24 dicembre 2018

L’Uomo Gesù

Alle radici del Natale


di Giorgio Gasperoni
In questi ultimi anni ho scritto due articoli sul Natale: il primo, il giorno di Natale 2015 riflettevo sull’influenza del Natale su la civiltà occidentale, (http://www.vocidipace.it/2015/12/il-natale-e-la-civilta-delloccidente.html) dove evidenziavo il grande cambiamento di prospettiva avvenuto dall’era prima dell’avvento del cristianesimo. Riporto semplicemente un breve estratto: “È avvenuto un capovolgimento della morale: dove il mondo pagano ha celebrato la forza del forte, il cristianesimo ha posto la richiesta della comprensione e la pietà per i deboli. Questo fu il modo in cui Gesù visse la sua vita fino all'ultimo: amò con amore incondizionato e nulla poté distoglierlo da quell'amore. Volle che il mondo conoscesse e sperimentasse quel tipo di amore e la sua impronta fu trasmessa attraverso i secoli dalle sue parabole. La purezza del suo cuore vive in esse ancora oggi”.
Anche se le brutalità di questo mondo continuarono e continuano ancora oggi, non fu più come prima. In un secondo articolo scritto il giorno di Natale del 2017 scrivevo sull’importanza per tutti noi, il sentire ‘Il Natale nel Cuore’ (http://www.vocidipace.it/2017/12/natale-nel-cuore.html). In tale articolo evidenziavo che “La celebrazione del Natale, per molti, è stata un potente maestro della dignità della persona umana. Queste lezioni di pari dignità umana sono state piantate nel profondo della mente occidentale nel corso dei secoli proprio dalla celebrazione del Natale”. 
In questo Natale 2018 non posso fare a meno di ragionare e riflettere sul significato dell’uomo Gesù.
A prescindere da ciò che ognuno può credere teologicamente, è interessante capire l’uomo Gesù. Mi ha sempre colpito una breve riflessione fatta da un anonimo (spagnolo?) circa nel 1500 “A Cristo crocifisso”: «Non mi spinge, Signore, ad amarti / Il cielo che mi hai promesso
/ e non mi spinge l'inferno tanto temuto / ad impedirmi di offenderti.
/ Tu mi spingi, Signore; mi spinge vederti
/ inchiodato a una croce e schernito / mi spinge la vista del tuo corpo tanto piagato;
mi spingono i tuoi patimenti e la tua morte. /
Mi spinge, infine, il tuo amore, e in questo modo,
/ anche se non ci fosse il cielo, ti amerei,
/ e anche se non ci fosse l'inferno, ti temerei.
/ Non mi devi nulla perché io ti ami;
/ Poiché anche se non dovessi attendermi ciò che mi attendo,
/ ti amerei tanto quanto ti amo».
Qui viene messa enfasi sulle idee di Gesù, il suo esempio e la profonda convinzione che ciò che faceva lo riteneva assolutamente giusto nonostante quello che potesse pensare l’ambiente attorno a sé. 
Nel cristianesimo diciamo che amiamo Dio. Ma questo è un concetto molto vago, non è vero? Nella Bibbia Gesù disse: “Amerai il Signore Dio Tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente: Questo è il primo e grande comandamento. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso”. 
Qui troviamo due livelli di amore: uno di tipo verticale, un rapporto Genitore e figlio, ed un secondo di tipo orizzontale tra simili. Qui viene alla luce il concetto di essere un’unica famiglia sotto un unico Dio. Un’altra citazione che mi ha sempre colpito è quella di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821 – 1881) dove afferma “Se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità”.
Qui si potrebbe pensare che questa citazione di Dostoevskij è in contraddizione: come si può dire anche se la verità non è in Cristo, io lo seguirei comunque? Dobbiamo ricordarci che lui è vissuto nel secolo dei vari Marx, Engels, Feuerbach, ecc. La figura di Cristo veniva messa in discussione sia per i valori che portava e sia come figura storica.
Mi sento di affermare che Dostoevskij si riferisse proprio a questo: i valori e l’esempio di Gesù sono quelli che sentiva nel suo cuore, e li avrebbe seguiti nonostante tutto. Lì riteneva veri e giusti.
Gesù nei suoi insegnamenti esortava tutti a “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”. Matteo 11:28-30
Inoltre, Gesù indica cosa vuol dire, come diremmo oggi, essere un vero leader. In Giovanni 10:11-16 viene riportato un passaggio fondamentale di cui ancora oggi abbiamo un estremo bisogno; chiunque sia in posizione di responsabilità dovrebbe seguire: “Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), perché è mercenario e non si cura delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore”.
In conclusione, Gesù mostra che ha vissuto e lottato stando dalla parte dell’uomo quando afferma: "Voglio misericordia e non sacrificio"; poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori. 
Ed è ciò che chiede ad ognuno di noi.

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