11 febbraio 2015

La religione del terrore

A seguito degli attentati a Parigi e dei successivi eventi collegati al terrorismo islamico, intervistiamo Antonio Ciacciarelli, Segretario della Sede di Bergamo della UPF e membro del Movimento dell’Unificazione (MdU), per capire come il Movimento fondato dal Rev. Moon interpreta la lotta di un certo Islam all’Occidente.
 
Voci di Pace: Qual è la reazione del MdU agli attentati di Parigi?
Antonio Ciacciarelli: La reazione non può essere che una: condanna per gli atti in sé e per la falsa ideologia religiosa che li ispira.

VdP: La UPF ha come scopo la cooperazione e il dialogo tra le religioni. Come interpreti il terrorismo islamico, che naviga in direzione contraria?
AC: Per definizione una religione non può essere violenta; l’islamico che uccide non può essere considerato religioso. A proposito dei versetti coranici che propugnano la violenza, un parere interessante è quello del Dr. Sajid, pubblicato in passato su Voci di Pace: in sostanza, egli afferma che i terroristi per giustificare la loro violenza distorcono e mutilano il Corano.
Certo, ci sono particolarità nella religione islamica rispetto a quella cristiana - ad esempio una concezione molto più sfumata, per usare un eufemismo, del perdono - che contribuiscono a ridurre le barriere all’espressione della violenza, ma senza dubbio nessun versetto del Corano può giustificarla.
Dal punto di vista della cooperazione interreligiosa questo modo di agire crea ulteriori barriere. È inevitabile che fatti del genere aumentino la diffidenza nei confronti degli islamici, favorendo così il gioco dei terroristi.

VdP:
Credi che ci siano anche delle cause storiche per questa violenza? Penso ad esempio alle Crociate, spesso citate dall’Islam come esempio della sofferenza che ha dovuto subire da parte dei cristiani.
AC: Credo che il ricorso alle Crociate, l’ultima delle quali è del 1271, per giustificare quest’odio, sia talmente pretestuoso da non poter essere preso seriamente in considerazione. Noi Europei ci siamo combattuti tra noi senza tregua dalla caduta dell’Impero Romano fino al 1945, eppure oggi rari sono i riferimenti a quelle stragi e ancora più rari i risentimenti.
Per essere ancora più chiari, più volte l’Islam ha tentato di invadere militarmente l’Europa e più volte è stato respinto; quindi, se volessimo metterla sul piano degli attacchi reciproci, potremmo parlare di pareggio e metterci una pietra sopra.
Io credo in un’altra spiegazione storica. Secondo Sun Myung Moon, ogni religione è stata voluta da Dio con uno specifico obiettivo nel quadro della restaurazione del mondo all’Ideale originale. In sostanza Islam, Ebraismo e Cristianesimo avrebbero dovuto cooperare tra loro per il fine più elevato della restaurazione dell’Ideale di Dio.
Purtroppo le religioni sono incarnate da esseri umani che possono sbagliare; per questo motivo ciò che potenzialmente si poteva realizzare non si è realizzato. Una serie di errori di ciascuna delle parti ha creato la chiusura reciproca.

VdP: Quindi il vero problema è l’incapacità di comprendere e vivere lo spirito della propria religione.
AC: Sicuramente. La cultura occidentale, soprattutto quella figlia della rivoluzione industriale e ancor prima dell’Illuminismo, ci ha abituati a vederci come persone, come singoli individui. In realtà verticalmente siamo anelli di una catena di antenati e discendenti, e orizzontalmente siamo fratelli perché figli di uno stesso Creatore.
Gesù ha affermato: «Io sono nel Padre, il Padre è in me e io in voi». Ciò implica un’unità addirittura più profonda di quella che può esistere tra i figli di uno stesso padre; implica un’unità spirituale reale: se una piccola parte del mio corpo è ferita è l’intero corpo che ne soffre. Ciò è chiaro per la nostra carne, ma dovrebbe essere altrettanto chiaro per quel che riguarda tutta l’umanità. Se non sentiamo nostra la sofferenza di qualunque altra persona vuol dire che non possiamo essere uniti al Padre, non solo tra noi. Questo vale per i cristiani, ma per gli islamici la differenza non può essere totale.

VdP: In ogni caso la deviazione terroristica dell’Islam di questi ultimi decenni era imprevedibile…
AC: Da me e da te sicuramente. Il Dr. Moon invece l’aveva prevista, a livello potenziale. In vari discorsi che risalgono agli anni ’60 e ’70, aveva affermato che se la vittoria del mondo democratico sul mondo comunista (da lui data praticamente per certa già allora) non fosse stata una vera vittoria spirituale e ideologica, ma solo una vittoria dovuta al peso dell’economia, allora il posto del comunismo sarebbe stato preso dall’Islam estremista. Riporto un passo di uno di questi discorsi per chiarire il suo punto di vista:
«Se il mondo democratico sconfiggerà il Partito comunista, quest’ultimo, in cooperazione con le nazioni islamiche, attaccherà il mondo democratico. Chi può impedire ciò? Il mondo democratico si interroga in proposito; ma non ha un centro, non sa dove sta andando. [Il mondo democratico] diverrà come una canna al vento…»

VdP: Perché parlava di mancanza di centro? Esistono delle potenze occidentali, esiste l’Europa che si sta unendo…
AC: Non si riferiva a un centro politico, ma a un centro morale e spirituale, che non si identifica necessariamente con una religione particolare. Ci sono dei valori sacri e assoluti come la famiglia, il rispetto per la divinità, la sacralità del corpo, che abbiamo perso. Oggi l’Occidente è allo sbando: in nome della laicità assoluta sta distruggendo la famiglia, che è invece la base della società; in nome della centralità dell’individuo sta distruggendo qualsiasi concetto di bene comune e obiettivo comune; in nome della privacy sta abbattendo il concetto stesso di società.
L’unica istituzione che Dio ha creato è la famiglia; se si mette in discussione questa istituzione basilare, concependo la possibilità che venga considerata famiglia qualunque mix di uomini o donne, e certamente in futuro come formata da qualunque numero di partner; se si concepisce l’idea di riproduzione dei figli non grazie all’amore tra marito e moglie, ma semplicemente come mescolamento in provetta di due cellule; se il feto viene definito «prodotto del concepimento»… beh, vuol dire che non lasciamo spazio per l’intervento di Dio nelle nostre faccende. E senza la Sua presenza la società non ha futuro. Diventa una struttura vuota che si disgregherà totalmente.

VdP: E il MdU come considera le manifestazioni pro-Charlie, gli slogan «Io sono Charlie»…
AC: Le manifestazioni devono essere fatte: nessuno può disporre della vita umana, qualunque sia l’offesa. Ciò che distingue la civiltà dalla barbarie sta proprio nell’intervento di un terzo – il giudice – in caso di controversia tra due entità. Se qualcuno parla male di mia madre, per riprendere un paragone fatto di recente, non è naturale che io gli dia un pugno. Può essere naturale il desiderare darglielo, ma non il passare dal pensiero all’azione. Se proprio mi sento offeso mi rivolgo ad un giudice. Nel gennaio di quest’anno a Milano un ragazzo ha ucciso a pugni un barbone perché aveva accarezzato il suo cane… ecco, per quel ragazzo è stato naturale picchiare quel barbone, ma non doveva farlo. Picchiandolo e uccidendolo ha dimostrato di non capire cosa vuol dire far parte di una società.
Quanto diverso sarebbe stato mostrare che Allah è davvero clemente e misericordioso protestando davanti alla sede di Charlie Hebdo con centinaia, migliaia di persone, in silenzio. Comportandosi diversamente hanno dimostrato che – permettimi una citazione leggera – ciò che brucia non son le offese. Il vero motivo va cercato, come dicevo, altrove.

VdP: Quindi tu, potendo, avresti partecipato alla manifestazione di Parigi?
AC: Certo, avrei partecipato, ma con la morte nel cuore. Avrei partecipato per dichiarare che la vita umana è sacra e per riaffermare la libertà di parola. Ma lo avrei fatto con la morte nel cuore per il paradosso che stiamo vivendo.
Viviamo in un’Europa che ha fatto sì tanti errori, ma che per millenni è stata un faro per il mondo: il pensiero filosofico, la religione cristiana, la scienza moderna… insomma, il mondo come lo conosciamo oggi, nel bene e nel male, è figlio di questa piccola appendice dell’Asia. In particolare abbiamo generato l’idea di libertà, che si è sviluppata sì da un pensiero filosofico laico, ma partendo da robuste radici cristiane, senza le quali non sarebbe mai e poi mai cresciuta a questo livello.
La libertà ci è stata data da Dio, è sacra e inviolabile. Nemmeno Dio ha violato la libertà di Adamo ed Eva di mangiare il frutto nel giardino di Eden… Quindi avrei partecipato, ma come ti dicevo lo avrei fatto con la morte nel cuore per il paradosso di fronte al quale mi sarei trovato: io, che credo nella libertà di espressione e di religione, basata sul rispetto per gli altri, per riaffermare questo principio avrei marciato in difesa della libertà di espressione di persone che avevano pesantemente e scientemente offeso un’altra religione.
Avrei marciato con la morte nel cuore perché vedo un’Europa che s’indigna per la morte di un gruppo di giornalisti e non muove un dito per le continue stragi di migliaia di cristiani perpetrate continuamente in varie parti del mondo, perché vedo un’Europa che ha perso la visione e la direzione data dalla spiritualità, perché vedo un’Europa che a volte per proteggere i diritti delle minoranze viola i diritti delle maggioranze...

VdP: Una visione nera…
AC: Sì, la visione che ho della situazione attuale è nera. Ma poiché so che Dio opera nella storia, so che tutto questo finirà e sarà sostituito da una società migliore, che andrà oltre ogni conflitto. A condizione che Lo aiutiamo in quest’opera.

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