In un contesto segnato da conflitti, difficoltà sociali e leggi spesso discriminatorie, il ruolo delle donne in Iraq continua ad evolversi. Nonostante le sfide, ci sono segnali di cambiamento, alimentati dalla determinazione di figure come suor Caroline Jarjis, che, attraverso la sua attività religiosa e sociale, promuove l’empowerment femminile. In questa intervista, suor Jarjis ci offre una panoramica della realtà odierna in Iraq, evidenziando le opportunità e le difficoltà delle donne, e riflette su come la cultura e la politica possano evolversi per garantire loro diritti fondamentali e dignità.
di Elisabetta Nistri
L’Iraq è una nazione che ha attraversato numerose tragedie nel corso della sua storia. Attualmente, l’opinione pubblica irachena è al centro di un acceso dibattito su una serie di emendamenti alla Legge sullo Status Personale, i quali potrebbero portare a significative violazioni dei diritti di donne e bambine.
In questo contesto, i cristiani, sebbene minoranza spesso vittima di persecuzioni, trovano sostegno in una Chiesa che trae forza dalla testimonianza dei suoi martiri e dal viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, avvenuto tre anni fa, che ha portato un rinnovato senso di speranza.
Questi e altri temi sono stati al centro di un’intervista a Suor Caroline Jarjis, coordinatrice dell’Associazione “Martyr Anaheed Assembly to Empower Girls and Women” (MAA). L’incontro si è svolto durante il webinar “Donna e famiglia in Iraq oggi,” organizzato dalla Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo (WFWP Italia) martedì 5 novembre 2024, presso l’Ambasciata di Pace di Roma.
Moderata da Elisabetta Nistri, presidente di WFWP Italia, la tavola rotonda ha visto anche la partecipazione di Marco Rizzi, rappresentante di Mondo Internazionale, e un intervento scritto di Raffaella Di Marzio, direttrice del Centro Studi sulla Libertà di Religione Credo e Coscienza (LIREC). Questi interventi hanno permesso a Suor Jarjis di offrire un’analisi approfondita della situazione delle donne e delle famiglie in Iraq.
Giovani e il ruolo delle donne nella società
Domanda: Considerando l’impatto delle nuove generazioni e della globalizzazione culturale, quanto sono rilevanti i giovani iracheni nel ridefinire il ruolo delle donne nella società?
Suor Jarjis: Una giovane donna che riesce a completare gli studi universitari in Iraq ha l’opportunità di accedere a ruoli di leadership. Attualmente, sessantanove donne siedono nel Parlamento iracheno, e nel mio gruppo ecclesiale ci sono molte laureate in medicina, farmacia e altre professioni. Anche io, vivendo a Baghdad, posso svolgere tutte le attività quotidiane, guidare l’auto e prendere mezzi pubblici. Questo dimostra che, seppur graduale, un cambiamento è in atto.
Domanda: Come influiscono le tradizioni sull’istruzione e sul progresso intellettuale delle donne irachene? È possibile trovare un equilibrio?
Suor Jarjis: La società irachena rimane fortemente influenzata da un sistema patriarcale. Tuttavia, oggi le famiglie, sia musulmane che cristiane, mostrano segni di apertura mentale rispetto al passato. Nonostante ciò, nelle comunità tribali, il patriarca mantiene il controllo e le donne sono spesso obbligate a seguire direttive precise. Come suore, collaboriamo con associazioni esterne per promuovere l’empowerment femminile, ma in alcuni contesti tradizionali le relazioni rimangono superficiali, poiché non ci viene permesso di intervenire più a fondo.
Domanda: Ci sono dunque realtà che resistono al cambiamento, nonostante i progressi altrove?
Suor Jarjis: Esatto. Mentre alcune parti della società stanno evolvendo, in altre il patriarcato resta radicato. In quei contesti, non ci viene consentito di lavorare direttamente con le donne e le relazioni si limitano a iniziative di contatto più generale.
Domanda: In questo contesto in cui i diritti delle donne sono regolati da norme che risentono di un’influenza religiosa e culturale abbastanza forte, quali sono i possibili spazi di manovra per un cambiamento legislativo in Iraq?
Suor Jarjis: I nostri rappresentanti stanno valutando la possibilità di approvare una proposta che permetterebbe il matrimonio di bambine di soli nove anni. Con altre organizzazioni, stiamo protestando contro questa iniziativa. La richiesta di modificare la legislazione è influenzata dai leader religiosi, per i quali una bambina di nove anni è in grado di formare una famiglia. Forti dell’autorità di cui godono, dettano le loro direttive.
Domanda: Qual è la forza dei leader religiosi e quanto è significativa, in termini percentuali, la tendenza della società a desiderare un ritorno a valori passati?
Suor Jarjis: In Iraq il 60% della popolazione è rappresentato da musulmani sciiti, che costituiscono la maggioranza. Questa rilevante percentuale indica l’importante ruolo che possono avere nella formulazione di emendamenti alla legislazione. È una sfida e un pericolo da considerare.
Quali attività svolge nella sua associazione per promuovere il benessere e la dignità delle donne in un paese come l’Iraq?
Fondata nel 1911, la nostra comunità sostiene le donne in un contesto culturale che spesso non offre loro pari opportunità. Le suore possono operare sia all’interno che all’esterno della Chiesa, e il loro lavoro è riconosciuto e rispettato. Tra le attività, svolgo il ruolo di insegnante presso l’Università Statale di Baghdad, insieme ad altre due suore. Il nostro obiettivo è trasmettere ai giovani i valori della pace e del rispetto reciproco, contribuendo alla formazione di una generazione che ha vissuto solo in un contesto di guerra.
Queste attività hanno suscitato ostilità da parte della popolazione o delle autorità?
Le nostre difficoltà derivano principalmente dalla situazione generale del Paese. Abbiamo perso la nostra casa a Mosul e diversi progetti, come una casa di riposo per donne e il progetto “Buon Pastore” per i ragazzi, sono stati distrutti. Tuttavia, siamo rispettate grazie alla cultura islamica, che attribuisce grande venerazione alle suore, considerate figure simili alla Madonna. Questo rispetto ci responsabilizza a operare con dedizione e integrità.
Può aggiornarci sulla condizione dei bambini yazidi scomparsi dopo il genocidio dello Stato Islamico?
Di recente, il loro leader religioso ha dichiarato che le donne vittime di quel periodo non sono impure, ma rispettabili. Questo rappresenta un importante riconoscimento della loro dignità. Le donne yazide in esilio hanno fatto sentire la loro voce, ottenendo finalmente un riconoscimento dei loro diritti non solo in Iraq, ma anche a livello internazionale.
Qual è la situazione attuale del Paese?
Il primo ministro ha dichiarato di aver trovato un’intesa con il presidente turco per evitare che il nostro territorio diventi teatro di conflitti. Sebbene sia una notizia positiva, rimangono alcune preoccupazioni. Speriamo in sviluppi favorevoli.
A tre anni dal viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, il suo messaggio è ancora vivo?
La visita del Santo Padre ha avuto un impatto straordinario. A Mosul sono state ricostruite chiese distrutte, è in corso la costruzione di un’università, e sono stati avviati progetti economici. L’influenza del viaggio è palpabile: Ur, prima dimenticata, è oggi meta di numerosi visitatori interessati al luogo della preghiera interreligiosa del Papa.
Qual è la situazione attuale dell’istruzione in Iraq? C’è parità di opportunità tra ragazzi e ragazze?
Gli studenti possono scegliere tra scuole statali e private, entrambe sotto supervisione governativa, il che previene tendenze fondamentaliste. L’istruzione è obbligatoria fino ai sei anni, e fino alla scuola superiore non ci sono differenze di genere. Tuttavia, alcune proposte legislative potrebbero compromettere questo diritto, causando un impatto negativo, soprattutto per le giovani madri. È essenziale opporsi a tali modifiche.
Il webinar si è concluso con le riflessioni di Elisabetta Nistri, presidente di WFWP Italia:
“È stato molto interessante esaminare l’attuale situazione dell’Iraq attraverso la testimonianza diretta di chi ci vive. L’impegno di suor Jarjis per le donne e le famiglie si integra perfettamente con gli obiettivi della Federazione delle Donne, che mira a esaltare il ruolo femminile nella costruzione della pace. Scoprire la nostra essenza divina e manifestarla al meglio è il nostro compito, come ci ricorda la fondatrice, la dott.ssa Hak Ja Han Moon.”
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