12 novembre 2015

ISIS: il ritratto di un’organizzazione terroristica Jihadista

di redazione

Panoramica 
Il presente articolo(1) esamina la natura dello Stato Islamico dell’Iraq e Siria (ISIS), un'organizzazione terroristica islamico salafita-jihadista nata, una decina di anni fa, da un ramo di Al-Qaeda in Iraq. Si è affermata durante i combattimenti contro gli Stati Uniti nelle regioni sunnite dell'Iraq occidentale e diffusa nella Siria orientale e settentrionale durante la guerra civile siriana. L'estate del 2014 ha portato l’ISIS ad avere dei risultati drammatici, tra i quali l'occupazione di Mosul, la seconda città dell'Iraq, e la dichiarazione del "califfato islamico", guidato da un agente terrorista carismatico iracheno soprannominato Abu Bakr al-Baghdadi. Cosa si nasconde dietro i suoi successi e com’è diventato una minaccia non solo per Siria e Iraq, ma per il Medio Oriente e la comunità internazionale? 

Le radici dell’ISIS 
L’ISIS, le cui origini risalgono ad un ramo di Al Qaeda, nasce nel 2004 sotto la guida di Ayman al-Zawahiri allo scopo di combattere l’occupazione americana dell’Iraq e il governo iracheno sciita sostenuto dagli USA dopo il rovesciamento di Saddam Hussein. 
Colmando la mancanza di sicurezza e il vuoto di potere creati dalla disgregazione dell'esercito iracheno del regime, accompagnata dalla crescente alienazione dei musulmani sunniti dal governo centrale filo sciita di Baghdad, il ramo di Al Qaeda a poco a poco si è affermato, adottando il nome dello Stato islamico dell'Iraq (ISI), e diventando una delle forze centrale tra gli insorti anti-americani. Verso la fine della presenza americana in Iraq, l'ISI era stato indebolito dai successi militari statunitensi combinati con la saggia politica di promozione delle tribù sunnite nell'Iraq occidentale, dominio principale dell’ISIS. Successivamente però, il ritiro americano dall’Iraq non ha permesso la continuazione di questa strategia militare e le elezioni politiche successive, organizzate dallo sciita Adnan al-Maliki, hanno contribuito a rafforzare l'ISI che ha avuto un comodo punto di partenza per le sue operazioni. La guerra civile scoppiata nel marzo 2011, ha fatto della Siria un terreno fertile per la diffusione dell’ISI. Nel gennaio 2012 nasce il Fronte Al-Nusra ("sostenere il fronte") come ramo siriano dell'ISI. Tuttavia, già nella fase iniziale, il Fronte al-Nusra si separa dallo Stato Islamico dell’Iraq, che subito cambia il suo nome in Stato islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS), a causa di divergenze politiche. Al Qaeda, sotto la guida di Ayman al-Zawahiri, decide di dare il suo sostegno al Fronte Al-Nusra e alla sua dissociazione dall’ISI. Nonostante ciò, dopo la scissione, l’ISIS ha ottenuto successi militari, portandolo a dichiarare lo Stato islamico (o lo "Stato del Califfato"), mentre il rivale Al-Nusra si è indebolito. 

L’ideologia dell’ISIS 
L’ISIS è un'organizzazione salafita-jihadista islamica. Il Salafismo è un movimento politico-religioso sunnita estremista che cerca di ristabilire l'epoca d'oro del primo Islam (il tempo del profeta Maometto e dei primi Califfi). Secondo l'ideologia jihadista salafita, la jihad (la guerra santa) si combatte contro entrambi i nemici, interni ed esterni. Al-Qaeda e le organizzazioni jihad globali (di cui uno è l’ISIS) nascono dal jihadismo salafita. Secondo il concetto dell’ISIS, l’epoca d'oro dell'Islam sarà ripristinata attraverso l'istituzione di un califfato islamico sovranazionale sul modello dei regimi dei primi califfi dopo la morte di Maometto. Esso sarà governato dalla legge religiosa islamica (sharia), secondo la sua interpretazione più estrema. In altre parole sorgerà il Califfato sulle rovine degli Stati nazionali stabiliti in Medio Oriente dopo la prima guerra mondiale. 

Le sue principali caratteristiche 
Le principali caratteristiche dell’ISIS sono le seguenti: - Capacità militari: l’ISIS ha circa 25.000 militanti in Siria e in Iraq, e 13.000 combattenti stranieri provenienti principalmente dal mondo arabo-musulmano. Secondo una stima di CENTCOM, l’ISIS ha tra 9.000 e 17.000 operatori, 3.000 dei quali proverrebbero da paesi occidentali (circa la metà da Francia e Gran Bretagna): di solito arrivano in Siria attraverso la Turchia, dove ricevono un breve addestramento militare e dove vengono  coinvolti immediatamente in combattimenti. La maggior parte ritorna poi ai loro paesi di origine; - Aree di Controllo: oggi l’ISIS controlla all’incirca un terzo del territorio dell'Iraq e quasi un quarto della Siria, dalla periferia di Baghdad alla periferia di Aleppo. La vasta area include Mosul (la seconda città più grande in Iraq), Fallujah (simbolo della lotta contro gli Stati Uniti) e Al-Raqqah ("capitale" ISIS nel nord della Siria); - Costituzione di reti di amministrazione alternative: nelle zone sotto il suo controllo, l’ISIS ha istituito amministrazioni sociali alternative per sostituire quelle della Siria e Iraq, ormai crollate. Esse comprendono quelle educative, giudiziarie, di polizia e delle forze dell'ordine. L’ISIS le utilizza per fornire servizi essenziali e al tempo stesso per far rispettare la sua ideologia salafita-jihadista alla popolazione locale. A tal fine adotta misure brutali contro i suoi oppositori e le minoranze che vivono sotto il suo controllo. Finora le popolazioni locali sembrano venire a patti con il controllo dell’ISIS e talvolta anche lo supportano. Lo fanno soprattutto in vista della sua capacità di fornire servizi di base, ridare vita quotidiana e riempire il vuoto amministrativo che si è creato. 

Le misure militari prese dall’ISIS in Siria e in Iraq (aggiornate a metà novembre 2014) 
Nel giugno 2014 l’ISIS ha iniziato una campagna militare in Iraq che ha come obiettivo, nella valutazione ITIC (2), quello di prendere il controllo su gran parte del territorio settentrionale e occidentale per poi lanciare un attacco su Baghdad. Allo stesso tempo, ha condotto campagne per il controllo di vari distretti nella parte orientale e settentrionale della Siria allo scopo di indebolire i suoi rivali (il regime siriano, il Fronte Al-Nusra, le milizie curde e le altre organizzazioni ribelli). I suoi successi militari finora hanno permesso di creare un continuum territoriale sovranazionale sulla vasta area sotto il suo controllo, dove sta lavorando attivamente per instaurare il dominio del suo auto-dichiarato Califfato islamico. 
Ad oggi la campagna militare dell’ISIS in Iraq ha avuto tre fasi: Il successo drammatico (giugno - agosto 2014). l’ISIS ha conquistato la città petrolifera di Mosul sconfiggendo l’esercito iracheno. Questo, nonostante gli enormi investimenti americani per la sua formazione e addestramento, è crollato ed è fuggito. Inoltre l’ISIS ha preso possesso della diga di Mosul con il suo impianto idroelettrico (a nord della città sul Tigri), scacciando le forze curde peshmerga che la difendevano. Successivamente ha anche conquistato la città di Tikrit, città natale di Saddam Hussein ed ex roccaforte del partito Ba'ath iracheno. Contenimento e arresto: durante la seconda metà del mese di agosto e il mese di settembre 2014 (quando gli Stati Uniti hanno iniziato gli attacchi aerei mirati) l’avanzata dell’ISIS si è arrestata. Le forze curde Peshmerga, l'esercito iracheno e le milizie sciite hanno ripreso la diga di Mosul. Istituzione di controllo sulla provincia di Al-Anbar (da fine settembre a metà novembre 2014): le forze dell’ISIS hanno eliminato sacche di resistenza nella provincia di Al-Anbar (il più grande quartiere sunnita dell'Iraq) e hanno avanzato verso la capitale Baghdad. Nella valutazione ITIC, in futuro l’ISIS cercherà di conquistare Baghdad, anche se la campagna sarà molto più difficile rispetto alla facile conquista di Mosul, perché incontreranno una forte resistenza da parte delle milizie sciite e dell'esercito iracheno, che avranno il supporto iraniano e la copertura aerea della coalizione guidata dagli americani. È anche probabile che i rivali dell’ISIS coopereranno anch’essi contro di loro. Ci si può aspettare che l’ISIS tenterà di superare la resistenza assediando Baghdad interrompendo la vita in città attraverso il lancio di razzi e colpi di mortaio, e/o autobombe. Nello stesso tempo, l’ISIS ha consolidato la sua influenza su vaste aree della Siria orientale e del nord. Ha stabilito il suo controllo su Al-Raqqah, trasformandola nella sua "capitale" in Siria, e ha solidificato il suo dominio sulla popolazione locale. 

Il significato e le principali implicazioni dei successi dell’ISIS in Siria e in Iraq 
Il consenso raggiunto dall’ISIS in Siria e in Iraq ha implicazioni locali, regionali e internazionali. Iraq: le conquiste dell’ISIS nell'estate del 2014 hanno accelerato la disintegrazione dell'Iraq in componenti religiose ed etniche. Si può dire che l'Iraq non sia più uno Stato nazionale. Tre sono le entità sorte: un quartiere sunnita controllato dall’ISIS nell’Iraq occidentale e settentrionale; una regione autonoma curda nel nord e una regione sciita nel centro e nel sud affiliata al regime sciita di Baghdad. I confini tra di loro sono sfocati e instabili, e dall’ISIS, che sta guadagnando forza, ci si può attendere che prosegua gli sforzi per ampliare le zone sotto il suo controllo, a spese degli altri soggetti, attualmente sulla difensiva. 
Siria: con l’aumento della forza dell’ISIS, si è arrivati ad una divisione di fatto del paese. L’ISIS si è assicurato il controllo delle zone settentrionali e orientali indebolendo i suoi rivali (il regime siriano, il Fronte Al-Nusra e le altre organizzazioni ribelli). Tuttavia, non è stato in grado di rompere la presa del regime siriano a Damasco e di altri zone chiave a nord e ad ovest, come anche il controllo da parte delle organizzazioni ribelli della parte meridionale del paese (compresa la zona delle alture del Golan, lungo il confine con Israele). Il rafforzamento dell’ISIS e la campagna guidata dagli americani contro di esso hanno aumentato la complessità della guerra civile siriana rendendo la situazione più instabile e ancora più difficile da risolvere nel breve periodo. 
L'istituzione della jihad globale in Medio Oriente: i successi dell’ISIS in Siria e in Iraq lo hanno trasformato nel punto di riferimento della jihad globale, di fatto scavalcando Afghanistan e Pakistan. Oggi ci sono due principali organizzazioni rivali jihadiste: uno, l’ISIS, affiliato alla Jihad globale, ma in contrasto con la leadership di Al Qaeda di Ayman al-Zawahiri; e l'altra, il Fronte Al-Nusra, un ramo di Al Qaeda in Siria. Tra i due ci sono reti jihad all'interno del Medio Oriente e oltre. Alcune delle reti jihadisti in Medio Oriente, soprattutto il gruppo egiziano Ansar al-Bayt Maqdis, che ha già giurato fedeltà all’ISIS, stanno guadagnando terreno contro la leadership di Al-Qaeda. L’ISIS ha quindi la potenzialità di destabilizzare i paesi del Medio Oriente e di esportare il terrorismo jihadista in Israele e in Occidente. 

Significato della regione mediorientale: Il punto d'appoggio ottenuto dall’ISIS e dalla jihad globale in Siria e in Iraq riflette oltre ad aggravare lo sconvolgimento regionale del Medio Oriente: i focolai comprendono le tensioni, i scismi e l'ostilità tra i vari gruppi etnici, religiosi e tribali, in particolare tra i sunniti e sciiti; la debolezza politica degli Stati nazionali creati e imposti all’intera regione dai francesi e dagli inglesi dopo la prima guerra mondiale; la perdita da parte degli stati chiave del Medio Oriente della loro capacità di governare; e la creazione di ideologie alternative e di ‘governance’ nei luoghi in cui gli Stati nazionali sono crollati. L'istituzione di organizzazioni salafita-jihadisti in Siria e in Iraq sono manifestazioni del potere dell'ideologia islamica radicale capace di attirare seguaci perché si presenta come una soluzione al continuo malessere che gli Stati nazionali hanno creato fin dalla loro istituzione. Nel lungo periodo, affermandosi più saldamente in Siria e in Iraq, la sua influenza può gradualmente diffondersi in altri paesi arabi. 

La campagna americana contro ISIS e la sua risposta 
I successi drammatici dell’ISIS nell'estate del 2014 sono stati un duro colpo per la politica estera americana in Iraq. Obiettivo degli Stati Uniti era di stabilire un regime iracheno democratico che avrebbe combattuto il terrorismo fornendo al paese un'amministrazione stabile. Ciò si è rivelato del tutto irrealistico. L'esercito iracheno, nella cui formazione gli Stati Uniti hanno investito enormi risorse, si è rivelato debole, come lo è stato il regime centrale sciita affiliato a Baghdad e sostenuto dall'America. Durante i primi tre anni della guerra civile siriana gli Stati Uniti non hanno attribuito grande importanza all’ISIS e al Fronte Al-Nusra. Tendevano a considerarli come parte del caos generale creato in Siria e in Iraq dopo che i regimi di entrambi paesi si erano disintegrati. Il cambio di rotta della politica americana è iniziato nell'estate del 2014 dopo la caduta di Mosul, la dichiarazione del Califfato islamico e l'aumento significativo del numero di combattenti stranieri. Le esecuzioni, documentate dai media, effettuate dall’ISIS, hanno inorridito l’opinione pubblica e infuriato l’America e l’occidente. Dopo una prima fase di coinvolgimento in azioni sporadiche mirate a sostenere le forze locali in Iraq sotto gli attacchi dell’ISIS e fornire alle minoranze assediate aiuti umanitari, si è passati ad una seconda fase, quando è apparso chiaro che quello che si stava facendo non era sufficiente. La seconda fase è descrivibile come una strategia globale contro l’ISIS. L'obiettivo era di "degradare e distruggere" l’ISIS nei seguenti modi: massicci bombardamenti aerei in Siria e in Iraq; rafforzamento delle forze locali in Siria e in Iraq (l'esercito iracheno, le forze curde, le cosiddette organizzazioni ribelli moderate in Siria); danneggiamento delle fonti del potere dell’ISIS (in particolare le sue risorse finanziarie); incremento delle capacità degli Stati Uniti e della comunità internazionale di deterrenza contro i combattenti stranieri rafforzando la collaborazione internazionale contro di loro. Per attuare la strategia, in un periodo relativamente breve di tempo, gli Stati Uniti hanno creato una coalizione internazionale di paesi Occidentali e Arabi. Nella valutazione ITIC, la nuova strategia americana soffre di numerose mancanze descritte approfonditamente nello studio ITIC (3). Tra queste, la principale riguarda gli obiettivi politici, dichiarati e non dichiarati di questa strategia, a dir poco irrealistici. E’ veramente difficile distruggere un'organizzazione con un’ideologia salafita-jihadista, come l’ISIS. Ci sono limiti a ciò che la forza militare può realizzare contro le organizzazioni jihad in generale e l’ISIS in particolare; le forze locali in Siria e in Iraq su cui l'America conta, sono deboli, la coalizione è eterogenea, prevalentemente composta da paesi con interessi diversi e vincoli interni che rischiano di rendere difficile un loro sostegno efficace. Le situazioni sociali e politiche in Siria e Iraq sono complesse e oscillanti. Non possono essere radicalmente modificate tramite l'azione militare, limitata o addirittura estesa. Questo perché l’ISIS e altre organizzazioni terroristiche salafite-jihadiste sono sorte dal caos, dall’insicurezza e dalla disintegrazione sociale e politica della Siria e Iraq, a causa dei drastici cambiamenti causati dalla sconvolgimento regionale. Iraq e Siria sono una palude in cui l’ISIS e altre organizzazioni jihadisti prosperano. Sradicare l’ISIS sarà impossibile fino a quando la palude non sarà stata svuotata, e questo non è all'orizzonte. Tuttavia, l’ISIS ha le sue debolezze intrinseche, che vengono anch’esse esaminate. Se gli Stati Uniti imparano a sfruttarle, la campagna contro l’ISIS può avere risultati positivi, anche se meno di quanto previsto dal presidente Obama. La campagna guidata dagli americani sul piano militare, economico e politico, se continua con determinazione, può finalmente indebolire (anche se non distruggere) l’ISIS; le organizzazioni militari locali irachene all'interno di Siria e Iraq ostile all’ISIS possono essere rafforzate. La campagna contro l’ISIS può altresì migliorare il modo in cui gli Stati Uniti e i suoi alleati affrontano i combattenti stranieri che tornano nei loro paesi d'origine. 

La posizione israeliana 
La creazione dell’ISIS è parte di un piano più ampio alla sola realizzazione di organizzazioni della jihad globale in Siria e in Iraq. Per Israele la situazione presenta diverse minacce e pericoli: le alture del Golan e la penisola del Sinai potrebbero essere trasformate in fronti terroristici attivi. Ad oggi, le alture del Golan sono controllate da organizzazioni ribelli, la più importante è il Fronte Al-Nusra, ramo di al-Qaeda in Syria. Mentre l’ISIS non dispone attualmente di una presenza significativa lì, ma le dinamiche possono facilmente cambiare. Nella penisola del Sinai si prevede che Ansar al-Bayt Maquis  affiliato all’ISIS lanci attacchi terroristici contro Israele, anche se la sua priorità strategica è la sua campagna contro il regime Egiziano. 
La cooperazione tra la coalizione guidata dagli Stati Uniti e l'Iran: nonostante l'ostilità di base dell'Iran verso gli Stati Uniti, e nonostante la sovversione da parte dell'Iran di interessi americani in Medio Oriente, quest’ultimo potrebbe collaborare con gli Stati Uniti contro l’ISIS e la jihad globale in Siria e in Iraq, il nemico comune. Tale collaborazione potrebbe avvenire a spese di Israele ad esempio, sulla questione nucleare). Inoltre, in collaborazione contro l’ISIS potrebbe aumentare l'influenza iraniana in Siria e in Iraq, e potrebbe anche rafforzare lo status di Hezbollah in Libano, incrementando sensibilmente la sua influenza in medio oriente. Potrebbe anche dare più potere alle organizzazioni e reti della jihad globale nei paesi periferici al cuore del Medio Oriente, che hanno dei regimi falliti (come Libia e Yemen) o regimi deboli (come la Tunisia).

(1) Si ringrazia il “Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center” per averci permesso di utilizzare le ampie informazioni dal suo sito. 

(2) ITIC, Intelligence and Terrorism Information Center. 

(3) ITIC, Intelligence and Terrorism Information Center.

Nessun commento:

Posta un commento