14 marzo 2016

Il lavoro della Universal Peace Federation in Terra Santa

Solo quando saremo in grado di vedere i bisogni delle altre religioni allora una vera e reale relazione potrà stabilirsi tra le varie comunità religiose.


di Hod Ben Zvi, 
Presidente “Forum di Gerusalemme per l’interconfessionalità e la cooperazione fra le religioni”.

Buon giorno a tutti. È un grande onore per me essere qui oggi a questa conferenza organizzata dalla città di Monza (26 settembre 2014), dall’UPF e WFWP in questo bellissimo paese che è l’Italia. Noi vediamo l’Italia come un paese che vibra di vita, amore passionale e una straordinaria bellezza. Comunque, la mia responsabilità questa mattina, è di condividere con voi il mio lavoro interreligioso, di cui mi occupo in Terra Santa. 
Due parole d’introduzione: Sono nato da genitori immigrati in Terra Santa, genitori provenienti dalla Cecoslovacchia, sopravvissuti all’olocausto. Dalla mia nascita, ho sperimentato la guerra ogni dieci anni. Ecco perché sono interessato alla causa della pace. Sono oramai trentacinque anni che stiamo lavorando in diversi campi con varie organizzazioni e infine come UPF. Voglio darvi un breve rapporto delle nostre attività in Terra Santa. Prima, però, vorrei spiegare il concetto dell’UPF per quanto riguarda il lavoro interreligioso e interconfessionale. Sono molto grato per la lettura che abbiamo ascoltato questa mattina perché pone una buona base su ciò che voglio condividere con voi. Il punto fondamentale come esseri umani è ridare gioia al nostro creatore, Dio. Ma come abbiamo potuto ascoltare da questa bella poesia, ognuno porta dentro di se questi due aspetti di Caino e Abele. Perciò, qualsiasi sforzo che noi facciamo per raggiungere un ideale più grande è destinato al fallimento se prima non siamo in grado di risolvere la lotta interiore tra il nostro lato Caino e lato Abele. Perché è così importante? Perché è più facile al di fuori di noi stessi: alle situazioni politiche, economiche o geopolitiche mentre è più complicato guardare dentro di noi. Quando saremo capaci di educare noi stessi allora potremo arrivare a vivere ideali più grandi. Ma come possiamo addestrare noi stessi ad essere in grado di andare oltre il livello dell’individuo? La nostra comprensione è che la famiglia è quella scuola di amore dove noi ci addestriamo nello sviluppare quelle relazioni. Noi impariamo ad amare, a servire, a rispettare gli altri membri della famiglia. Quando, poi, andiamo al livello successivo, guardiamo le religioni del mondo ed anche le differenti ideologie che esistono nel mondo come membri di una famiglia più grande. Siccome dobbiamo diventare una famiglia che vive sotto un unico genitore, Dio, è imperativo che s’impari non solo come individui ma anche come ideologie, religioni, a vivere insieme. Perciò, quello che cerchiamo di fare soprattutto dal 2000 in avanti, principalmente in Israele, è di portare insieme leader di varie religioni. All’inizio, il desiderio era che si conoscessero e iniziassero a stabilire delle relazioni tra di loro. In seguito, abbiamo anche pensato che questi leader religiosi potessero partecipare agli incontri, se erano sposati, anche con le loro mogli. Come potete ricordare il concetto è di famiglia. Il concetto di famiglia è di completarsi uno con l’altro, aiutarsi. Nella prima conferenza nell’anno 2000 abbiamo portato quattro Imam con le loro mogli e quattro Rabbini con le loro mogli. Siamo stati insieme per tre giorni. Il primo giorno ognuno si guardava intorno e cercava di capire, dove si trovava. Nel secondo giorno cominciarono ad accendersi alcune scintille e a nascere alcuni conflitti nel gruppo. Il terzo giorno c’è stato come una riconciliazione naturale. La cosa più difficile da fare è stata lasciarci e darci l’arrivederci. Su questa base ci siamo sentiti molto ispirati a continuare a portare leader religiosi insieme, a condividere le loro esperienze. Siccome l’UPF è un’ONG, abbiamo sentito delle limitazioni nel fare questo lavoro da soli. Siamo arrivati alla conclusione di portare questa idea al nostro governo e abbiamo trovato, in alcuni funzionari, interesse in quello che proponevamo.
Sei anni fa abbiamo avuto la prima riunione di leader religiosi a livello nazionale. Fu presa una decisione, nell’occasione, che ogni anno avremmo tenuto una tale riunione in un luogo religioso diverso. La prima fu tenuta nella sede religiosa del rabbino capo. L’anno successivo fu tenuta in un luogo cattolico sul mare di Galilea. Poi, abbiamo continuato con la moschea e così via andando in rotazione. In questo modo abbiamo cercato di forgiare una relazione che fosse continua. Abbiamo formato alcuni gruppi: come quello di alcuni leader religiosi, una forza d’intervento diretto. Quando c’è una disputa nella comunità fra diverse religioni o estrazioni sociali, mandiamo una delegazione composta di rappresentanti di diverse religioni: un Pastore, un Imam e Rabbino insieme. Col tempo hanno acquisito quell’autorità morale che gli permette di sedare le controversie sorte in quel particolare luogo. L’altro aspetto che abbiamo iniziato, è il livello educativo. Abbiamo iniziato a organizzare degli interventi di Imam in alcune scuole ebraiche e Rabbini in alcune scuole mussulmane allo scopo di aiutare entrambe le comunità a conoscersi reciprocamente. Naturalmente, a livello interreligioso ci sono diverse organizzazioni attive in quest’ambito. Ogni organizzazione si approccia in modo diverso alla questione. Ci sono circoli che affrontano il problema più da un punto di vista culturale, o da vari tipi di studi e ricerche. Il nostro scopo è diverso: è quello di portare leader insieme per creare una famiglia allargata, globale.
In questo modo, noi siamo certi di poter contribuire all’interconfessionalità. Un’altra iniziativa è di invitare delegazioni straniere per dei Viaggi-inchiesta sulla situazione della nostra terra. Posso vedere tra voi visi che conosco, che hanno partecipato a questi Viaggi-inchiesta in Israele. Lo scopo è di far vivere insieme vari leader religiosi provenienti da tutto il mondo. Partiamo dal presupposto che potremo essere in grado di portare leader insieme se prima saremo noi capaci a farlo. L’ultimo punto che voglio menzionare è quello che stiamo facendo recentemente. Abbiamo stabilito un forum che si chiama “Forum di Gerusalemme per l’interconfessionalità e la cooperazione fra le religioni”. La seconda parte del titolo di questo Forum è importante. Spesso l’interconfessionalità è intesa come rispetto uno dell’altro: io rispetto te e tu rispetti me. Spesso significa, io sono io, tu sei tu e ognuno rimane, dove sta. Il nostro modo di vedere è di andare oltre questo modo di pensare. Dobbiamo invece essere interessati ai bisogni degli altri affiliati delle altre religioni e delle religioni stesse. Solo quando saremo in grado di vedere i bisogni delle altre religioni allora una vera e reale relazione potrà stabilirsi tra le varie comunità religiose. Questo è un processo: dobbiamo educare noi stessi e tramite questo saremo in grado di portare questa comprensione a un livello più generale di tutte le persone nella società. Noi capiamo che la governabilità è applicata dalla politica. La politica ha la responsabilità di educare alla parte esteriore della convivenza. Ma se non ci preoccupiamo della forma interiore, che corrisponde al nostro spirito, non saremo in grado di sostenere e mantenere una società sana. Perciò, non siamo in competizione con la politica e la governabilità. Siamo convinti che le due forme debbano integrarsi e lavorare in maniera molto stretta. Uno dei punti principali dell’UPF è di portare a livello di Nazioni Unite questa stretta collaborazione che ho appena spiegato. Le Nazioni Unite rappresentano di più la parte politica di questa governabilità ma alle Nazioni Unite manca la voce morale dei leader religiosi. La loro voce deve andare oltre lo scopo della loro nazione. Nella nostra terminologia, noi chiamiamo questo tipo di organizzazione che vorremmo realizzare: “Nazioni Unite di tipo Abele”. Se avete ascoltato attentamente i punti che abbiamo accennato questa mattina, potete capire perché abbiamo bisogno di “Nazioni Unite di tipo Abele”.

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