14 novembre 2014

LA DONNA E LA DIGNITÀ: QUALE RELAZIONE OGGI?

Spunti presi da una conferenza della Dott.ssa GIBI ONORINA – Psicoterapeuta e Ambasciatrice di Pace

Parlando con le donne arabe, loro dicono una cosa importante, una cosa su cui dovremmo riflettere… Quando noi parliamo con loro, ad esempio del velo, molte di loro spiegano di non volerlo togliere: loro credono che il velo conferisca dignità. Loro dicono: “Se sono velata, mi sento libera e protetta. Non sono un oggetto sessuale per gli sguardi maschili”.
Dovrebbe farci riflettere il fatto che invece da noi il corpo femminile è mercificato. E’ il mercato che vuole le facce nude, i seni fuori e così via. Il vestirsi sempre meno per dare piacere a chi passa per la strada. Un maschio qualsiasi, un maschio straniero, un maschio a noi estraneo.
L’idea di farsi guardare lascivamente da chiunque perché la moda è denudarsi troppo.
Anche questa è schiavitù. Cominciamo a pensarci. Non vi dico: “domani per la festa della donna ci veliamo tutte!”
Pensiamoci: anche noi siamo senza dignità ogni volta che ci lasciamo prendere dal mercato dominante maschile che vuole la donna in un certo modo. Questo mercato è spinto dall’amore per sé, per il suo fine, per potersi guardare in giro con libidine.
Non sono le donne che vogliono questo, ma non lo sanno. E continuano a proporsi sempre più svestite perché questo l’uomo maschile occidentale ha pensato per loro. Noi non siamo così diverse dalle donne arabe. Se il mondo maschile arabo pensa opportuno far vestire le donne dalla testa ai piedi lasciando scoperti solo gli occhi e tutte solo di nero (perché il velo colorato in alcuni stati è concesso e in altri no), è sempre il mondo maschile che decide che noi dobbiamo essere il mezzo per la sua libidine. Cominciamo a pensarci. Perché non c’è dignità in questo. Vestirci come vogliamo sicuramente, ma le esagerazioni, siamo sicure di volerle? Questo pensiero, secondo me, ci deve portare a riflettere e a meditare.
Tante donne subiscono tutti i giorni intimidazioni, relativamente a quello che vogliono fare. Le intimidazioni giungono dalla famiglia, dal coniuge, e noi diciamo: ‘poverette, guarda come vivono’. Vengono intimidite se vogliono andare a scuola, vengono intimidite se vogliono andare a lavorare, c’è una violenza famigliare molto alta. A volte anche da noi ci sono queste cose.
E’ importante pensare a tutte le donne che decidono di vivere all’ombra del proprio uomo. A tutte quelle donne che aiutano il proprio uomo a studiare, a laurearsi, a fare carriera, a costruire veramente la propria identità, il proprio successo e poi arrivano intorno ai 45 anni. Lui è veramente un uomo di successo, brillante, con gli occhi illuminati e le dice: “Mi dispiace, tesoro, ne ho trovata una di vent'anni”. E lei non ha finito gli studi, non si è laureata, si è occupata di lui, dei bambini, di farlo sentire bene, di farlo sentire a suo agio, gli ha fatto i riassunti perché studiasse più in fretta, l’ha aiutato a fare carriera… lei è diventata la mamma vecchia dei suoi figli.
Questa, pensate che non sia violenza? Questo, pensate che non sia sopruso? Questi sono violenza e sopruso.
Quindi è vero che dobbiamo dare un occhio ai miliardi di donne che stanno veramente male e senza dignità. Ma dobbiamo anche guardare in casa nostra, dove forse la vicina di casa ha bisogno di una mano per costruire la sua identità, per costruire la sua autostima, per costruire la sua via, perché fin tanto che costruisce la via dell’altro.
Dignità c’è solo per chi sa portare avanti i propri desideri, i propri impegni, il proprio vivere. Con autostima. Invece noi di solito ci lasciamo andare. Questo è il punto. Ci dobbiamo chiedere: cosa succede? Perché molto spesso il femminile non ha autostima e la confonde con il bisogno di bellezza e di desiderio? Perché facciamo questo? Che cosa succede dentro di noi?
Allora dobbiamo fare un passo indietro e vedere davvero che cos’è il femminile, che cosa vogliamo come femmine, che cosa ci è stato dato come indicazione e qual è il nostro futuro.
Ma questo femminile è pieno di dubbi. Guardiamo le altre donne, degli altri Stati, e diciamo: “No, noi sì che abbiamo fatto un buon lavoro. Abbiamo fatto le lotte, l’uguaglianza, il femminismo, noi sì che siamo a posto”. Non siamo a posto per niente, perché abbiamo fatto una trasformazione, ma non l’abbiamo fatta verso un femminile dignitoso. Ci siamo comportate come dei mutanti che vogliono sfidare i maschi.
I cambiamenti sono importanti. Ma se nei cambiamenti buttiamo via anche i valori tradizionali del femminile, combiniamo guai: non stiamo facendo cambiamenti, stiamo facendo distruzione.
Qualcuno mi ha chiesto: “Dignità e autostima delle donne, qual è la differenza?” Ebbene per arrivare ad avere veramente il coraggio di combattere per la propria dignità, dobbiamo passare dall’autostima. Quindi è una delle variabili necessarie per sé per poi competere con le richieste che ci vengono fatte e distinguere quello che noi accetteremo per dignitoso e quello che invece affonderemo perché non dignitoso. Ma questo lo può fare solo una che ha grinta, una che ha un’autostima ben chiara.
Allora voglio portarvi un attimo indietro, voglio riferirmi ai traumi infantili, a tutte quelle ferite psicologiche che ci possono aver dato le persone che son state intorno a noi mentre eravamo bambini. Queste ferite danneggiano la consapevolezza di noi stesse. Tutte le volte che qualcuno, in qualche modo, ci ha danneggiato psicologicamente, ci ha causato delle ferite; quelle ferite sono tutte con noi e sono ferite che offuscano un po’ la chiarezza di chi siamo, di quel che vogliamo fare, di quello che vogliamo portare nel mondo.
C’è un poeta, Saragon, che dice: “La donna è il futuro dell’uomo.” Vediamo di essere davvero così dignitose da meritarci una frase così bella e così impegnativa.
Pensate a che cosa è una donna. Io provo a dire queste cose, voi pensate se siete d’accordo con me. Una donna è colei che ha le sue radici nella famiglia. E’ colei che ha i suoi valori nella nutrizione degli altri, nella protezione degli altri, nel calore affettivo che sa dare agli altri. E si sente realizzata quando tutte queste cose passano da lei agli altri.

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