13 febbraio 2010

A margine della fiction televisiva “Cera una volta la città dei matti”.

Di Felice Previte

Non vi è dubbio che in Italia si aggirano in circa 10 milioni di sofferenti di malattie psichiche, dalla depressione, primo disordine funzionale della persona, alla schizofrenia grave.
Bisogna considerare che il servizio pubblico televisivo, nella libertà di comunicazione sancito dall’art.15 della Costituzione, significa una serie di obblighi e di doveri nell’interesse della collettività.
Molto spesso il delicato argomento della disabilità in genere, particolarmente quella riferente ai malati mentali, viene “ripreso” nella ampiezza della descrizione di quei posti della sofferenza psichica, come la fiction “Cera una volta la città dei matti” andata in onda il 7 febbraio e conclusa ieri 8 febbraio, nel prospettare la problematica di come sono ubicati i malati psichici in Italia, una ripetizione di una cronica situazione risaputa e vecchia di molti anni che ha “determinato” il passaggio dal concetto custodialistico a quello terapeutico.
Altri “classici della liturgia cinematografica della follia”, come “Psyco” “Il buio oltre la siepe” “Il silenzio degli innocenti” ecc. hanno identificato il cammino che la tematica del folle compie in una via stretta piena di sanguigni dibattiti soprattutto al tempo della discussa legge Basaglia nel 1978 e la chiusura dei lager per malati mentali.
Ma la cruda realtà del disturbo psichico ha oltrepassato il muro del buon senso, del silenzio e del disinteresse da parte di tutti, Istituzioni soprattutto, perché continua quella filosofia della, pur giusta chiusura dei manicomi, ma con la restituzione alle famiglie ed alla società dei “malati” mettendo in pericolo la sicurezza dei cittadini.
Quando vediamo nella strade della n/s città o dei n/s paesi “matti” in libera uscita, non valutiamo e non vogliamo capire la priorità di una urgente soluzione di questo problema !.
“Scaraventare” centinaia di migliaia nella disperazione e nell’angoscia costringendole a vivere giorno e notte direttamente il rischio ed il dramma conseguente con la presenza in esse di un malato mentale, come viene descritta nella fiction di “Cera una volta la città dei matti” ; “costringere”le famiglie ad accollarsi onerosi costi di ricovero; “inserire” i residui manicomiali in strutture intermedie private o convenzionate scandalosamente ancora aperte (vedi es.Genova-Quarto ) in una parola alterando la vivibilità di questi esseri umani, è un rimedio peggiore del male.
Allora poco è servito chiudere i manicomi per dare queste risposte al disagio mentale !
Amareggia e sconforta le famiglie di questi “desaparecido della nostra civiltà” per la mancanza, ripeto, di adeguate informazioni su una situazione così delicata e continua a meravigliare la latitanza fin qui perseguita dalla TV di Stato, oltre quella cronica delle Istituzioni.
Non desidero proseguire nella disanima della trasmissione, considerando che i tempi televisivi non consentono di soffermarsi su dettagli e precisazioni varie altrettanto meritevoli di un più attento esame che sono necessari, ma incentrare l’attenzione sugli effetti che produce questa malattia e non ricercare le cause che questa produce sul sociale, è una tematica che sarebbe stato molto utile ed informativa “sentire” nella mancata “chiarificazione” che potevano fornire i due psichiatri presenti il primo giorno nella presentazione della fiction in questione.
Non sono le parole, le trasmissioni od i casi eclatanti che possono modificare questa “situazione”, è il Parlamento che deve intervenire!
Occorre ammettere che la legge 180 non ha funzionato o quanto meno sono passati 32 anni tra chiacchiere, burocrazia e non si è provveduto e non si provvede tutt’ora adeguatamente alla soluzione di questo “problema” tanto da trovarci ancora impreparati frastornati, occorre che questa situazione non venga vista in maniera teorica, ma venga valutata in modo pratico con una legge-quadro da me auspicata nelle Petizioni, affinché le Regioni possono legiferare per un trattamento corretto ed omogeneo e per Servizi uguali in tutto il n/s Paese.
Anche se il disagio mentale è stato qualche volta affrontato, ripeto, questo è avvenuto in maniera evasiva e superficiale, mentre l’Azienda Pubblica, a nostro modesto avviso, dovrebbe svolgere una serie di doveri ed obblighi che devono rispettare l’interesse e le necessità della collettività, mai dimenticando di evidenziare le priorità assolute come quella della sicurezza dei cittadini minacciata quasi quotidianamente da soggetti psicopatici.
Ed aggiungo per concludere : se l’Ente Televisivo di Stato vuole essere incisivo e concreto, non si deve limitare a sole e semplici parole o accenni accorati, ma essere più presente e pressante a trattare un “argomento” che si tira fuori di tanto in tanto ed in particolari circostanze come quella della affannosa pubblicità della fiction di cui sopra!
Vorrei terminare non con una “battuta” da film, ma con una frase di Leonardo da Vinci : “Siccome il ferro senza esercizio s’arrugginisce, così l’ingegno senza esercizio si guasta”.

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