8 marzo 2016

I rapporti tra Unione eurasiatica e Unione europea: gli ‘allarmi’ dell’Occidente

di MARCO RICCERI
Nel corso di un’importante iniziativa russo-tedesca, il 9° Incontro promosso congiuntamente a Mosca nel febbraio del 2011, dalle fondazioni russe Unità per la Russia e Russkiy Mir e dalla fondazione tedesca F. Ebert sulla cooperazione tra Russia ed Europa, i partecipanti, esperti e rappresentanti politici, tra le tante questioni aperte da approfondire, misero in evidenza due interrogativi di fondo. Gli esponenti russi sottolinearono il fatto che: «non sempre è chiaro cosa l’Unione europea voglia attualmente dalla Russia»; mentre gli esponenti dell’Occidente europeo il fatto che «da tempo la Russia non ha un senso chiaro della direzione verso cui andare e posarsi, per cui è difficile definire quale sia la strategia russa di riferimento».

Questo elemento di reciproca incertezza, espresso con tanta chiarezza in una sede di confronto autorevole, è un’ulteriore riprova delle gravi carenze che ancora pesano sulla cooperazione tra le due realtà. Per quanto la recente, grave crisi economica abbia indotto entrambe a un maggiore avvicinamento e a organizzare iniziative anche nuove di collaborazione economica, tuttavia non vi è dubbio che siamo ancora ben lontani dallo sviluppo delle grandi potenzialità e dai benefici reciproci che una tale collaborazione potrebbe generare, se promossa con una maggiore organicità e lungimiranza di quanto avvenga attualmente. È il caso aperto di una più incisiva partecipazione dell’Unione europea al grande piano di modernizzazione avviato dalle autorità russe, rispetto al quale le collaborazioni di tipo bilaterale tra gli Stati continuano a prevalere sulle collaborazioni di tipo comunitario.
L’incertezza e i dubbi espressi nell’incontro di Mosca dagli esponenti europei su quale sia l’asse centrale della strategia geo-politica russa di riferimento, trova adesso nell’avvio dello Spazio economico comune e nel progetto di Unione eurasiatica una prima risposta precisa. Per Putin, ad esempio, Eurasia non vuol essere una riedizione dell’Urss ma soprattutto non è un’iniziativa di contrasto con la Ue, perché sarà destinata a svilupparsi in armonia con essa; e perciò essa tende a rafforzare l’area delle collaborazioni con l’Unione europea, anche se punta a diventare un elemento attrattivo per quegli Stati, come l’Ucraina, attualmente più orientati a privilegiare i rapporti con la Ue. Da qui, per inciso, l’osservazione largamente condivisa dai commentatori, che proprio l’Ucraina sia destinata a svolgere un ruolo importante per il futuro del progetto eurasiatico. Ma con Eurasia, i tre Stati promotori hanno prefigurato uno scenario diverso. Nel pieno del caos della globalizzazione, in cui si stanno rapidamente modificando gli equilibri geo-politici e geo-economici esistenti e si è alla ricerca di nuovi assetti, Bielorussia, Federazione Russa e Kazakhstan hanno avviato un processo di ricomposizione di una realtà molto complessa e promosso la nascita di un nuovo soggetto istituzionale, un nuovo centro di potere che potrà operare in autonomia dai confini della Ue a quelli della Cina. Questo nuovo soggetto riaggregante, che porta comunque un elemento di chiarezza nella scena internazionale, svolgerà una funzione di ponte o, invece, sarà un elemento che frapporrà ostacoli tra le due realtà?
A questa domanda si collegano quegli ‘allarmi’ che sono riecheggiati nell’Occidente europeo e che il quotidiano russo «Izvestia» ha registrato nell’articolo riportato all’inizio (allarmi che sono soltanto un retaggio della guerra fredda, secondo i commentatori russi).
Infatti Eurasia, secondo le interpretazioni più pessimistiche, non sarebbe altro che la proiezione della politica di potere di Putin e della Russia la quale opera certamente in ambito economico ma, soprattutto, va di pari passo con le iniziative russe miranti ad intensificare la cooperazione politico-militare all’interno dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva.
Un altro motivo di preoccupazione nell’Occidente europeo è legato al fatto che l’iniziativa eurasiatica, se avrà successo, potrà consentire agli Stati partecipanti di procedere nello sviluppo economico dei rispettivi sistemi con un’autonomia maggiore di quella che si registra attualmente; in sostanza, di dipendere sempre meno dall’Occidente nella promozione soprattutto delle attività industriali e di creare le condizioni per l’esercizio di una maggiore forza contrattuale, come soggetto economico, sulla scena internazionale. In ogni caso la costituzione dell’Unione eurasiatica è interpretata come l’ostacolo che si è voluto frapporre alla realizzazione di un’area di libero scambio, o di uno Spazio economico comune, tra la Russia e la Ue; un’ipotesi, quest’ultima, che si collega ai programmi di partenariato esistenti tra le due realtà. Con Eurasia questa ipotesi progettuale, che per inciso è sempre stata particolarmente sostenuta dall’Italia, ma con debole volontà da parte della Ue, finisce per cadere definitivamente. Siamo, con ciò, nella serie delle occasioni perse che contraddistinguono in primo luogo i rapporti complessi tra Ue e Russia.
È di fronte a questo insieme di carenze e incertezze conoscitive, diffidenze reciproche, di ‘allarmi’, che ancor oggi caratterizzano i rapporti tra la realtà del mondo russo e quella dell’Unione europea, che sarebbe particolarmente utile per tutti, in primo luogo per il decisore pubblico russo che è tra i principali promotori dell’iniziativa, correggere questa situazione piena di possibili implicazioni negative, attuando un piano organico di comunicazione globale applicata ad Eurasia. Non vi è nessun bisogno che da entrambe le parti si alimentino elementi di tensione, anche con la semplice omissione di atti che, invece, sarebbero necessari per valorizzare gli aspetti positivi, costruttivi, di questo evento il quale rimane, finora, qualcosa di vago, sconosciuto almeno agli occhi di un cittadino dell’Unione europea(1).

(1) Francis Fukuyama, La grande distruzione, Milano, Baldini e Castoldi, 2001; North Douglass, Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell’economia, Bologna, il Mulino, 1994; Russian Analytical Digest, The Eurasian Union project, Bremen, Zürich, Washington, n. 112, 20 april 2012; Russkiy Mir Foundation, Unity for Russia Foundation, F. Ebert Stiftung, Partnership with Russia in Europe. Concrete steps towards cooperation between Russia and the Eu, 9th Meeting of the Working Group, Moscow, February 2011; Joseph Stiglitz, La globalizzazione e i suoi oppositori, Torino, Einaudi, 2002.


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