11 novembre 2014

Quale il rapporto tra Islam e terrorismo?

Esaminiamo sempre l’analisi dell’Imam, Dr Abduljalil Sajid

Affrontare gli estremisti sul loro terreno
Nel loro sforzo di stanare gli estremisti all’interno dell’Islam, le autorità anti-terrorismo corrono il rischio di credere che sia il Corano ad alimentare il terrorismo. Di fatto cedono alla tentazione di interpretare il Corano nello stesso modo in cui i terroristi lo interpretano, dandogliene quindi giustificazione, anziché dimostrando che la loro interpretazione del Corano è distorta. Per fare un esempio, i terroristi rinnegano il fatto di essere terroristi, nascondendosi dietro al fatto che la parola terrorismo è soggettiva. Sarebbe molto più efficace accusare i terroristi di hiraba, la parola araba specifica per il terrorismo.

La parola hiraba si riferisce al terrorismo pubblico in una guerra contro la civiltà e la civilizzazione. In termini legali hiraba significa “fare barbarie”, mentre il suo significato più profondo, come definito dal professor Khalid Abou el Fadl, è “uccidere di nascosto una vittima innocente allo scopo di creare caos nella società”. Questa è la definizione islamica di terrorismo. È esattamente il contrario di jihad. Una parola “affine”, proveniente dalla stessa radice hariba che significa infuriato, è harb, che significa nemico o guerra, come nel Syed Qutb’s Dar al Harb. Al fine di affrontare gli estremisti, bisognerebbe utilizzare lo stesso linguaggio cui loro sono abituati, così da mostrare loro di essere degli impostori. Non esiste nulla con il nome di terrorismo islamico, ma è sempre esistito il Muharibun o terrorismo musulmano. E non esiste nessuna guerra santa, certamente non come traduzione di jihad, mentre esistono degli estremisti che credono che il loro estremismo sia santo, commettendo così un peccato capitale secondo il pensiero islamico, che essere arroganti. L’arroganza in sé è incurabile perché la prima cosa che insegna è che lei non esiste.
I terroristi musulmani sono Muharibu, ovvero colpevoli di hiraba. I giuristi affermano che non ci può essere male più grande e peccato più terribile che la blasfemia. Se c’è uno scontro tra o all’interno di due o più civiltà, la causa principale non è da ricercarsi né nell’Islam né nelle altre religioni, ma negli estremisti che in ognuna di esse commettono hiraba. Scegliere un nome al male significa esporlo per quello che è. Gli estremisti musulmani recitano e distorcono diverse parti del Corano, al fine di giustificare le loro azioni. Tre sono i passaggi che preferiscono. Il primo è il Sura V, verso 51 che recita “O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, essi sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Allah non guida un popolo d’ingiusti”.
Agli estremisti piace tradurre il termine awliya con amici, quando in realtà il suo significato è molto più ampio. Il singolare, wali, significa guardiano del proprio futuro e della propria fede. Wali è inoltre uno dei novantanove nomi di Dio che i musulmani recitano. Un affine della parola wali, con enfasi sulla prima sillaba, rappresenta un altro nome di Dio, tradotto con “sovrano”, al quale ci si deve sottomettere. Gli estremisti giustificano la loro più distorta interpretazione di questo versetto ignorando le circostanze in cui è stato redatto. In accordo con uno dei primi e più famosi storici e commentatori, Al-Tabari, morto durante il terzo secolo islamico, il verso 51 del V Sura è stato scritto poco dopo che i meccani dichiararono guerra ai musulmani perché Muhammad si era opposto al mercato del pellegrinaggio di chi visitava i molti ‘dei’ nei dintorni della Ka’aba. Nonostante i meccani fossero molto più potenti militarmente del piccolo gruppo di musulmani che erano emigrati in Madina temevano la loro crescente popolarità. Ed è per questo che li attaccarono con una forza molto grande. Era usanza allora tra i popoli in queste circostanze, al fine di salvaguardare la propria famiglia o la propria tribù, allearsi con altre tribù, e così iniziarono a fare molti musulmani cercando protezione tra gli ebrei e cristiani. Questo processo avrebbe diviso la comunità di Madina causando l’annientamento della cultura musulmana. E così è spiegato il Sura.
Data questa spiegazione, si capisce che la miglior traduzione per awliya è protettore o guardiano. Gli estremisti oggi, comunque, preferiscono la traduzione “amici” perché questo sostiene le loro convinzioni nei confronti del mondo esterno, dei cristiani e degli ebrei. Questa è la giustificazione perfetta per demonizzare un’intera civiltà. Da qui il passo è breve ad arrivare al 9/11.
La seconda distorsione preferita agli estremisti musulmani, rafforzata da coloro che confondono l’Islam con gli estremisti musulmani è contenuta nel Baqara 2: 191: “Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati.” Questo è ciò che i terroristi suicidi in Terra Santa hanno in testa, con lo scopo di annientare tutta l’intera popolazione ebraica nel mare. Questa citazione, fuori dal contesto, ignora completamente quello che è stato appena detto nel verso precedente 2:190 “Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono”. Anche qui il contesto storico è fondamentale per comprendere il “uccideteli ovunque li incontriate” e per capire la giusta prospettiva. La frase non si riferisce a tutti i non musulmani e specificamente non a ebrei o cristiani. L’oggetto della frase sono i mushrikun o coloro che praticano l’idolatria, in particolare coloro che stavano scacciando i musulmani fuori dalle loro case nella provincia della Mecca. Dalla legge islamica si comprende come i cristiani e gli ebrei non siano politeisti ma Persone del Libro, con cui i musulmani sono liberi di sposarsi. Questi due versi 2:190-191 sono spesso citati dai giuristi islamici come il primo esempio in cui il Corano vieta la guerra e la violenza, ad eccezione della autodifesa con specifiche limitazioni, spiegate in altre parti del libro. Questo è esattamente ciò che la scuola di pensiero islamica ha insegnato durante tutto il periodo classico della civilizzazione islamica.
Come David Dukake suggerisce nel suo capitolo “Il mito di un Islam militante” del libro edito da Lumbard “Islam, Fondamentalismo, e tradimento della tradizione”: “Al-Tabari offre molti esempi dei limiti che ci sono per un muhajidun” (colui che combatte per la jihad). Dice altresì che il cugino del profeta dell’Islam, Ibn ‘Abbas, commentando il verso 190 disse che il suo significato era: “non uccidete donne, o bambini, o anziani, o coloro che vi accolgono in pace, o coloro che ritirano la mano per non ferirvi, e se lo fate, allora avete trasgredito”. Un’altra tradizione legata ad Al-Tabari si ritrova espressa dal Califfo Ummayad ‘Umar ibn ‘Abd al ‘Aziz o ‘Umar II (alla fine del primo secolo islamico), che spiegò il significato del verso 2:190 così: “non combattete chi non vi combatte, per esempio donne, bambini e monaci”.
L’hadith o la tradizione che proibisce esattamente il comportamento che i terroristi suicidi stanno avendo nei confronti di ebrei innocenti in Terra Santa o che hanno avuto ad esempio durante la strage di Beslan nell’Ossezia del nord è riassunta molto bene nel capitolo “Il mito di un Islam militante” di Dukake.
La maggioranza dei musulmani è familiare a questi insegnamenti, ed è per questo che rabbrividisce al sentire che qualcuno che si fa chiamare musulmano sostiene i terroristi suicidi nel nome dell’Islam. Il miglior modo per marginalizzare gli estremisti islamici è mostrare loro che con tali comportamenti, mossi da rabbia e ignoranza, di fatto stanno travisando la loro stessa religione.
La terza distorsione del Corano preferita da coloro che giustificano i loro crimini è il Sura Al Taubah 9.73: “O Profeta, combatti i miscredenti e gli ipocriti, e sii severo con loro. Il loro rifugio sarà l'Inferno, qual triste rifugio”. Gli estremisti islamici credono correttamente che il messaggio sia rivolto ai musulmani intesi come ipocriti, ma chiaramente distorcono il significato quando affermano che questo versetto richieda una guerra contro tutti i cristiani e gli ebrei perché miscredenti. Il Corano, è vero, spesso si riferisce ai cristiani e agli ebrei come non credenti, ma di solito distingue (di solito a distanza di alcuni versi) tra coloro che hanno una malattia nel cuore da quelli che non ce l’hanno. Nel verso 2:105, 5:78, 98:1, 98:6, per esempio, introduce inequivocabilmente il termine non-credenti riferendosi alle Persone del Libro con la preposizione min, che signfiica “tra” ovvero miscredenti tra le Persone del Libro. Gli estremisti, come Hizb al Tahrir, Al-Mohajroon, ecc., la cui ragione di vita è istituire un califfato globale per governare il mondo, escludono deliberatamente l’aggettivo qualificativo “tra” quando traducono questo verso, corrompendo, di fatto, il Corano.
(…) Il contesto storico è importante per capire il significato di questi termini chiave come Ummah (comunità) e jihad. Gli estremisti interpretano il primo esclusivamente nel senso di comunità musulmana, e il secondo esclusivamente nei confronti dei non-musulmani. Il profeta Muhammad invece, ha utilizzato per la prima volta il termine Ummah riferendosi a tutti gli abitanti della regione Madina, ovvero musulmani, cristiani e ebrei. Allo stesso modo, con tutta probabilità, il primo utilizzo di jihad nel Corano, nella Sura al Jajj 22:39-40 aveva lo scopo di difendere ebrei e cristiani tanto quanto i musulmani. Infatti, nella stessa Sura, appena alcuni versi precedenti, ai musulmani è chiesto di evitare la violenza, anche nei casi di autodifesa. A loro è, infatti, chiesto per prima cosa di purificarsi e solo in secondo luogo di trasformare la società promuovendo la giustizia.

Traduzione a cura di Andrea Valgoi

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