11 novembre 2016

LA SOCIETÀ AL TEMPO DEI ROBOT


di Antonio Saccà
Torna di moda la Sociologia. Dopo un lungo periodo in cui sembrava che il centro dell'interesse si rivolgesse all'individuo, oggi si ripresentano fenomeni eminentemente sociali, da ciò il ritorno della Sociologia. Migrazioni, scontri e incontri delle religioni, disfatta e insorgenza degli stati nazionali, mutamenti radicali nei sistemi produttivi con la finanziarizzazione, gli spostamenti dei capitali e degli investimenti, l'immissione nel mercato di paesi a basso costo di produzione, la concorrenzialità planetaria, l'avvento della robotica, dell'informatica e dell'intelligenza artificiale, la problematica ambientale...
Di queste novità drammatiche non sempre e non tutti sono consapevoli, e, a quanto pare, la classe politica, economica, intellettuale, insomma la parte dirigente, non sembra in condizioni, o non lo è stata fino ad ora, di risolvere tanta complessità. Del resto, è difficilissimo risolverla giacché materia contraddittoria per se stessa. Ne diremo. Inoltre, come avviene, si formano delle ideologie, le quali ritengono di incarnare la soluzione, spesso non curandosi degli effetti, come si definiscono, perversi, anche con le migliori intenzioni. Di certo vi è che intelligenza artificiale, informatica, robotica, circoscrivendo l'analisi, muteranno radicalmente i sistemi produttivi. Siamo nella Seconda Rivoluzione Industriale. Nella Prima Rivoluzione Industriale l'uomo inventò le macchine e le usò direttamente, nella Seconda Rivoluzione Industriale l'uomo inventa macchine che dirigono altre macchine. È un cambiamento radicale. Contestato. Taluni affermano che saranno pur sempre gli uomini ad inventare le macchine che guidano le macchine, quindi non ci saranno problemi di disoccupazione. I timori della sostituzione dell'uomo con le macchine sarebbero errati come lo furono nella Prima Rivoluzione Industriale i timori del luddisti, i quali distruggevano le macchine che eliminavano il lavoro artigianale- esso in gran parte fu eliminato, ma creando occupazione nelle fabbriche. Di fatto, i paesi più ammodernati dominano il mercato mondiale, e dominando il mercato mondiale creano occupazione. Tutto risolto? Non è sicuro. E da qualche tempo si fa pressante la problematica dell'innovazione tecnologica. Ne fa cenno il Pontefice Francesco nella Lettera Enciclica “Laudato si”, giudicando un danno sociale preferire l'uso delle tecnologie, più convenienti, al posto dell'occupazione degli uomini, ne scrivono da tempo Roberto Vacca, Domenico De Masi, io stesso, ormai ne scrivono i quotidiani, qualche mese fa, in estate, la diffusa rivista tedesca, “Der Spiegel”, ha svolto l'argomento in toni drammatici, insomma, la “robotica” è la questione o una questione dominante. Spesso trattata con un empirismo riduttivo, una conta delle attività che cesserebbero, nel futuro. Cesserebbero gli autisti perché le macchine si guiderebbero da sé, le segretarie, le famiglie affiderebbero ai Robot le pulizie di casa, perfino la preparazione dei cibi, i vecchi avrebbero un Robot di sostegno, i bambini sarebbero accompagnati a scuola dai Robot, un Robot ti dà la colazione, a non parlare dei Robot nel campo produttivo, il Robot pompiere che non teme il calore, il Robot che non patisce le vernici, ed avanzando: il Robot chirurgo, ed ancora la collaborazione tra robotica e corpo umano o comunque parti meccaniche nel corpo umano, e sensori che danno l'impressione di possedere un arto invece mancante, ed inoltrandoci, sostanze che potenziano la mente, minimi ritrovati tecnici che ci traducono all'istante lingue straniere da noi ignorate, conoscenze a disposizione, dall'esterno, e perfino la traduzione del linguaggio animale, e la fusione nucleare, ed i viaggi e lo sfruttamento e la colonizzazione spaziale... Ma sono minimi spunti. La Seconda Rivoluzione Industriale sarà strabiliante. Più terra terra, avremo una intersecazione universalistica di popoli, religioni, cibi, connessa al mercato mondiale ed alla potenza produttiva planetaria, ma, in antitesi, forme di difesa, di argini, specie dai paesi più deboli che credono e temono di soccombere all'invasione dei paesi più forti o più disperati, e quindi forti nell'esplosione demografica emigrativa. Temi da valutare punto per punto.
Torniamo ai Robot. Siamo in presenza di un fenomeno mai verificatosi, lo ripeto perché è decisivo. L'avvento di macchine che dirigono macchine, di macchine “interne” all'uomo, paraumane, di entità artificiali intelligenti aggiuntive ma anche sostitutive dell'intelligenza umana. Al dunque: una Società di macchine intelligenti, con una forza fisica centuplicata rispetto all'uomo e una capacità mentale parallela alla nostra, seppure “disumana” e non auto sciente al modo umano. L'evento suscita enormi problematiche, sottolineo la decisiva: a quali scopi condurre queste potentissime entità? Al servizio dell'umanità, ad esempio eliminando la pesantezza del lavoro, non il lavoro, diminuendolo, se mai, evitandone i rischi, dando benessere o elimineremo lavoro e lavoratori? A riguardo molti sono pessimisti nettamente. Luca Cifoni su “Il Messaggero”, 12,10,2016, scrive che l'immissione dei Robot ha creato due milioni di posti e falciato cinque milioni di lavoratori. A livello più vasto “Der Spiegel” si inoltra in una possibile società senza lavoro umano. Accenno soltanto, ora... 
Attenueremo nell'uomo la voglia di pensare delegandola alle macchine persino nella creazione artistica? Combinatorie linguistiche sono in grado di stabilire connessioni strabilianti, anche combinatorie di suoni. Accenno soltanto per dire: straordinarie macchine che guidano macchine o nefaste macchine sostitutive dell'uomo? Che l'Epoca dei Robot non sia l'epoca priva dell'uomo! O la robotizzazione dell'uomo. Ed è inutile ripetere: i Robot li crea l'uomo. Infatti, l'uomo può creare la sua negazione. Sta a noi non distruggerci. Purché non si proceda alla cieca. E non si ritengano le invenzioni tecniche evolute una automatica evoluzione dell'uomo. E, soprattutto, purché si abbia una idea dell'uomo che vogliamo essere. Ne parleremo. In ogni caso, Robot sarà un nostro compagno per lunghissimo tempo, amico o nemico, non sappiamo. Dipende da noi, ma dipende anche da “lui”, giacché gli sviluppi di quel che creiamo non sempre vanno nella direzione voluta. Non controlliamo tutto quel che compiamo. Abbiamo suscitato una Entità fenomenale. A maggior motivo occorre fronteggiarla con una decisa idea dell'uomo che vogliamo essere. Chi vogliamo essere? Uomini Robot o Uomini e Robot?

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