23 giugno 2017

Il racconto del Pensiero

Si terrà la presentazione del libro di Antonio Saccà, a Barcone rosso sul Tevere, Monumento Matteotti, vicino Ministero della Marina, Roma, il 2 luglio, ore 18,30

Facciamo l'ipotesi più desolante, che siamo nomadi nel Deserto del Nulla, e che abbaiamo durante il viaggio ascoltando l'eco della nostra solitudine. Stelle, Dune, niente ci ascolta, ma, ascoltandoci da noi stessi, ci crediamo ascoltati, degni di ascolto, e che Pianeti, Cieli, Galassie, Mari siano tutt’orecchi per cogliere quel che noi diciamo di essi, noi uomini, misura di tutte le cose. Ci diamo importanza noi da noi stessi in questo silenzio muto di ogni particella dell'Universo che ci considera estranei, peggio: non ci considera. Eppure, non abbiamo mutato un grammo di Mondo, agitandoci e parlando. Non abbiamo intaccato l'essere del quale discutiamo da millenni. L'essere se ne sta fuori dalla nostra portata. Del come mai esiste ciò che esiste, del rimedio al morire, i veri tragici dati fermi della nostra condizione, o non ci siamo interessati o abbiamo risolto credendo che i nostri pensieri siano realtà. Ma i nostri pensieri sono pensieri nostri. Provengono da noi, restano in noi. Non è che a dire: sono immortale diveniamo immortali. Lo diciamo. Né le parole, né i pensieri sono altra realtà che essere parole e pensieri. Allora? Bene così. Saremo attori e spettatori. A quale scopo. Nessuno scopo se non esistere. Anzi: vivere.
Un giorno saremo narrati come narriamo chi visse prima di noi. Di tutto l'accaduto, di tutto l'accadere non sopravvive che il racconto, finché sopravvive chi racconta o ascolta, legge. Menzogne, inganni, verità, fantasticherie non ci interessano in quanto verità o menzogne, fantasie o realtà, ma in quanto costituiscono il racconto dell'umanità. Religioni, filosofie, scienze non ci curiamo tanto se furono veritiere ma in quanto furono, sono esistite, costituirono le traversie dell'uomo. Siamo personaggi teatrali ed ogni epoca vive le sue commedie, i suoi drammi, le sue tragedie. Facciamo spettacolo, spettatori di noi stessi. Che i Greci abbiano avuto la religione olimpica, non ha oggi fedeli e culti. Ma che recita straordinaria, non ci stancheremo di ripeterne i nomi, di immaginarli, di riviverli... La Terra sta al centro e i pianeti la circondano... Ridicolo! Sì, ridicolo, ma per millenni l'abbiamo creduto, una narrazione, anche questa... Gli animali non sentono, stabiliva Cartesio... L'anima è immortale perché continui a perfezionarsi anche dopo la morte, diceva Kant... Se giudicassimo in nome del vero e del falso scarteremmo presso che tutto e tutti. All'opposto, considerata come narrazione, la vicenda del pensiero umano è attraentissima, immedesimativa. Invece, sotto il segno del vero e del falso, del bene e del male è, spesso, desolante e micidiale, concezioni folli imposte, strazio. Ho cercato, pertanto, di ricondurre l'accaduto alla narrazione più che al giudizio. Il giudizio ciascuno se lo susciterà personalmente. Mi interessava narrare il pensiero e renderlo narrativo, filosofie e religioni come personaggi che recitano le loro teorie... Platone che sogna l'Iperuranio, Agostino concepisce che il Male è non essere, Hegel ritiene lo Stato Prussiano il culmine della Storia... La Terra, nel frattempo, da ferma è giudicata mossa... Non evitare il giudizio, però immergerci nell'umanità perché non sparisca in noi finché non spariremo noi.
Ho narrato quel che l'uomo ha pensato, di certo i nostri pensieri non hanno toccato le stelle, tuttavia questo pensare per noi vale, siamo noi, è il multiforme agitarsi umano. La Natura è indifferente, distaccata, se noi non prendiamo in considerazione noi stessi, chi ci considererà? Stiamo in un angolino dell'insieme cosmico, forse destinato all'annientamento, ma prima di sparire almeno amiamo le nostre civiltà, risentiamole, le hanno vissute gli antichi, noi le riviviamo. E se molte civiltà non hanno da dirci altro che: siamo esistite o non le condivideremmo, prendiamole come racconto dell'umanità e assumiamole tutte, nel bene e nel male, come vita della vita e della nostra vita. In fondo abbiamo sempre cercato una risposta all'interrogativo: come mai esiste l'esistente? E quante risposte ci siamo date ritenendo di ascoltarle! E questo monologo raddoppiato dall'eco, quali meravigliose narrazioni ha suscitato le nostre civiltà! E di noi che racconto daranno chi ci considererà un racconto?

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