16 agosto 2016

RELIGIONI E SOCIETÀ

di Antonio Saccà

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Il mio conoscente iraniano da giorni, lo sento, mi vuole interrogare su questioni ardue, teme di spiacermi, lo capisco, dice: vorrei sapere, avrei da parlare, e si ferma. La domanda, ora che è venuta fuori, questa: Gesù, per i cristiani, spartisce le umane sofferenze con i sofferenti o le rimedia? “Ci indica di aver pietà di chi soffre”, risposi. Pensò, muto, ma scuoteva la testa. “Che c’è, non la convinco?”. “Lei mi ha dato una spiegazione, ma io credevo che Gesù togliesse le sofferenze agli uomini non che desse l'esempio agli uomini ad aver pietà l'uno dell'altro. Questo è soltanto umano non all'altezza del Figlio di Dio!”
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Il mio conoscente iraniano frequenta musulmani e mi dice che se scoprissero che lui non è credente lo estranierebbero dalla comunità. “Sono molto credenti, i musulmani?”, chiedo. Non è sicuro che lo siano, è certo che vogliono apparire credenti. E molti sono fanatici. “Perché sono fanatici?”.  “Perché spesso sono poveri e la sola loro speranza è il Paradiso”. “Anche per i cristiani, c'è il Paradiso!”.