19 novembre 2015

La “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU


di Franco Previte 
È stata elaborata con l’intento di proteggere il mondo della disabilità, della sofferenza, del dolore? “Stare vicino ai fratelli e alle sorelle più sofferenti” (Papa Francesco 19.11. 2015 XXX Conferenza Pontifico Consiglio Operatori Sanitari). Il prossimo 6 dicembre 2015 ricorrerà il nono anno dall’adozione della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” avvenuta a New York da parte dell’ONU (Distr. General A/61/617 Sixty First Session), ratificata e pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale Italiana n. 61 del 14 marzo 2009 dal Parlamento Italiano il 20 febbraio 2009, (con un Preambolo e 50 articoli), compreso il Protocollo Opzionale (composto da 18 articoli), incarnata, dopo, nella legge 3 marzo 2009 n. 18. 

Ma cos’è e cosa serve la “Convenzione”? 
Il Testo o Documento emesso dall’ONU il 6 dicembre 2006 condiviso da 191 Paesi, promuove e protegge i diritti e la dignità degli esseri umani colpiti da infermità fisica o psichica senza discriminazione e che la disabilità è il risultato del processo o interazione di persone colpite con deficit.
Questa cooperazione internazionale serve per il miglioramento delle condizioni dei deboli, soprattutto in quei Paesi più poveri, dove costoro vivono in condizioni d’indigenza e povertà e come saggiamente ci ricorda Papa Francesco “I cristiani non siano superbi, avidi e ipocriti” (Angelus 9 novembre 2015). La Convenzione è stata elaborata, anche, con l’intento di sostituire politiche sociali difformi, come la mancata riforma delle leggi 180 e 833 del 1978 che hanno chiuso in Italia i “manicomi” senza strutture alternative, “momento” nel quale dal 2007 si poteva applicare in Italia quelle norme migliorative ai sensi dell’art. 4 della Convenzione in conformità con la legge italiana 104/1992. Infatti, la n/s Petizione al Parlamento Italiano del 2 gennaio 2009, come consenso vincolante ai sensi dell’art. 42 della Convenzione, suggeriva al Parlamento e al Governo di adottare norme migliorative e inoltrare al Segretario Generale delle Nazioni Unite quelle precise riserve intese: 
1.) a escludere l’aborto e quanto è contro l’etica, con un emendamento ai sensi dell’art.47/1 della Convenzione stessa; 
2.) all’applicazione delle norme migliorative, cioè riforma delle leggi 180 e 833 sulla chiusura degli ex-ospedali psichiatrici, previste dall’art 4 della Convenzione, attese dalle famiglie degli handicappati psichici e dall’opinione pubblica dal 1978. 

La Dichiarazione Vaticana del 13 dicembre 2006 ha chiaramente espresso l’utilità della Convenzione, ribadendo, però, la posizione della Chiesa, che ampiamente approviamo, sui concetti della salute sessuale e riproduttiva (art.23 e 25 ), ponendo in risalto la dimensione umana del concetto persona come effettuato alacremente per farne un testo efficace e sottoscrivibile e con criteri diversi, comprensivi del divieto dell’accesso all’aborto, (dalla Dichiarazione del Cardinale Lozano Javier Barragan ex-Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari Pastorale della Salute). 

Bisogna considerare che la natura giuridica della Santa Sede è speciale, in quanto comprende la Città del Vaticano, che è anche Governo Centrale della Chiesa e la sua approvazione, equivarrebbe ad offrire una cauzione morale nell’insieme del testo giuridico (Card. Lozano Javier Barragan), un sostegno morale a un provvedimento in contrasto con la morale specifica dei Documenti Dottrinali e del Magistero della Chiesa Cattolica. 

Soprattutto quello di un’eutanasia mascherata per distruggere la vita senza senso, negazione della vita nascente, con un’apparente eliminazione di anziani non autosufficienti, disabili fisici, handicappati psichici, malati terminali, in contrasto con l’art.25/f che impedisce il rifiuto dell’assistenza sanitaria nonché di alimenti o liquidi a causa della disabilità. Le n/s riserve fanno parte della preoccupazione, dichiarate dalla Chiesa Cattolica, dalle famiglie, dall’opinione pubblica, affinché il mondo della sofferenza, del dolore, della disabilità sia portato a migliorare la condizione di vita e protezione della salute. 

Queste riflessioni non hanno la pretesa di far ripensare il Parlamento a rivedere quanto di non positivo ha la Convenzione, ma di consolidare e dire a quanti non hanno valutato il rispetto della persona umana, soprattutto sofferente, che è un principio inscindibile e irrinunciabile dell’uomo, come giustamente avvertiva il S. Padre Paolo VI° ed affermava che “il popolo di Dio” (compreso i cattolici) e la nostra società, non è quella dell’avere, ma dell’essere. Il resto non conta!

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