Convegno Conferenza Episcopale Italiana
di Franco Previte,
L’importanza della promozione della salute mentale e la necessità di agire in maniera più efficace e coordinata a livello sia italiano che europeo, sono state sottolineate in varie occasioni da autorevoli responsabili della politica dei Governi che si sono succeduti in Italia da 35 anni e da parte della Commissione Europea.
La dimensione giuridica e sociale di quanti sono soggetti deboli e indifesi, portatori di minorità, quali anziani, disabili fisici, malati terminali sono stati oggetto di scarsa attenzione da parte di quanti hanno responsabilità di sanità pubblica, ivi compreso gli handicappati psichici per i quali la CEI dedica un Convegno.
Questo si svolgerà sabato 27 settembre presso la Sala San Pio X in Roma Via dell’Ospedale 1 (angolo Via della Conciliazione) da parte della Conferenza Episcopale Italiana Ufficio Pastorale della Salute dal titolo “La malattia mentale una emergenza. La psichiatria in tempo di crisi”.
In campo Europeo: la sofferenza che trova “ospitalità” in ogni corpo umano, dovrebbe trovare nella società e nelle istituzioni un concreto sostegno per l’esercizio al diritto del riconoscimento delle reali situazioni in cui si trovano quanti soffrono di questo grave ed urgente disagio sociale, diritti ribaditi nella n/s Costituzione e nel Preambolo della Costituzione Europea, che dovrebbero essere più vicine ai cittadini assumendosi le responsabilità.
Più e più volte l’Unione Europea (e ne siamo orgogliosi per essere stati i primi a sollevare questo “bubbone” in Europa) ha affrontato l’argomento inerente le malattie mentali, invitando gli Stati Membri ad “attribuire alla salute mentale una maggiore importanza, metterla più in rilievo e promuovere la buona salute mentale, in particolare presso i bambini, giovani, le persone anziane, nonché su luogo di lavoro (risposta a noi pervenuta dal Parlamento Europeo 29 maggio 2000 CM/412554IT.doc PE290.531, a fronte della n/s Petizione n.146 /1999 ).
La Costituzione Europea, a n/s modesto avviso, ha disatteso l’attenzione verso la malattia mentale, patologia assi diffusa anche in Europa, specie fra i giovani e gli adolescenti e sia il n/s Ricorso n.44330/06 alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo ed il Parlamento Europeo per richiedere una Direttiva Comunitaria con uguale valenza in tutti gli Stati Membri della UE, sono stati inutili da parte n/s malgrado il motto “Uniti nella diversità” i popoli europei vogliono restare un Continente aperto alla cultura, al sapere, al progresso sociale e per una fattiva autentica integrazione europea.
In campo italiano: ancora una volta dobbiamo riscontrare che una certa preoccupazione si è insinuata nell’opinione pubblica per la carenza di un sostegno legislativo una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica e finanziaria per attivare e dove non esistono servizi pubblici essenziali inerenti quanti vivono in sofferenza psico-fisica, che si attestano a circa 10 milioni dalla depressione alla schizofrenia grave.
Nel n/s Paese i dati statisti Istat 2014( sono diversi ma in rilevanza circa):
a) il 4% della popolazione soffre di disturbi mentali ;
b) il 16% di varie forme di disagio mentale ;
c) il 30% assume psicofarmaci
d) il 15% delle famiglie sono colpite in almeno dei suoi componenti : il 15% uomini, il 25% donne.
Sul concreto quotidiano non sono risolti, dopo 35 anni circa, in maniera tangibile le reali esigenze dei malati, delle loro famiglie e quello che preoccupa l’opinione pubblica è la sicurezza di tutti i cittadini.
Un elemento molto importante, da noi richiesto nelle n/s Petizioni a partire dal 7 ottobre 1998 con l’Opera don Orione e don Guanella, ultima del 18 marzo 2013, fra altre, la richiesta del dopo di noi, provvedimento quando il sofferente sia fisico che psichico resteranno soli.
E’ necessario valutare l’uomo debole nella sua realtà, sociale, economica, umana, perché la sua capacità funzionale è ridotta, ma ha una sua dignità che lo deve contraddistinguere in una società, anche europea, in cui la democrazia è responsabile e deve essere attenta allo stesso.
Ne consegue l’abbandono di una nozione assoluta e astratta di uomo-soggetto, per una concezione più umana che faccia riferimento alle concretezze delle singole persone con le loro esigenze, con le necessità e prerogative, ma anche con i doveri che impone la solidarietà in quanto partecipi della stessa comunità.
E’ quanto ci attendiamo dal Convegno della CEI.
di Franco Previte,
L’importanza della promozione della salute mentale e la necessità di agire in maniera più efficace e coordinata a livello sia italiano che europeo, sono state sottolineate in varie occasioni da autorevoli responsabili della politica dei Governi che si sono succeduti in Italia da 35 anni e da parte della Commissione Europea.
La dimensione giuridica e sociale di quanti sono soggetti deboli e indifesi, portatori di minorità, quali anziani, disabili fisici, malati terminali sono stati oggetto di scarsa attenzione da parte di quanti hanno responsabilità di sanità pubblica, ivi compreso gli handicappati psichici per i quali la CEI dedica un Convegno.
Questo si svolgerà sabato 27 settembre presso la Sala San Pio X in Roma Via dell’Ospedale 1 (angolo Via della Conciliazione) da parte della Conferenza Episcopale Italiana Ufficio Pastorale della Salute dal titolo “La malattia mentale una emergenza. La psichiatria in tempo di crisi”.
In campo Europeo: la sofferenza che trova “ospitalità” in ogni corpo umano, dovrebbe trovare nella società e nelle istituzioni un concreto sostegno per l’esercizio al diritto del riconoscimento delle reali situazioni in cui si trovano quanti soffrono di questo grave ed urgente disagio sociale, diritti ribaditi nella n/s Costituzione e nel Preambolo della Costituzione Europea, che dovrebbero essere più vicine ai cittadini assumendosi le responsabilità.
Più e più volte l’Unione Europea (e ne siamo orgogliosi per essere stati i primi a sollevare questo “bubbone” in Europa) ha affrontato l’argomento inerente le malattie mentali, invitando gli Stati Membri ad “attribuire alla salute mentale una maggiore importanza, metterla più in rilievo e promuovere la buona salute mentale, in particolare presso i bambini, giovani, le persone anziane, nonché su luogo di lavoro (risposta a noi pervenuta dal Parlamento Europeo 29 maggio 2000 CM/412554IT.doc PE290.531, a fronte della n/s Petizione n.146 /1999 ).
La Costituzione Europea, a n/s modesto avviso, ha disatteso l’attenzione verso la malattia mentale, patologia assi diffusa anche in Europa, specie fra i giovani e gli adolescenti e sia il n/s Ricorso n.44330/06 alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo ed il Parlamento Europeo per richiedere una Direttiva Comunitaria con uguale valenza in tutti gli Stati Membri della UE, sono stati inutili da parte n/s malgrado il motto “Uniti nella diversità” i popoli europei vogliono restare un Continente aperto alla cultura, al sapere, al progresso sociale e per una fattiva autentica integrazione europea.
In campo italiano: ancora una volta dobbiamo riscontrare che una certa preoccupazione si è insinuata nell’opinione pubblica per la carenza di un sostegno legislativo una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica e finanziaria per attivare e dove non esistono servizi pubblici essenziali inerenti quanti vivono in sofferenza psico-fisica, che si attestano a circa 10 milioni dalla depressione alla schizofrenia grave.
Nel n/s Paese i dati statisti Istat 2014( sono diversi ma in rilevanza circa):
a) il 4% della popolazione soffre di disturbi mentali ;
b) il 16% di varie forme di disagio mentale ;
c) il 30% assume psicofarmaci
d) il 15% delle famiglie sono colpite in almeno dei suoi componenti : il 15% uomini, il 25% donne.
Sul concreto quotidiano non sono risolti, dopo 35 anni circa, in maniera tangibile le reali esigenze dei malati, delle loro famiglie e quello che preoccupa l’opinione pubblica è la sicurezza di tutti i cittadini.
Un elemento molto importante, da noi richiesto nelle n/s Petizioni a partire dal 7 ottobre 1998 con l’Opera don Orione e don Guanella, ultima del 18 marzo 2013, fra altre, la richiesta del dopo di noi, provvedimento quando il sofferente sia fisico che psichico resteranno soli.
E’ necessario valutare l’uomo debole nella sua realtà, sociale, economica, umana, perché la sua capacità funzionale è ridotta, ma ha una sua dignità che lo deve contraddistinguere in una società, anche europea, in cui la democrazia è responsabile e deve essere attenta allo stesso.
Ne consegue l’abbandono di una nozione assoluta e astratta di uomo-soggetto, per una concezione più umana che faccia riferimento alle concretezze delle singole persone con le loro esigenze, con le necessità e prerogative, ma anche con i doveri che impone la solidarietà in quanto partecipi della stessa comunità.
E’ quanto ci attendiamo dal Convegno della CEI.
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