2 febbraio 2011

Notizie dal Kyrgyzstan


La posizione geostrategica, con i turbolenti confini uzbeki e tragiki, rende rilevante il montuoso paese centro asiatico.

Di Carlo Alberto Tabacchi

Dopo gli scontri che hanno duramente colpito il sud del paese nel giugno 2010, con oltre 300 persone uccise, migliaia di feriti, numerosi uzbeki ritornati nel paese natio ed abitazioni ed infrastrutture distrutte, la situazione apparentemente sembra essere tornata alla normalità. Ad Osh, la seconda città, le strade sono di nuovo trafficate, il famoso ed antico bazar è di nuovo riaperto e molti abitanti ricominciano la ricostruzione o la ristrutturazione degli edifici e die negozi danneggiati. Il Governo sostiene Di impegnarsi al massimo per ristabilire un clima di fiducia tar le due comunità Kirghisa ed uzbeka, Che Hannover Datong via agli scontri: la scintilla Della rivolta non è stata ancora chiarita.
Piuttosto interessante è la multietnicità: circa 5,3 milioni di abitanti divisi tra Kirghisi (71%), usbeki (15%), e russi (8%); nella capitale, Bishkek oltre la maggioranza Kirghisa, esistono minoranze russe, uigure (cinesi mussulmani dello Xinijang), tatari, coreani, Kazaki, uzbeki, ucraini: un vero e proprio melting-pot!
Dal 2000 ad oggi, l'OCSE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con sede a Vienna) ha organizzato sette osservazioni per monitorare le elezioni presidenziali e/o parlamentari, inviando quindi numerosi osservatori.
Con altri 230 osservatori dell'OCSE sono andato a controllare una decina di seggi a sud di Osh, per le elezioni parlamentari dell'ottobre 2010: libertà di voto e tranquillità hanno caratterizzato questa tornata elettorale in tutto il paese.
Nella mia area di osservazione (insieme ad un moscovita), Alaj verso il confine tragico-cinese, ho attraversato colline e passi, vedendo sullo sfondo l'imperiosa ed innevata catena del Pamir (7150 metri!), in un paesaggio silenzioso e morbido tra greggi di pecore e capre. I tratti mongoli della popolazione mi hanno ricordato l'invasione di Gengis Khan nel tredicesimo secolo.
Nel Kyrgyzstan ha vinto il partito di opposizione Ata Jurt conquistando 28 seggi contro i 26 del Sdpk (socialdemocratico): la situazione politica resta ancora fluida ed incerta (le elezioni presidenziali sono previste il prossimo autunno) e si prefigurano coalizioni di più partiti, in quanto il quadro permane alquanto frammentato (erano in lizza ad ottobre ben 29 partiti).
Da un punto di vista internazionale, il paese centro asiatico resterà per lungo tempo, dovuto alla sua povertà e alla mancanza di risorse, soggetto alle mire soprattutto di Mosca (che detiene una base militare a Kant, vicino la capitale) che non vuole perdere influenza ed autorità e di Washington che nell'aeroporto di Manas mantiene una flotta di aerei per la logistica che utilizza in Afghanistan.
Nell'antichità il Kyrgyzstan rappresentava la silkroad tra Europa e Cina ma negli ultimi anni sembra la meta preferita per il passaggio di droga da Afghanistan-Tagikistan e poi Kazakistan e Russia.
Uno dei temi più sensibili nel contesto della politica estera Kirghisa, connesso alla vicinanza geografica con il teatro afghano, è il rischio di infiltrazioni di forze terroristiche di matrice islamica fondamentalista nel territorio nazionale con lo scopo di destabilizzare un attore strategico quale il paese centro asiatico. La volontà di gruppi terroristici sarebbe quella di alimentare il clima di tensione già presente per un duplice scopo: da una parte allearsi con le forze interne contrarie al nuovo corso politico per rovesciare il governo e potersi muovere più liberamente quel territorio, dall'altra parte mettere in discussione la presenza americana nell'aere, rendendo il Kyrgyzstan un soggetto fortemente instabile e quindi non adatto ad ospitare una base militare statunitense.
Plausibile è la possibilità per tali gruppi terroristici di usufruire del caos politico per gestire in libertà traffici illegali in transito nel paese verso il Kazakistan e la Russia.

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