11 luglio 2015

COREA. UNA NAZIONE, DUE STATI

Antico paese dell’Estremo Oriente, al centro d’importanti interessi geostrategici e scenario di accese rivalità ideologiche, la Corea è tuttora divisa in due stati che incarnano due modelli politici molto diversi tra loro


di Emilio Asti
Erede di un’antica civiltà, le cui origini vengono fatte risalire a tempi remoti, la nazione coreana, costretta nel corso della storia a subire numerose occupazioni straniere, ha saputo mantenere la propria identità, che tuttora la distingue nettamente dai suoi vicini.
A lungo contesa tra Cina e Giappone, fra i quali ha spesso svolto una funzione di collegamento culturale, la penisola coreana, abitata da una popolazione etnicamente e culturalmente molto omogenea, è divisa tuttora in due stati, che rappresentano due sistemi ideologici ed economici opposti. Nonostante parecchi secoli di storia comune il popolo coreano, che può vantare un ricco patrimonio culturale ed il cui sentimento di appartenenza etnica è molto forte, ha continuato a rimanere diviso contro la propria volontà.
Alla fine della II guerra mondiale dopo la liberazione della Corea dal Giappone, che l’aveva dominata per 40 anni, cercando di cancellarne l’identità, il sogno di libertà dei coreani non si realizzò poiché la zona settentrionale della penisola venne occupata dell’URSS, mentre le truppe statunitensi avevano occupato quella meridionale. Sebbene l’ONU avesse raccomandato lo svolgimento di libere elezioni in tutta la Corea, sotto la propria supervisione, nel 1948 vennero a formarsi due stati, ognuno dei quali si presentava come l’unico legittimo e vantava diritti su tutta la penisola. Nella zona settentrionale, con il sostegno di Stalin, si costituì un governo con a capo Kim Il Sung, un combattente comunista della resistenza antigiapponese, mentre nella parte meridionale, dopo libere elezioni, venne formato, con l’appoggio degli USA, un governo che entrò nella sfera di influenza occidentale. Tra i due stati così formatisi, a Nord la Repubblica Popolare Democratica Coreana, con capitale Pyongyang, e a Sud la Repubblica di Corea, con Seul come capitale, ebbe inizio un’irriducibile ostilità, che dura tuttora. La linea di demarcazione, lunga circa 250 chilometri, taglia la penisola coreana lungo la linea del 38° parallelo, dalla costa del Mar Cinese Meridionale a quella del Mar Giallo.
Dal 1950 al 1953 la penisola coreana è stata scenario di un conflitto provocato dall’invasione delle truppe di Pyongyang, che nel Giugno del 1950 oltrepassarono improvvisamente il 38° parallelo con l’intenzione di conquistare tutto la penisola. Su mandato dell’ONU gli USA con 16 nazioni intervennero in difesa della Corea del Sud. Con l’intervento delle forze delle Nazioni Unite l’aggressione nordcoreana fu respinta e le truppe comuniste, che si erano spinte sino alla parte più meridionale del paese, furono costrette a ritirarsi a Nord. Le forze occidentali avevano la possibilità di abbattere il regime di Pyongyang, riunificando tutto il paese, ma l’intervento della Cina, divenuta comunista nel 1949 e a quel tempo alleata di Stalin, impedì la sconfitta totale del regime nordcoreano, al quale fornì cospicui rinforzi. L’armistizio, firmato a Panmunjom il 22 Luglio 1953, stabilì una linea del cessate il fuoco e riconfermò la divisione della Corea. Con un bilancio molto pesante di perdite umane e d’ingenti distruzioni materiali, questa guerra, durante la quale oltre un milione di persone fuggirono dal Nord al Sud, lasciò un paese devastato e con molte famiglie separate, i cui membri finora non hanno potuto incontrarsi.
La situazione venutasi a creare in Corea aveva generato forti tensioni tra il mondo occidentale e quello comunista, gli USA affermavano il proprio impegno a difesa della Corea del Sud, minacciata da Kim Il Sung, deciso ad imporre il proprio dominio su tutta la penisola coreana.
Le due parti della Corea, ancora adesso rigidamente separate tra loro, rappresentano due modelli antitetici dal punto di vista politico e sociale, tra i quali spesso si sono verificati gravi incidenti. Tra i due stati coreani vige, infatti, una situazione di tregua armata e perdurano parecchi motivi di contenzioso, con continue provocazioni e scambi di accuse reciproche. Molte volte le trattative avviate in vista di una normalizzazione dei rapporti tra le due Coree si sono interrotte. Nel Dicembre del 1991, i due stati coreani, in quell’anno ammessi all’ONU contemporaneamente, firmarono un patto di non aggressione e di denuclearizzazione della penisola, ma tuttora il sogno della riunificazione non si è realizzato ed il rischio di un conflitto continua ad essere presente. Anche con la fine della guerra fredda la realtà si è dimostrata molto diversa dalle aspettative.
Definito l’ultimo avamposto della guerra fredda, Panmunjom, uno dei luoghi di confronto più esplosivi tra mondo comunista ed Occidente, rimane il confine più militarizzato del mondo, attraverso il quale il traffico è quasi nullo. Qui soldati dell’una e dell’altra parte e militari statunitensi ancor oggi si fronteggiano in un’atmosfera di forte tensione.
Nel panorama dei paesi comunisti la Corea del Nord costituiva un caso a sé. Plasmata sul modello stalinista, esaltava la propria superiorità rispetto a tutti gli altri paesi. Proclamata ufficialmente “Paradiso del popolo”, era caratterizzata da uno sfrenato culto della personalità di Kim Il Sung, fondatore dello stato, esaltato dalla propaganda ufficiale come un essere superiore, dotato di tutte le virtù ed esperto in ogni campo del sapere e come un padre amorevole per tutto il popolo coreano. Il suo compleanno era la più importante festa nazionale, ed in suo onore vennero erette in tutta la Corea del Nord statue e monumenti, oltre a dedicargli innumerevoli poesie e canzoni; la sua casa natale, nei pressi della capitale, era stata trasformata in una specie di luogo sacro, meta di continui pellegrinaggi. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1994, fu proclamato “Presidente eterno” ed in suo onore è stato allestito un sontuoso mausoleo, all’interno del quale viene custodito con grande venerazione il suo cadavere imbalsamato.
Nei rapporti con l’URSS e con la Cina la Corea del Nord praticava una politica equidistante, garantendosi il sostegno di entrambe, senza il quale non sarebbe potuta sopravvivere. Anche nel periodo di maggior dissidio tra le due potenze comuniste, la Corea del Nord rimaneva vincolata ad entrambe da trattati di amicizia e cooperazione economica e militare.
Retta con pugno di ferro per quasi 50 anni da Kim Il Sung, alla cui morte nel 1994 subentrò suo figlio Kim Jong Il, presentato come possessore di tutte le qualità del padre, la Corea del Nord può considerarsi un esempio di regime comunista dinastico, in quanto dopo l’improvvisa scomparsa di Kim Jong Il, avvenuta nel Dicembre del 2011, subentrò suo figlio Kim Jong Un, non ancora trentenne, che continua la politica totalitaria del nonno e del padre.
Il sistema di pensiero elaborato da Kim Il Sung, noto col nome di Juche (autosufficienza), di marcato carattere nazionalista, è l’ideologia direttrice dello Stato, esposta in diversi volumi, tradotti in molte lingue e distribuiti anche all’estero. In tutte le scuole della Corea del Nord gli studenti, ai quali sin da piccoli viene insegnato ad amare Kim Il Sung ed i suoi successori più dei membri della propria famiglia, devono studiare a fondo la dottrina Juche, considerata una verità assoluta che offre la soluzione ad ogni problema individuale e sociale.
In questo sistema totalitario, in cui è stata ampiamente documentata una rete di campi di lavoro forzato, i più elementari diritti umani vengono sistematicamente ignorati ed ogni forma di dissenso è stroncata sul nascere. Sin dall’instaurazione del regime comunista tutte le confessioni religiose, particolarmente i cristiani, vennero duramente perseguitate in nome dell’ideologia ufficiale, che proclama l’ateismo come principio fondamentale e vede nella religione, considerata alla stregua di una pericolosa superstizione, il principale ostacolo al progresso scientifico. Secondo le testimonianze di tanti profughi la dittatura nordcoreana ha attuato una tremenda repressione antireligiosa, attraverso la distruzione di luoghi di culto e continue campagne ideologiche volte ad inculcare il disprezzo per ogni forma di spiritualità.
Tagliata fuori dal resto del mondo sino ad oggi, la Corea del Nord è rimasta estranea alle trasformazioni in atto negli altri paesi comunisti ed esclusa dalle dinamiche di sviluppo degli altri stati dell’area. Nel timore che i cambiamenti verificatisi in URSS e in Cina potessero contagiare anche la Corea del Nord, Kim ha mantenuto la popolazione in un rigoroso isolamento, nella convinzione che anche un leggero allentamento del controllo mettesse a rischio tutto il sistema.
La rigida politica di autosufficienza praticata finora si è rivelata un fallimento in tutti campi; nonostante possedesse ingenti risorse naturali e la maggior parte delle industrie, la Corea del Nord non è, infatti, riuscita a colmare la distanza che la separava dalla Corea meridionale.
Colpita nel 1994 da una tremenda carestia, le stime parlavano di oltre due milioni di vittime, il paese è potuto sopravvivere grazie agli aiuti internazionali. Diverse organizzazioni umanitarie, mobilitatesi per portare aiuti alla popolazione, si sono scontrate con le difficoltà frapposte dalle autorità, le quali cercavano con ogni mezzo, a costo di aggravare le sofferenze della popolazione, di evitare contatti tra gli abitanti ed i cooperanti stranieri.
Con un enorme debito estero la Corea del Nord, le cui spese militari rimangono molto elevate, resta prigioniera di un sistema autarchico ed aggressivo, estremamente diffidente verso il mondo esterno. Le autorità nordcoreane hanno eretto uno spesso muro di silenzio attorno al paese che, per molti aspetti, rimane un oggetto misterioso nel panorama internazionale, e l’accesso al quale è rigidamente controllato; ai visitatori stranieri, sempre accompagnati, non è permesso girare liberamente e relazionarsi con la popolazione.
Molta preoccupazione desta il programma nucleare nordcoreano. L’esplosione di un ordigno nucleare, effettuata nel Maggio del 2006, aveva provocato reazioni negative anche presso la Cina e la Russia, suoi tradizionali alleati. In quell’occasione l’ONU aveva imposto sanzioni economiche e finanziarie, chiedendo alla Corea del Nord, che nel 2003 uscì dal Trattato di non proliferazione nucleare, di conformarsi con gli obblighi internazionali. Appare evidente che Pyongyang sta usando la minaccia nucleare come strumento per negoziare, oltreché per rafforzare la propria posizione a livello internazionale ed ottenere aiuti. Anche il lancio di missili a lungo raggio ha alimentato la tensione nell’area; oltre alla Corea del Sud anche il Giappone si sente minacciato dal programma nucleare nordcoreano, fonte d’inquietudine per tutti i paesi della regione. Pyongyang ha sempre affermato, a dispetto delle evidenze, la natura pacifica di questo programma, ed appare decisa a continuarlo. Le sue capacità nucleari rimangono sconosciute e si sospetta che vi siano installazioni atomiche segrete, anche se non è possibile disporre di dati certi a riguardo.
Ancor oggi la propaganda trionfalistica nordcoreana, che nasconde i molti e gravi problemi del paese, che sono sotto gli occhi di tutti, è tesa alla glorificazione dei Kim, padre, figlio e nipote, i cui ritratti campeggiano in ogni angolo del paese e le cui citazioni riempiono i giornali. Le affermazioni propagandistiche contrastano con la realtà di uno stato, nelle cui città silenziose ed uniformi, percorse da un traffico molto scarso, l’elettricità e molti generi sono soggetti a razionamento; in queste condizioni di grave penuria il mercato nero e la corruzione sono diffusi capillarmente e diverse zone registrano ancora un elevato tasso di mortalità infantile e di denutrizione. Profondo è il contrasto tra la capitale, i cui tracciati urbanistici con grandi piazze ed ampi viali, disseminati di statue e ritratti dei Kim, sono ispirati alla megalomania stalinista, e le zone rurali, sprofondate nella miseria e nell’abbandono, dove la popolazione sopravvive tra stenti e profondi disagi.
Da alcuni anni la Corea del Nord ha cercato di uscire dall’isolamento, senza però modificare sostanzialmente il proprio sistema totalitario che impedisce lo sviluppo economico e sociale, e la cui immagine appare totalmente screditata. Nel tentativo di promuovere un rilancio dell’economia, che rimane collettivizzata, il governo, che ha iniziato a mostrare segni di apertura nei confronti dell’Occidente, ha allacciato relazioni diplomatiche e commerciali con i paesi occidentali, cercando di attrarre investimenti stranieri, ma nonostante alcune timide aperture la situazione economica rimane precaria; la produzione agricola è insufficiente e non riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale ed il paese continua ad aver bisogno di aiuti internazionali.
Prima o poi la Corea del Nord, si vedrà costretta a modificare il proprio sistema in direzione di una maggiore apertura e già diverse forze spingono in questa direzione, anche se il gruppo dirigente cerca di opporre una strenua resistenza ad ogni cambiamento. Sono state create zone economiche speciali aperte agli investimenti stranieri, tra le quali un complesso industriale costruito a Kaesong, nei pressi della linea di demarcazione, dove sono presenti più di un centinaio di imprese sudcoreane che impiegano personale nordcoreano, sotto la giurisdizione del governo nordcoreano. Iniziative come questa sono state spesso frenate dall’atteggiamento di Pyongyang, che ha continuato ad alternare provocazioni con gesti distensivi.
Diversi analisti ritengono che il crollo del regime, ritenuto inevitabile, sia solo questione di tempo. A Seul temono l’impatto di tale evento, che, considerando la disastrosa situazione economica del Nord, comporterebbe costi economici molto elevati e ritengono che ad un crollo repentino del sistema nordcoreano, sarebbe preferibile una sua graduale trasformazione.
A differenza della Corea comunista, la Corea del Sud, che ospita circa il doppio della popolazione del Nord, è divenuta una potenza economica di primo piano, il cui ritmo di sviluppo per parecchio tempo non ha avuto uguali. Durante diversi anni d’instabilità politica, la società era spesso scossa da proteste studentesche ed operaie, la cui dura repressione da parte di governi autoritari, controllati dai militari, causò parecchie vittime. Da parecchi anni sono state ripristinate le libertà politiche ed ora la costituzione garantisce i diritti fondamentali.
La rapida crescita economica, che ha generato inevitabili squilibri e contraddizioni, ha cambiato il volto del paese, il cui reddito, che alla fine della guerra di Corea era molto basso, è in continuo aumento; Il suo ritmo di sviluppo per parecchio tempo non ha avuto rivali. Ormai entrata nel gruppo dei paesi industrializzati attraverso la modernizzazione delle infrastrutture ed un aumento delle esportazioni, la Corea del Sud, che ha saputo risollevarsi dalla grave crisi finanziaria che nel 1997 aveva investito l’Asia Orientale, ora è all’avanguardia in molti campi e parecchi suoi prodotti sono apprezzati in tutto il mondo e sta facendo concorrenza a molti paesi in vari settori. Con un gran numero di strutture educative ed ospedaliere di alto livello, ed una percentuale di laureati tra le più alte dell’Asia, ha raggiunto un tenore di vita quasi pari a quello dei paesi dell’Europa occidentale; nel 1988 aveva ospitato i Giochi Olimpici e nel 2002, insieme al Giappone, i Mondiali di calcio.
Nonostante contraddizioni e problemi in tutto il paese si respira un clima vivace dinamico e diversi centri urbani, nei quali le nuove costruzioni si mescolano con quelle tradizionali hanno cambiato volto. L’influenza occidentale, in seguito alla quale i vincoli familiari e sociali si sono allentati, si è fatta strada soprattutto tra i giovani, spesso insofferenti delle norme tradizionali, anche se il retaggio della tradizione confuciana rimane presente in diversi aspetti della vita quotidiana. Politicamente e militarmente la Corea meridionale, vissuta in tutti questi anni sotto la costante minaccia della Corea del Nord, è legata agli USA, da cui ricevette assistenza economica e militare, ma i cui soldati di stanza nel paese non godono di molte simpatie presso la popolazione. Con i suoi grattacieli moderni e gli edifici in vetrocemento, accanto a costruzioni in stile tradizionale, ed un traffico animato a tutte le ore, Seul, che conta più di 12 milioni di abitanti, circa un quarto degli abitanti dell’intero paese, è oggi, a differenza di Pyongyang, una metropoli in continua espansione e testimonia il dinamismo di un paese in continua trasformazione.
Il mantenimento della pace nella penisola coreana, un’area in cui vengono a coincidere gli interessi strategici della Cina, del Giappone e della Russia oltre a quelli degli USA, dipende anche dagli sforzi di questi paesi, i cui interventi possono portare ad un allentamento delle tensioni nella regione. Una possibile riunificazione coreana, cui molti guardano con favore, si dimostrerebbe molto vantaggiosa a livello economico e politico. Un ruolo importante, derivatole anche dalla sua influenza economica, lo riveste la Cina, primo partner commerciale della Corea del Nord, alla quale garantisce anche forniture energetiche e generi alimentari, la cui diplomazia può contribuire a risolvere varie questioni e convincere Pyongyang a rinunciare al suo programma nucleare e ad avviarsi sulla strada della pacifica coesistenza con il resto del mondo.
Anche se gli scenari futuri della penisola coreana racchiudono molte incognite, appare tuttavia chiara l’importanza di ristabilire un clima di fiducia reciproca che favorisca un allentamento della tensione tra le due Coree, le cui posizioni rimangono ancora molto lontane, al fine di consentire l’incontro tra i membri delle famiglie separate, preludio alla riunificazione pacifica della nazione, aspirazione unanime del popolo coreano. Dopo tanti anni di divisione e conflitti i Coreani sia del Nord che del Sud paiono accomunati dal desiderio di un riavvicinamento ed in questo senso il comune retaggio etnico e culturale può rivelarsi più forte dei dettami ideologici, permettendo di rimuovere gli ostacoli e promuovere un’atmosfera di fiducia reciproca, nella consapevolezza che è ormai giunto il tempo di mettere fine all’opzione del confronto armato.

Gli ultimi sviluppi paiono confermare questa tendenza, anche se le incognite rimangono parecchie. Nel nuovo scenario mondiale l’Asia Orientale sta assumendo un’importanza sempre maggiore e la Corea pare destinata a svolgere un ruolo molto importante in un più ampio orizzonte globale.

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