6 dicembre 2025

Accompagnare il Sudan nel lungo cammino verso la pace

Dichiarazione della Universal Peace Federation sulla crisi in evoluzione in Sudan

Nel settembre 2025 la Universal Peace Federation ha diffuso il messaggio “From Forgotten to Forefront” per richiamare l’attenzione del mondo sull’immensa sofferenza del popolo sudanese. Da allora, il conflitto armato iniziato il 15 aprile 2023 tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Rapid Support Forces (RSF) non ha fatto che intensificarsi ed estendersi in nuove regioni. Fonti delle Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie stimano oggi almeno 40.000 mortioltre 12 milioni di sfollati dentro e fuori dal Sudan, e decine di milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria, molte delle quali affrontano grave insicurezza alimentare e rischio di carestia. Nell’aprile 2025 la conferenza di Londra sul Sudan—ospitata dal Regno Unito e copresieduta con la Francia—ha promesso ulteriori risorse per il Piano di risposta umanitaria delle Nazioni Unite; tuttavia quel piano rimane finanziato per meno della metà e i convogli di aiuti faticano ancora a raggiungere le persone intrappolate dai combattimenti o dall’insicurezza.

Il 12 settembre 2025 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato all’unanimità la risoluzione 2791 (2025), che rinnova il regime di sanzioni e embargo sulle armi stabilito con la risoluzione 1591 (2005) riguardo alla situazione in Darfur ed estende il mandato del Panel of Experts fino a ottobre 2026. Questi sviluppi sottolineano tanto la gravità della crisi quanto la perdurante responsabilità della comunità internazionale ad agire.


Per la Universal Peace Federation, fondata dalla Dr.ssa Hak Ja Han e dal compianto Dr. Sun Myung Moon, la guerra in Sudan non è una tragedia lontana, ma una profonda prova umana della nostra responsabilità condivisa. La loro visione ha sempre affermato che la vera sicurezza inizia nelle case, dove i bambini sono protetti; nelle comunità locali, dove i vicini si prendono cura gli uni degli altri; e in società in cui la diversità etnica e religiosa è accolta con rispetto e riverenza. La violenza che ha devastato Khartoum, il Darfur, il Kordofan e altre regioni ha infranto anche questi legami quotidiani di fiducia. Il 14 novembre 2025 il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU ha tenuto una sessione speciale sulla situazione dei diritti umani a El Fasher e dintorni, adottando la risoluzione S-38/1, che chiede alla Missione Internazionale Indipendente d’Accertamento dei Fatti sul Sudan di condurre un’indagine urgentesulle presunte violazioni del diritto internazionale nell’area. Quando ospedali, scuole e luoghi di culto vengono attaccati o lasciati senza rifornimenti, quando le famiglie sono costrette alla fuga e i bambini vengono separati dai genitori, il tessuto morale della società si lacera in modi che dureranno ben oltre qualsiasi cessate-il-fuoco, a meno che guarigione e riconciliazione non comincino ora.

Il 6 novembre 2025 le RSF hanno annunciato la disponibilità ad accettare una proposta di cessate-il-fuoco umanitariosostenuta dagli Stati Uniti e copromossa da Arabia SauditaEgitto ed Emirati Arabi Uniti, dichiarandosi pronte a impegnarsi in colloqui più ampi, sebbene le SAF non abbiano ancora avallato tale proposta e i combattimenti proseguano nel Paese. La Universal Peace Federation invita pertanto tutti gli Stati che hanno influenza in Sudan a coordinare gli sforzi, a rispettare il diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, a fermare il flusso di armi nel conflitto e a garantire che le iniziative diplomatiche mettano al centro la sicurezza e la dignità delle comunità sudanesi.


All’interno di questo impegno più ampio, la Universal Peace Federation continuerà a operare tramite la propria rete globale di Ambasciatori di Pace e le proprie associazioni per sostenere percorsi d’uscita dalla violenza guidati dai sudanesi. Nei Paesi che ospitano rifugiati e migranti sudanesi, i capitoli UPF sono incoraggiati a cooperare con i partner locali per assistere le famiglie sfollate, sostenere la scolarizzazione e il mentoring per bambini e giovani, e offrire spazi di confronto in cui leader comunitari sudanesi—donne, giovani e figure religiose—possano riflettere insieme sugli elementi di un accordo politico sostenibile. La UPF accoglie l’impegno dei parlamentari dell’International Association of Parliamentarians for Peace (IAPP), che possono contribuire a mantenere il Sudan nell’attenzione pubblica e incoraggiare sostegni di lungo periodo alla ricostruzione non appena le condizioni lo permetteranno. Al tempo stesso, la UPF invita i leader religiosi dell’Interreligious Association for Peace and Development (IAPD) in ogni regione a offrire preghiereincoraggiamento morale e aiuti pratici al popolo sudanese, ricordando che ogni atto di generositàogni ponte di comprensione e ogni parola che afferma il valore uguale di ogni persona indebolisce la logica della guerra.


Guardando avanti, il compito non è soltanto far tacere le armi, ma nutrire un Sudan in cui ogni bambino possa crescere senza paura e ogni comunità possa contribuire alla vita della nazione in sicurezza e con una voce ascoltata. Questa aspirazione è strettamente connessa all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e, in particolare, agli obiettivi su famesaluteistruzione e società pacifiche e inclusive. La Universal Peace Federation è pronta a cooperare con tutti i partner che cercano soluzioni giuste e durature per il Sudan e per la più ampia regione, affinché il coraggio e la tenacia del suo popolo possano finalmente incontrare sicurezzaopportunità e un futuro di prosperità condivisa.


Dr. Tageldin Hamad, Presidente, Universal Peace Federation


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