5 luglio 2018

La libertà di religione o credo: ancora molti ostacoli verso il traguardo

Una domanda che ci si pone sempre più spesso e se l’Unione Europea promuove davvero nella sua azione interna ed esterna i diritti umani e la libertà di coscienza secondo quanto previsto dalle linee guida del 2013.
La dott.ssa Raffaella Di Marzio* ci introduce al problema e da delle risposte molto esaustive.
Raffaella Di Marzio

di Raffaella Di Marzio
La libertà di Religione o Credo - Freedom of Religion or Belief (FoRB) - è un diritto umano universale, protetto dall’Articolo 18 dell’International Convention on Civil and Political Rights (ICCPR).  Nel giugno 2013 l’unione Europea ha approvato un documento, Le Linee Guida per la promozione e la protezione della Libertà di Religione o Credo (Freedom of Religion or Belief - FORB), con il quale si impegna a diffondere e a far accettare questi principi nelle sue policy e stabilisce degli standard per le relazioni estere. Le Linee Guida promuovono la libertà di religione o credo e forniscono indicazioni per prevenire le violazioni e fronteggiare le situazioni in cui esse si verificano. 
L’Unione Europea, inoltre, si impegna a promuovere azioni e prendere provvedimenti verso quelle nazioni che violano la FoRB.
Dal punto di vista della legge internazionale FoRB ha due componenti:
a) la libertà di avere o non avere o adottare una religione o un credo (che comprende il diritto a cambiarlo) in base a una scelta personale 
b) la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo, individualmente o in comune con altri, in pubblico o in privato, nel culto, nell'osservanza dei riti, nelle pratiche e nell'insegnamento. 
Un concetto molto importante ribadito in questo documento è che "la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo si applica in modo equivalente a tutte le persone. È una libertà fondamentale che comprende tutte le religioni o i credo, inclusi quelli che non sono stati praticati tradizionalmente in un dato paese, i credo di persone appartenenti a minoranze religiose, nonché le convinzioni non teiste e ateiste. La libertà comprende anche il diritto di adottare, cambiare o abbandonare la propria religione o il proprio credo, esercitando il libero arbitrio”. 

Nel documento i termini "credo" e "religione" vengono interpretati in senso ampio e viene ribadita la “neutralità” degli Stati che non dovrebbero limitare la libertà di aderire ad alcuna religione o credo. È ugualmente vietata la coercizione a cambiare, abiurare o rivelare la propria religione o il proprio credo.
Secondo l’UE il libero esercizio del FORB contribuisce direttamente a creare una società democratica, allo sviluppo e alla elaborazione di leggi eque che favoriscono la pace e la stabilità sociale. 
Al contrario, le violazioni della FoRB, che possono essere commesse sia dagli Stati che da altre agenzie e gruppi non statali, possono esacerbare l’intolleranza e spesso provocare conflitti e violenze, creando sofferenza ovunque, anche in Europa.
Questo impegno non si limita alle violazioni che si verificano dentro i confini dell’Unione Europea: “… tramite i propri strumenti di politica estera, l'UE intende contribuire a prevenire e affrontare le violazioni di tale diritto in modo tempestivo e coerente” (art. 8). Nel medesimo articolo l’UE e gli stati membri, inclusa l’Italia, “si impegnano a reagire con efficacia alle violazioni, ovunque esse si verifichino nel mondo”.
È importante sottolineare il fatto che le Linee Guida sono il prodotto finale di un lungo processo di studio ed elaborazione al quale hanno attivamente partecipato anche le Chiese europee. Infatti, le Chiese cristiane che fanno parte della CEC (Conferenza delle Chiese Europee - The Conference of European Churches) e della Comece (the Commission of the Bishops' Conferences of the European Community) hanno giocato un ruolo attivo nel corso della consultazione e della stesura del documento, dando suggerimenti alla luce della loro esperienza. Le Chiese - si leggeva in un comunicato emanato dalla CEC dopo l’adozione delle Linee Guida - hanno sempre sottolineato che “la libertà di religione e credo è un diritto inalienabile di ogni essere umano a prescindere dalla sua religione e dal suo credo”. Ed hanno sempre valorizzato il “ruolo cruciale” che le Chiese, le comunità religiose e le organizzazioni della società civile possono giocare per la promozione e la difesa di questo diritto in quanto sono “in diretto contatto con le vittime delle violazioni dei diritti umani”.
Dopo l’approvazione delle Linee Guida la Conferenza delle Chiese Europee (CEC), che include rappresentanti delle chiese ortodosse, protestanti, anglicane e delle Chiese veterocattoliche, ha affermato che avrebbero continuato a monitorare la situazione per verificarne l’effettiva implementazione. Anche la Commissione dei vescovi della Chiesa cattolica romana presso la UE (COMECE), si è riservata di verificare la realizzazione effettiva delle Linee Guida.
Purtroppo il caso delle leggi approvate in Russia e Ungheria, solo per fare due esempi, mettono senza alcun dubbio in luce le ombre che offuscano i diritti fondamentali, e la mancata attuazione di quanto stabilito dalle Linee Guida; a parte il caso di poche prese di posizione di deputati del Parlamento Italiano e di altri Stati europei, che hanno denunciato quello che sta accadendo in Russia, siamo ancora molto lontani dalla fermezza che sarebbe necessaria per contrastare queste palesi violazioni della legge e dei diritti umani. É emersa, infatti, una realtà esattamente opposta a quella disegnata nel testo, che risulta preoccupante.
Per non limitare il discorso a questi due Paesi è il caso di segnalare anche ciò che accade in alcuni stati membri, inclusa la Francia, che promuovono e finanziano organizzazioni antisette, come la FECRIS, che supportano la persecuzione delle minoranze religiose in Russia, cercando di avvalorare la loro azione con la presunta differenza tra queste minoranze - che non sarebbero religioni, ma “sette” da combattere e proscrivere - e le “vere religioni” che, ovviamente, si identificano, di volta in volta, con le religioni di maggioranza in un determinato contesto.
Inoltre, la propaganda dei gruppi antisette viene utilizzata non solo dalle autorità statali, ma anche da quelle religiose maggioritarie, per colpire le minoranze e violare i loro diritti fondamentali. Mi riferisco, nel caso della Russia, all’appoggio esplicito che esponenti di rilievo della Chiesa ortodossa russa, membro della CEC, hanno dato alla messa al bando dei Testimoni di Geova, finanziando anche organizzazioni attive nell’azione di distruzione e liquidazione delle minoranze religiose.
Anche il nostro Paese, pur avendo sottoscritto le Linee Guida, si trova oggettivamente in una situazione di inadempienza. Infatti, sia secondo la Costituzione italiana, sia secondo le Linee Guida, l’Italia deve garantire che il proprio sistema giuridico assicuri a tutti garanzie adeguate ed efficaci per la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo applicabili su tutto il territorio, senza esclusioni o discriminazioni, e le autorità preposte devono assicurarsi che tali disposizioni siano attuate adeguatamente (FoRB n. 3.21;3.22).
Nella situazione attuale, invece, è ancora vigente la “legge sui culti ammessi” (citare) che deve necessariamente essere abrogata per consentire l’inizio di un cammino che porti all’effettiva “parità” tra diverse religioni e credenze, che è attualmente disattesa. Lo strumento delle “intese” con le minoranze religiose, pur colmando in parte la disuguaglianza tra religione maggioritaria e minoranze religiose, rimane comunque inadeguato poiché di fatto dà origine a una sorta di “classifica” tra le religioni andando a provocare ulteriori discriminazioni e ingiustizie all’interno del vasto panorama di gruppi religiosi e spirituali presenti sul territorio italiano.
Inoltre, per implementare le linee guida l’Italia dovrebbe prevedere “misure efficaci volte a prevenire o comminare sanzioni per le violazioni della libertà di religione o di credo e garantire l'assunzione di responsabilità” (FoRB n.3), vietando anche qualsiasi appello pubblico all'odio religioso che possa incitare alla discriminazione, all'ostilità o alla violenza (FoRB n.3.). 
Riguardo a questo aspetto, anche se in Italia non si verificano gli episodi di violenza registrati in altre nazioni, esiste, tuttavia, a livello culturale e informativo, anche da parte dei media finanziati con denaro pubblico, una tendenza ad etichettare minoranze religiose di diversa matrice, utilizzando, in senso criminologico, la parola “setta”. In taluni casi, documentabili, tale etichettamento massiccio ha causato reazioni di ostilità e violenza di diverso tipo e, in generale, un “procurato allarme” che, in quanto tale, rischia di esacerbare i conflitti che già esistono nella società.
Altre violazioni delle Linee Guida FoRB si verificano per ciò che riguarda la scuola pubblica, dove l’insegnamento della religione rimane limitato alla religione di maggioranza, quella cristiana cattolica, mentre i programmi scolastici rimangono arretrati rispetto all’evoluzione della società italiana e alla diffusione di altre religioni e filosofie spirituali verificatasi in seguito all’immigrazione dall’Africa, dall’Asia e dall’Europa orientale.
Un altro ambito in cui l’Italia ha evidenziato violazioni delle Linee Guida e della sua stessa Costituzione è quello relativo alla libertà di culto, in quanto sono state approvate, in diverse regioni italiane, leggi ad hoc, che hanno di fatto reso impossibile la costruzione di luoghi di culto per le minoranze religiose che lo avevano richiesto.
Un’ulteriore e preoccupante segno dei problemi legati alla mancanza di effettiva parità tra le aggregazioni spirituali e religiose in Italia è il reiterato tentativo, da parte di organizzazioni antisette, di reintrodurre nel nostro codice penale il reato di plagio abolito nel 1981 dalla Corte Costituzionale, sotto forma di “reato di manipolazione mentale”. Tale proposta si fonda su alcuni presupposti del tutto ideologici e certamente non fattuali: in Italia esisterebbe un pericolo incombente generato da un numero esorbitante di “sette pericolose” che manipolerebbero mentalmente i loro seguaci. Una proposta di legge che colpirebbe la libertà di religione, credo e coscienza di cittadini italiani e stranieri, violando perfino una sentenza della Corte Costituzionale emessa nel 1981. Questa proposta riscuote un certo successo in alcuni settori del mondo politico e viene applaudita anche da esponenti della religione maggioritaria. Si tratta, dunque, di un problema che interessa in generale il mondo della cultura, dell’educazione e della politica italiana, generato innanzitutto da una profonda ignoranza delle religioni e forme spirituali diverse che vengono talora percepite come minacce per la società. 
Che cosa è possibile fare per affrontare queste gravi violazioni delle leggi italiane ed europee?
Innanzitutto promuovere la conoscenza obiettiva di queste organizzazioni soprattutto nell’ambito delle strutture educative statali, in ogni ordine e grado di scuola. Inoltre, sensibilizzare il mondo dell’informazione affinché non collabori nella diffusione di una propaganda anti libertaria e discriminatoria contro le minoranze. Le ONG e i Centri di studio che si occupano del fenomeno devono farsi portavoce di queste violazioni presso le istituzioni e proporre strategie utili per collaborare con loro per far sì che l’Italia finalmente ottemperi ai suoi obblighi anche di fronte all’Unione Europea.
Il Centro Studi sulla Libertà di Religione Credo e Coscienza (LIREC) si pone, in questa situazione, come un interlocutore qualificato, al servizio delle istituzioni e delle autorità europee che hanno espressamente richiesto nelle Linee Guida il sostegno e la collaborazione di associazioni della società civile presenti sul territorio. 

* Raffaella Di Marzio, laureata in Psicologia, Scienze dell’Educazione e Scienze Religiose, ha conseguito il Dottorato in Psicologia (PhD) presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, il 28 giugno 2016, con una tesi dal titolo “Affiliazione e Disaffiliazione dai Nuovi Movimenti Religiosi. Presentazione e analisi critica del modello integrato di Rambo e coll.” È fondatrice e direttrice del Centro Studi sulla Libertà di Religione Credo e Coscienza (LIREC). Esperta accreditata presso la ONG Human Rights Without Frontiers, ha fondato ed è responsabile, dal febbraio 2002, di un centro per diffondere informazione corretta e scientifica su gruppi settari, Nuovi Movimenti Religiosi e organizzazioni anti-sette: il Centro online bilingue (Italiano e Inglese) www. dimarzio.info. È stata membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR) dal 2005 al 2017. 
È collaboratrice di tre Enciclopedie: L’Enciclopedia delle Religioni a cura del CESNUR, Religions of the World. A Comprehensive Encyclopedia of Beliefs and Practices, a cura di Gordon Melton e Martin Baumann e the World Religions and Spirituality Project (WRSP), a cura di David G. Bromley.

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