11 giugno 2019

La Memoria dei Ricordi


Il testo appena uscito di Antonio Saccà: La Memoria dei Ricordi*, è una narrazione fuggevole e senza ordine cronologico di ricordi così come vengono o come la memoria li cattura. Vi sono i compagni di scuola, gli amici infantili, i docenti, i giornali, gli editori, ma soprattutto vi è la famiglia, la madre, il padre, la sorella minore, il fratello, la sorella maggiore e vi è soprattutto il TEMPO che scandisce inizio e la fine. Ricordi spesso di dettagli minimi, quasi che l’autore consapevole che tutto sparisce, voglia conservare le minuzie sfidando il nulla. Di questo libro pubblichiamo per gentile concessione dell’Autore e dell’Editore qualche pagina.

Una brutta amicizia

Nel passare della vita, molti ci lasciano, per età o accidenti, lentamente si sfoltisce la presenza di coloro con i quali hai memorie comuni e puoi esercitare i riti del “ricordi quando”. Se non restano persone convissute, il mondo diventa estraneo, non sai a chi avvincerti, anzi i luoghi, gli oggetti mostrano la persistenza delle cose, la fugacità degli uomini, e desolano nel pensare che in quel posto sei stato con Tizio, in quell’altro con Sempronia, ed ora stai da solo. Un giorno percorrendo la Città dove abito da tanti anni fui sopraffatto scorgendo piazze, palazzi, vie e che molti posti erano stati deposito dei miei anni, e mi parlavano, mi opprimevano di sembianze. C’è tuttavia una compagnia che ci sta sempre al fianco, premurosa, esageratamente servizievole, possiamo maltrattarla, ingiuriarla, scalcagnarla, non riusciamo ad allontanarla, subisce ogni oltraggio, nessun orgoglio, nessuna ribellione, fedelissima più di un cane bastonato che ci segue dappertutto.
Ha dato compagnia a mio padre appena io sono nato; ha fatto compagnia a mia sorella quattordicenne, e di questo la maledico persino più che della morte di mio padre, mia sorella è morta in un sanatorio o in un collegio, a Palermo, senza conforto della madre, con gente che forse l’ha vista e lasciata morire con indifferenza, e lei di sicuro cercava la madre, se non poteva salvare la vita almeno vi era chi soffriva per quella vita che soccombeva... Maledetta Morte la uccidesti in piena infelicità, non bastasse l’infelicità della morte anche l’infelicità di sentirsi abbandonata... Poi la Morte fece compagnia al mio amico di adolescenza Giuseppe Russotti, al mio amico di giovinezza Nicola Capria, a mio patrigno, a un mio nipote, a mio fratello, a mia sorella maggiore, a mia madre, ed ora aspetta me. Non sono venuto a capo del come mai esista l’esistenza, come mai l’esistenza sia costretta a finire. Non voglio morire e devo morire, e lasciare l’amore della mia vita: la vita. Una tragedia incomprensibile. Amo la vita quand’anche spesso dolorosa e indecifrabile nel suo esistere, odio la Morte ed il Tempo, e la Morte ed il Tempo mi tolgono la vita che amo e che vorrei trattenermi. A chi, a che devo questa sopraffazione?! Questa stravagante vittoria di quanto odio e perdita di quanto amo? Prima di sotterrarmi qualcuno può dirmi alcunché di non dissennato? Non ho terrore della Morte, è il non riuscire a spiegarmi come mai esiste la realtà e come mai ciò che esiste perisce che mi infesta il vivere e il morire.

Epilogo

Insomma, al dunque, lasciamo questa brutta compagnia, lasciamola a se stessa nella sua solitudine per quando sarà il momento, sebbene irrimediabilmente, insanabilmente resterà al nostro fianco, impediamole almeno di uccidere la vita durante la vita. Continuare a vivere e amare la vita appassionandosi alla vita è possibile anche se ci sovrasta la coscienza della morte? O temiamo attaccandoci alla vita di soffrire perdendola e la perdiamo durante la vita? Ciascuno decida a suo modo, in ogni caso esistono gli amici, le relazioni, l’arte, la civiltà e chi vuole e sente ne usufruisca. C’è l’amico Giogio Gasperoni, attivo, colloquiale, c’è l’amico Massimo Nardi, c’è l’amico Carlo Jovine, entrambi imprenditori della cultura con lo sguardo sollevato; c’è Loredana Paolesse, attivissima organizzatrice di situazioni qualitative, c’è Dante Blasi, coraggioso “sudista”, ci sono gli attori, Sabrina Tutone, Massimo Anzalone, Angelo Pelagalli, Ivan Costantini, Sandro Calabrese, anche regista, Francesca Mazzocchitti, riescono a rappresentare le passioni umane, va bene così. C’è Diego Righini, il principe delle comunicazioni. Più moltiplichiamo la vita più oscuriamo la morte. Poi sarà quel che sarà. Ma almeno poter dire: ho vissuto!

Roma, giugno 2019

*Armando editore, pag. 112, € 12,00

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