13 marzo 2019

L’ERA DEL PACIFICO VERSO L’AVVENTO DI UNA NUOVA CIVILTÀ

Nell’epoca attuale il baricentro geopolitico ed economico mondiale si è spostato nella regione del Pacifico, che pare destinata a svolgere un ruolo di primaria importanza, aprendo nuove prospettive a livello planetario.

di Emilio Asti
Sin dall’antichità nel corso della storia i mari hanno svolto un ruolo chiave nello sviluppo delle civiltà. Attualmente, nel rapido e mutevole panorama mondiale, assistiamo al tramonto dell’area atlantica, centrata sull’Europa, il cui lungo ruolo egemonico, si vede ora ridimensionato, con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Da alcuni anni il centro degli equilibri economici e politici internazionali si è spostato nel bacino del Pacifico, che s’impone all’attenzione mondiale come un nuovo asse di sviluppo che trascende le frontiere. Tra le due sponde di questo oceano, da cui passano i principali flussi di comunicazione, si stanno verificando intensi scambi a tutti i livelli, il cui volume col passare degli anni ha superato quello dell’area atlantica. Basta dare un’occhiata ai dati per comprendere l’ampiezza di tale fenomeno, foriero di enormi conseguenze ed oggetto di analisi e dibattiti, diversi aspetti del quale non sono stati ancora colti pienamente. In un quadro di cooperazione transcontinentale nuovi protagonisti, che paiono destinati a svolgere un ruolo importante, si sono affacciati sulla scena mondiale. Tale panorama, caratterizzato da un forte dinamismo, che vede importanti cambiamenti e la nascita di nuovi poli di sviluppo, fa intravvedere vantaggiose opportunità in tutti i campi. 
Questo processo non si limita solo alla sfera economica, ma abbraccia molteplici aspetti, in quanto da una sponda all’altra del Pacifico sono circolati vari aspetti culturali e valori, ristabilendo legami che esistevano già in passato. 

Anno dopo anno questo processo, che si trova a fare i conti con spinte contrastanti e numerosi problemi, si va incrementando, favorito anche dai più moderni mezzi di comunicazione. 
Le principali organizzazioni regionali quali l’ASEAN e l’APEC sono attivamente impegnate nel promuovere iniziative rilevanti in ambito economico e politico, spesso ignorati dalla stampa europea. I paesi membri di queste organizzazioni, nonostante le differenze di sviluppo, perseguono una progressiva integrazione, che appare un’esigenza fondamentale per mantenere la pace, oltreché per facilitare gli scambi commerciali.

Un discorso sull’era del Pacifico non può assolutamente prescindere da ciò che sta avvenendo in Estremo Oriente, dove diversi paesi, balzati alla ribalta per il loro rapido sviluppo, non paiono più disposti ad accettare una posizione subalterna negli affari internazionali. In quella regione, che durante il periodo della guerra fredda fu scenario di vari conflitti, dalla guerra di Corea a quella del Vietnam, si vanno costruendo nuovi spazi economici e geopolitici, che nessuno può permettersi di ignorare, sebbene esistano tuttora diverse aree sottosviluppate. L’esempio più eloquente è quello della Cina, che, rimasta isolata dal resto del mondo e chiusa in un rigido schema ideologico per diversi anni, a motivo del suo sorprendente e rapido sviluppo economico, ha recuperato la centralità che le compete, accrescendo enormemente la propria influenza a livello mondiale. Finito il tempo dell’egualitarismo e dell’isolamento la Cina, ora il paese più popolato del mondo, di cui punta a divenire la prima potenza economica, ha mantenuto ritmi sostenuti di crescita, nonostante squilibri e contraddizioni, entrando nell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001. Molti suoi abitanti, i cui consumi sono in costante aumento, hanno ormai raggiunto un notevole livello di benessere, con il miglioramento dell’assistenza sanitaria e dell’istruzione. La stessa strada è stata seguita dal Vietnam e dal Laos, paesi a regime comunista che hanno intrapreso il cammino verso l’economia di mercato. Ora pare che anche la Corea del Nord, sia pur con cautela, si stia incamminando su questa strada.

Uniti da forti legami di parentela i cinesi, sparsi in tanti paesi, ma con un forte senso di appartenenza ad una grande comunità molto orgogliosa della propria identità, nel resto dell’Asia, in particolare nel sud-est asiatico e in altre zone che si affacciano sul Pacifico, hanno formato una vasta rete di interessi imprenditoriali e finanziari. L’area più dinamica della Cina è, senza dubbio, quella costiera dove sono sorte nuove città, moderne installazioni portuali e vie di comunicazione. Shanghai, la città più importante della Cina, che ospitò l’EXPO del 2010, con i suoi moderni grattacieli e le molte strutture all’avanguardia ambisce a divenire la New York dell’Estremo Oriente. Nella zona del delta del Fiume delle Perle nella regione del Guangdong, che ha conosciuto uno dei più rapidi processi mondiali di urbanizzazione, con villaggi divenuti cittadine e le piccole città trasformatesi rapidamente in metropoli, si può cogliere lo sforzo tenace di costruire un futuro di prosperità. Harbin, capoluogo della Manciuria, già all’avanguardia per lo sviluppo industriale e tecnologico, ha proposto la costruzione di uno snodo aereo internazionale per promuovere la costruzione di un corridoio economico tra Cina, Mongolia e Russia. 

Oltre alla Cina anche diversi paesi asiatici dell’area del Pacifico, nonostante i focolai di crisi presenti nella regione, hanno sperimentato uno straordinario sviluppo economico, basti pensare alla Corea del Sud, a Taiwan, alla Malesia e a Singapore, i quali favoriscono anche la crescita di altri Stati dell’area, come l’Indonesia e la Tailandia che, pur avendo attraversato un periodo di forte crisi economica e sociale negli anni ´90, hanno potuto recuperare la propria stabilità, raggiungendo un consistente tasso di crescita, con elevata competitività. Zone, un tempo prive di strutture, si sono lanciate nella corsa alla modernizzazione e paiono voler recuperare il tempo perduto, lasciandosi alle spalle un passato di miseria. 
Parlando dell’Estremo Oriente non si può certamente dimenticare l’importante ruolo del Giappone, ormai da molti anni la nazione più ricca dell’area, superpotenza industriale considerata un modello da imitare, che, forte delle sue potenzialità finanziarie, aspira ad aver maggior voce in capitolo sulla scena mondiale.
Un altro paese che ha raggiunto un elevato livello di progresso è la Corea del Sud, tuttora divisa politicamente dalla Corea del Nord, che sino ad oggi ha seguito una politica autarchica, che oggi finalmente pare messa in discussione. Sono stati compiuti diversi passi avanti nel processo di avvicinamento tra i due Stati coreani e non mancano i segnali incoraggianti in questa direzione. Una Corea unificata potrà sicuramente svolgere un ruolo significativo attraverso una rinnovata cooperazione con Cina e Giappone. 
Anche l’Estremo Oriente Russo, specialmente la parte prossima alla Cina e al Giappone, pare ormai inserito nella dinamica di sviluppo della regione del Pacifico. Il crollo del sistema sovietico ha aperto nuove opportunità e, nonostante la pesante eredità lasciata dai lunghi anni di regime comunista basato su una rigida pianificazione, per l’intera Russia si è aperta una nuova fase, sebbene molti progetti rimangano bloccati dalla soffocante burocrazia, oltreché dalla corruzione e dal potere delle mafie locali. La Russia di un tempo, dominata da un ideale pauperistico ed ostile al mondo capitalista, non esiste più. Soprattutto la zona che si affaccia sul Pacifico appare animata dalla volontà di attrarre nuovi investimenti e flussi turistici. Città come Vladivostok e Khabarovsk, un tempo escluse dai circuiti economici e sociali internazionali e sottomesse alle rigide direttive del potere centrale, sono entrate in una nuova fase e stanno attraversando profondi mutamenti; ciò si nota nelle infrastrutture all’avanguardia e nei tanti prodotti giapponesi e cinesi in circolazione, a cominciare dai veicoli. Situata in una posizione strategica Vladivostok, detta la nuova S. Francisco del “Far East Russo”, rappresenta un importante nodo di scambi sul Pacifico, e nel 2012 ospitò il Summit dell’APEC. Motore di sviluppo di tutta la regione, questa città, capolinea della ferrovia Transiberiana, già importante porto militare e chiusa agli stranieri sino alla dissoluzione dell’URSS, ha sostituito le vecchie infrastrutture, anche se non è semplice cancellare le molte conseguenze del lungo passato comunista, che si fanno ancora sentire. Dal 11 al 18 settembre dello scorso anno ha ospitato la IV edizione dell’Eastern Economic Forum, a cui hanno partecipato capi di Stato ed importanti operatori economici, che ne hanno apprezzato le molte potenzialità.
Tutto l’Estremo Oriente Russo, alle cui ingenti risorse guardano con grande interesse Giappone e Corea del Sud, oltre naturalmente alla Cina, ha conosciuto un massiccio flusso di immigrazione cinese, che ora gestisce abilmente parecchie attività commerciali ed imprenditoriali. Quest’area presenta un ambiente cosmopolita, molto differente da quello del resto della Russia. Si è infatti accentuato il distacco tra la Russia europea e questa zona che, separata da Mosca da oltre 9 mila km, guarda ad Est, aperta alle nuove tendenze e desiderosa di conquistarsi una posizione di preminenza a livello economico e politico. La linea ferroviaria Bajkal-Amur, chiamata BAM, arteria vitale della Siberia orientale che tocca città importanti, abbrevia il tragitto verso la costa del Pacifico e contribuisce ad agevolare gli scambi commerciali. Pure l’isola di Sakhalin, collegata col capolinea della BAM, rappresenta una zona chiave in cui i giapponesi, hanno dato vita a parecchi progetti di sviluppo, che arrivano a coinvolgere anche le vicine isole Kurili, che formano quasi un ponte tra l’isola giapponese di Hokkaido e la penisola della Kamchatka, appartenente alla Russia.
Nonostante non abbia sbocchi al mare anche la Mongolia, insieme con la Siberia centrale, assai ricca di materie prime, può integrarsi in questo processo di sviluppo.
Un ardito progetto, su cui si è discusso ad alto livello ed a cui paiono interessate varie nazioni, è quello di un tunnel sottomarino, sotto lo stretto di Bering, che unendo la Siberia orientale all’Alaska potrebbe contribuire notevolmente a rafforzare i legami e gli scambi tra America ed Asia.
Per quanto riguarda il continente americano, la cui costa occidentale si affaccia sull’Oceano Pacifico, nessuna riflessione sull’era del Pacifico può prescindere dal fatto che gli asiatici, che rappresentano il gruppo etnico in più rapida crescita ed il meglio istruito, hanno accresciuto la propria influenza negli USA e negli altri Stati americani. Il potere economico statunitense pende sempre più verso l’area occidentale che si affaccia al Pacifico. Forse in nessuna altra parte degli USA come in California diversi contenuti culturali dell’Estremo Oriente continuano ad influenzare notevolmente la vita quotidiana, dalla gastronomia, all’arte e alla spiritualità. Cattedre di lingua cinese, giapponese e coreana e di altri idiomi orientali sono state istituite in molte università e pubblicazioni in cinese si trovano ormai dappertutto. Una grande percentuale di studenti e docenti dei college e delle università californiane, che si dimostrano molto preparati nella ricerca scientifica e nell’uso delle moderne tecnologie, provengono dall’Asia Orientale. 
I paesi dell’America centrale e meridionale che si affacciano sul Pacifico, nonostante le notevoli differenze a livello economico e politico, stanno riscoprendo molti elementi di coesione, cercando di dar vita ad un cammino d’integrazione che possa facilitare la mobilità delle merci e dei capitali, in modo da proiettarsi verso più elevati livelli produttivi. L’Alleanza del Pacifico, iniziativa d’integrazione lanciata nell’Aprile del 2011 tra Messico, Cile, Colombia e Perù, dimostra la volontà di superare i contrasti del passato in vista di una ritrovata concordia, che permette di imparare gli uni dagli altri, arricchendosi a vicenda.
In questo ambito non può essere sottovalutato il ruolo dell’Australia, che, situata in una posizione privilegiata tra l’Oceano Indiano e il Pacifico, da tempo è stata investita da un’ondata di immigrazione proveniente dall’Asia orientale. Il notevole incremento dei rapporti tra l’Australia e le nazioni asiatiche, verso le quali sono dirette più della metà delle sue esportazioni, riflette in certo modo il desiderio di costruire una comunità che vede nel Pacifico l’ambito più idoneo per il proprio sviluppo. Su questa linea e nell’intento di ritagliarsi un maggior spazio geopolitico ed economico ed incoraggiare il commercio nel Pacifico meridionale Australia, Nuova Zelanda ed altri Stati insulari del Pacifico avevano dato vita al Forum del Pacifico del Sud, divenuto nel 2000 Forum delle Isole del Pacifico. In questo contesto le isole Hawaii rappresentano un polo di attrazione per gli altri Stati dell’Oceania, che stanno intensificando le relazioni con l’Asia Orientale e possono accelerare la cooperazione interpacifica sulla base dei legami etnici e culturali con gli altri arcipelaghi dell’Oceania, a cui geograficamente le Hawaii appartengono.
Nell’ambito delle discussioni sul tema diversi studiosi ritengono che in una prospettiva a lungo termine la civiltà del Pacifico giungerà a comprendere anche l’area dell’Oceano Indiano, dando in tal modo vita ad un enorme mercato, in quanto Cina ed India messe assieme rappresentano circa la metà della popolazione mondiale.
Per la realizzazione di una nuova civiltà in un mondo di pace l’integrazione tra la cultura occidentale e le tradizioni orientali appare indispensabile. La crescita economica, se non è accompagnata dallo sforzo sincero di superare le barriere etniche e religiose, non può garantire la pace e la soluzione dei problemi. Solo riscoprendo il valore della solidarietà sarà possibile rimuovere gli ostacoli che tuttora impediscono il superamento dei nazionalismi, al fine di giungere ad una crescente coesione tra i popoli che permetterà di affrontare con successo le sfide future. In una situazione ancora dominata da forti tensioni il processo in corso nell’area del Pacifico, suscettibile di vari sviluppi, può modificare il quadro politico mondiale, trasformandosi in una possibilità di rinnovamento planetario. Al di là di speranze e timori appare certo che ciò che accadrà nei prossimi anni nella regione del Pacifico sarà di capitale importanza per l’intero mondo.

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