13 marzo 2015

Chiara, la donna che disubbidì due volte

La dott.ssa Maria Chiara Forcella, psicologa, psicoterapeuta, poetessa parla di Santa Chiara partendo dal ricordo della stupenda raffigurazione di San Francesco e Santa Chiara ritratta dal maestro Saetti, riportata nell’antologia “San Francesco e il dialogo con le creature” edito dalla Maison d’Art di Carla d’Aquino, e titolata vestizione di Santa Chiara.

Santa Chiara d’Assisi al secolo Chiara Scifi nacque nel 1193 e morì nel 1253 e fu dichiarata Santa nel 1255 da Papa Alessandro IV.
Il pittore Saetti ha colto in questo quadro l’essenza del rapporto tra i due santi, San Francesco, infatti, fu il fondatore dell’ordine delle clarisse e Santa Chiara prese la decisione di dedicarsi all’ordine monacale dopo aver conosciuto San Francesco. Il Santo più volte ha ricordato che le clarisse per certi versi gli furono vicine più dei suoi fratelli.

Figlia come San Francesco di una famiglia benestante di Assisi, a soli 18 anni fece la sua scelta per seguire il desiderio di dedicare la sua vita a Dio, in forte contrasto con i familiari, sfuggendo al matrimonio da loro predisposto. Tempo dopo fu seguita in questa sua vocazione sia dalla sorella che dalla madre.
Nella notte della domenica delle Palme del 1211 fuggì dalla casa paterna e raggiunse Francesco alla Porziuncola.
Francesco diede la prima regola all’ordine basata sulla povertà, regola fondamentale per Santa Chiara e tema centrale della sua esperienza mistica che il Papa cercò di attenuare ma Santa Chiara non accettò sconti.
Solo abbandonando tutti i beni materiali Santa Chiara si sente capace e libera di percorrere il suo cammino religioso. È proprio questo l’argomento centrale su cui vertono i suoi scritti, nello specifico le quattro lettere scritte alla figlia del re di Boemia Ottokar, Agnese di Boemia che seguirà il suo esempio.
Da queste lettere emerge una donna di forte carattere decisa e fiduciosa nonostante passerà metà della sua vita inferma a letto perché ammalata.
Fu santificata nel 1255 due anni dopo la sua morte per due suoi miracoli.
Santa Chiara e Santa Agnese, lettere “tra due mistiche”
Le lettere che scrive ad Agnese di Boemia, una delle donne più importanti d’Europa, figlia come abbiamo già detto del re Ottokar e di Costanza di Ungheria, cugina di Santa Elisabetta di Ungheria sono quattro, probabilmente erano molte di più.
Secondo alcuni studiosi esse rappresentano una delle pagine più belle della storia del movimento religioso femminile. Le due donne non si conobbero mai, ci fu solo uno scambio epistolare, che durò 20 anni; un’amicizia importante per Chiara e fondamentale per Agnese.
 Agnese rinunciò ai matrimoni imperiali che erano matrimoni politici tra le varie case regnanti d’Europa per saldare i loro regni, per seguire la sua vocazione religiosa e prese a modello quello delle Clarisse. Nel 1233 arrivarono a Praga le prime cinque monache seguaci di Chiara, Agnese prese l’abito, la pentecoste del 1234 alla presenza di 7 vescovi e di tutta la famiglia reale.
Non s’incontrarono mai, ma il loro scambio epistolare testimonia la grande intesa che queste due donne eccezionali ebbero.
Quattro sono le lettere che Santa Chiara scrive ad Agnese di Boemia probabilmente erano molte di più, del resto, lei stessa nella quarta lettera descrive bene le difficoltà nel far giungere tali missive: “Non stupirti se non ti ho scritto di frequente… e non credere assolutamente che l’incendio d’amore verso di te sia divenuto meno ardente, è stato la scarsità dei messaggeri, l’insicurezza delle strade…”
Nella quarta lettera, sono passati vent’anni, e l’amicizia tra le due donne si è rafforzata così vicine nonostante così lontane.
In generale queste lettere vengono considerate scritti di alto lirismo, esse ci proiettano nello scenario del XIII secolo e permettono di assaporare i colori e i suoni del medioevo, mentre Chiara svela le imprese e i drammi attraverso i quali divenne «donna di luce». Una donna - la prima a scrivere una regola di vita monastica - che fu capace di contrapporsi persino al Papa pur di ottenere il privilegio della povertà assoluta, compiendo così la sua seconda eclatante disobbedienza come viene sottolineato nel libro di Dacia Maraini, ‘Chiara d’Assisi’.

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