che hanno dettato la chiusura dei “manicomi” privi del Regolamento
d’Applicazione e di strutture alternative per la “prevenzione, cura ed
inserimento sociale dei sofferenti psichici” (Conclusioni della 12° Commissione
della 12° Commissione Affari Sociali “Indagine conoscitiva sulla chiusura degli
Ospedali Psichiatrici” del 16 luglio 19979), mentre l’opinione pubblica attende
pazientemente la chiusura definitiva di questo grave ed urgente disagio
sociale.
Quasi ogni
giorno innanzi a lucide drammatiche follie si ri-confermano, oggi maggio 2017,
la carenza di valide Strutture Ospedaliere, restando invariate le necessità
delle vecchie e nuove cronicità che richiedono interventi ad alta protezione
Sanitaria e Legislativa.
Costernazione
ed indignazione pervade nell’opinione pubblica per i molti, ripeto, “episodi”
creati da menti psichicamente malate che avvengono con troppa progressione con
stupri verso fanciulle e madri di famiglia, madri che uccidono i loro piccoli
figli, violenze spicciole tra adolescenti, aggressività tra consanguinei dove
spesso ci scappa il morto, furti, rapine, insomma una miriade di “fattacci” che
rendono la vita veramente una “corsa ad ostacoli”, una vita allo “sbaraglio”,
una società “anomala”!
Madre Teresa di
Calcutta, al secolo Anjeze Gonxhe Bojaxmiu oggi Santa, ha affermato “che nel
mondo occidentale, dove la gente sembra più ricca, vi è una fame più intensa ed
una povertà interiore più grande di quella che si riscontra nelle viuzze di
Calcutta”.
Magnifica descrizione della incomprensibile realtà quotidiana Italiana ed
aggiungo anche Europea. Non essere sensibili a questi
problemi significa deludere sempre le aspettative della società, perché manca
nelle Istituzioni la capacità di ascolto, una “fermata” che non ha saputo o
voluto “raccogliere” l’esigenza di una priorità per restituire il rispetto del
diritto non solo del “malato” quale persona da beneficiare di quelle norme
giuridiche ed economiche che non possono essere dimenticate, ma di “quei
diritti dei deboli”, che come solito dice molto bene il Cardinale Tettamanzi
“non sono diritti deboli”!
La solidarietà
sociale, principio altamente etico che ogni uomo deve sostenere verso i più
sfortunati, i più bisognosi e più diseredati della vita, spesso ri-chiamati da
Papa Francesco, è un concetto che deve indurre tutti, specie le Istituzioni, ad
essere sostenitori di diritti, di doveri di uguaglianza e pari dignità sociale
più volte evidenziati dalla nostra Costituzione.
La “strada” sociale dei valori della giustizia, della solidarietà, delle
equità, delle pari opportunità che guida ancora il cittadino attento ed onesto,
in questo mondo di corrotti e di corruttori, fa ritornare in mente anche
un’altra vasta categoria di sfortunati come terremotati, i senza casa, i
disoccupati, i “nuovi poveri”, i disabili fisici, ciechi, sordi, sordomuti, i
malati mentali “sfollati” dai manicomi o “relegati” in casa, ancora tutti aspettano
risposte adeguate alle loro rispettive situazioni ed ancora oggi “lottano” per
ottenere quei diritti legali ed anche quelli di rispetto umani che
costituiscono la ragione profonda ed il motore propulsivo per il miglioramento
della loro condizione ed il godimento di protezione per la vita e la salute.
Il grosso
“guaio” dell’Italia è quello di non dare priorità alle necessità! si preferisce
rivolgere lo “sguardo ad altro”!
Le famiglie di
questi “desaparecidos della nostra civiltà”, prendono atto di un bilancio
alquanto deludente dei vari responsabili della vita pubblica, che hanno
ritenuto, la “problematica dell’assistenza psichiatrica”, da considerarsi
esautorata, malgrado appare evidente che l’invocato Provvedimento Legislativo
quel Testo Unificato Burani-Procaccini è sparito misteriosamente dall’Agenda
Parlamentare, mentre l’opinione pubblica auspica che si perseguano sforzi per
assicurare quei benefici che non lesino l’inalienabile dignità della persona
umana.
Nell’opinione
pubblica, comunque, persiste intenso il timore di perdere quei diritti etici
condensati nel rispetto della persona malata, che una progressione di
“esternazioni”, di inutili “promesse”, di un “cinguettio” evanescente vanno
esaurendosi, per fermarsi alle parole vane che non trovano riscontro nella vita
quotidiana.
La sola “cosa”
che resta a questi inermi concittadini colpiti dalle sventure della vita, dalla
disabilità fisica, da handicap psichico, dalle incertezze delle loro famiglie e
dal severo esame dell’opinione pubblica in questa grave situazione, è la
speranza che la sconfitta fin oggi registrata, sia un domani di sincero
rispetto e lucido realismo, per la mancata emissione di quelle leggi che non
hanno saputo difendere la dignità dell’uomo malato.
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