10 novembre 2014

Islam e Diritti Umani

Dagli anni settanta in poi, in occidente si è sviluppato un interesse crescente verso l’Islam e i musulmani. Tuttavia, gran parte dell’attenzione si è concentrata su temi quali “il risveglio musulmano”, “il fondamentalismo islamico”, “l’estremismo e il terrorismo dentro l’Islam”, “le donne e l’Islam”, anziché concentrarsi a comprendere la complessità e le diversità all’interno del mondo islamico.

Estratto di una conferenza tenuta nel dicembre 2011
dall’Imam Dr Abduljalil Sajid


Sono onorato e profondamente grato alla Federazione Universale per la Pace (Universal Peace Federation) per avermi invitato a questo evento storico, la Giornata dei Diritti Umani (2011). Anche la data di oggi è significativa, così vicina al 10 dicembre, anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani promossa dalle Nazioni Unite.
Per prima cosa, mi sento in dovere di esprimere in nome del Consiglio Musulmano Inglese le mie personali congratulazioni al grande lavoro fatto dall’UPF, riconosciuto altresì da numerose agenzie internazionali.

Nella mia vita ho avuto il privilegio di lavorare a stretto contatto con la federazione, condividendo l’obiettivo comune che diritti umani e comunità di fede devono essere le due facce della stessa moneta.
Permettetemi un breve commento relativo a Diritti Umani e Islam prima di trattare i temi dell’estremismo religioso e del fanatismo. Innanzitutto, il concetto di diritti umani è molto moderno, l’umanità ne è consapevole solo dal XVII secolo, e solo dal XVIII ha avuto risvolti pratici nelle costituzioni di diversi paesi. Dal punto di vista dell’Islam Dio ha donato agli esseri umani diritti che non possono essere negati da nessuna istituzione umana. Questi, inseriti nel Corano già 1500 anni fa, si dividono in due categorie:
1.    Haqooq Allah che tradotto significa diritti e obbligazioni verso il Creatore;
2.    Haqooq an-Nas o Haqooq al-Ibad che tradotto significa diritti umani.
I primi si riferiscono al dovere che gli esseri umani hanno di essere virtuosi e puri nelle loro azioni di devozione e obbedienza verso la volontà del Creatore. I secondi invece si riferiscono al contratto sociale di fare buone azioni per il bene comune con dignità e rispetto per tutti gli esseri umani, apprezzando le diversità e valorizzando le differenze. Si tratta, in altre parole, delle obbligazioni sociali relative alle interazioni umane. Per l’Islam ogni diritto ha doveri e responsabilità che devono essere osservati rigidamente.
Questo è il punto: l’Islam ha da sempre incluso nelle sue dottrine fondamentali i diritti umani, enfatizzando i doveri che gli esseri umani dovevano adempiere nei confronti degli altri. È per questa ragione che in numerose parti del Corano vengono condannati comportamenti, in uso al tempo della redazione del testo, che violano i diritti umani. L’obiettivo era cambiare certe abitudini sbagliate come l’uccisione dei neonati di sesso femminile, la schivitù o altre forme di disuguaglianza sociale. Il profeta Mohammad ha sempre prestato grande attenzione ai diritti umani fondamentali, sin dall’inizio della sua missione. Il sermone dato al Hujjatul Wida è uno dei tanti esempi della posizione dell’Islam sul tema.
Concludo questo breve commento dicendo che i diritti umani sono parte integrale dell’insegnamento islamico. Questi diritti ci sono stati donati da Dio, ed è tragico il fatto che in molti paesi, inclusi alcuni paesi musulmani, questi diritti vengano impunemente violati.
Passo ora al tema principale del mio intervento. La dichiarazione universale dei diritti umani è stata scritta sulla base dello sviluppo storico degli ultimi tre secoli del mondo occidentale, sopra le fondamenta di una filosofia umanistica, antropologica ed individualista. I pilastri portanti la dichiarazione erano:
1.    Il riconoscimento di una natura umana comune a tutti gli esseri umani;
2.    La dignità dell’individuo;
3.    La supremazia dell’ordine sociale democratico.

Dagli anni settanta in poi, in occidente si è sviluppato un interesse crescente verso l’Islam e i musulmani. Tuttavia, gran parte dell’attenzione si è concentrata su temi quali “il risveglio musulmano”, “il fondamentalismo islamico”, “l’estremismo e il terrorismo dentro l’Islam”, “le donne e l’Islam”, anziché concentrarsi a comprendere la complessità e le diversità all’interno del mondo islamico.
Voglio iniziare spiegando la differenza che c’è tra Islam e musulmani, perché molte persone utilizzano queste due parole come sinonimi, mischiandone e confondendone il significato.
A mio umile avviso la parola “Islam” dovrebbe essere utilizzata esclusivamente per descrivere lo stile di vita descritto dal Corano (la parola di Dio) e dalla Sunnah (le pratiche del profeta). I musulmani invece, essendo esseri umani, sono liberi di attenersi o di deviare dall’insegnamento divino, in accordo alla loro coscienza. L’Islam non ha mai rivendicato di essere una nuova religione. Si tratta della stesso credo che Dio ha imposto con la creazione del primo uomo sulla terra – Adamo. L’Islam riconosce quasi tutti i profeti ebraici presenti nella Bibbia come profeti dell’Islam e i loro insegnamenti come insegnamenti dell’Islam. Il codice etico e morale dell’Islam è simile a quello giudaico, a quello cristiano e a quello delle altre principali fedi. Le differenze invece si trovano nella teologia, nelle pratiche, nei metodi di adorazione di Dio e nella metodologia con cui l’Islam crede che la moralità e l’etica debbano governare tutte le sfere e gli aspetti della vita umana. Un musulmano deve compiere azioni buone e lavorare per il benessere dell’umanità in cooperazione con gli altri, per il bene comune.
Non c’è contraddizione tra i diritti divini dell’individuo illustrati dal Corano, e i diritti fondamentali descritti dalla dichiarazione universale. I musulmani condividono i principi cardine della dichiarazione: gli stati come stati di diritto, la separazione dei poteri e l’importanza della trasparenza contabile, il suffragio universale e il principio di eleggibilità, la libertà di parola e di coscienza. La Shari’a islamica (o legge di Dio) impone ai suoi seguaci di rispettare l’ordine legale locale. I musulmani possono vivere ovunque al mondo, purché possano adempiere ai loro doveri religiosi. I musulmani devono però rispettare anche tutte le leggi dello stato.
La teoria generale dell’Islam comincia dalla seguente considerazione: la Shari’a (o legge) deve essere applicata nella vita quotidiana. La Shari’a non è la legge divina, ma una interpretazione umana dei testi sacri. In accordo agli insegnamenti islamici, il Creatore non ha definito solo tutte le leggi naturali che governano l’ordine della creazione, ma ha anche imposto le regole che gli essere umani devono seguire nella loro vita. A differenza dell’ordine naturale che segue determinate regole, l’umanità ha la libertà di ribellarsi e seguirne altre. In questo caso siamo in presenza di una mancanza di fede o shirk. La non sottomissione alle leggi di Allah non è solo un atto di ingratitudine o kufr, ma è anche la scelta del male e della miseria nel mondo dell’aldilà. Nell’Islam, tutti gli aspetti della vita devono essere “desiderati da Dio”, pertanto, il fine ultimo della creazione è quello per cui l’essere creato realizza lo scopo dell’essere creatore. La religione islamica non si concentra solo sul mondo dello spirito o solo sul mondo terreno. I musulmani ricercano il meglio in entrambi i mondi. Islam è allo stesso tempo un credo, un insieme di regole etiche, un ordine sociale e uno stile di vita. Ovunque siano, ai musulmani è richiesto di contribuire attivamente al bene comune e di mostrare solidarietà verso i loro fratelli e sorelle in tutto il mondo. La Shari’a islamica obbliga i suoi seguaci ad osservare l’ordine legale locale. Al-‘Adl, o giustizia, è un termine che significa “posizione di mezzo”. In accordo al Corano, la giustizia è la pre-condizione per la pace: senza giustizia non ci può essere pace tra gli esseri umani su questa terra.
E’ stato scritto tanto su Islam e diritti umani. Quelli che oggi chiamiamo tali in realtà hanno radici molto profonde. In passato si utilizzavano nomi diversi come “diritti naturali” o “diritti dell’uomo”. Nella scuola di pensiero occidentale, la caratteristica fondamentale dei diritti umani è che sono garantiti dalla legge, la quale conferisce gli stessi diritti a tutte le persone di uno stato. Così, per esempio, l’Enciclopedia Britannica traccia la prima codifica di diritti universali al patto politico tra un re cristiano di Spagna e i locali del luogo, durante il tempo in cui l’influenza islamica era molto forte. Questo è successo molto prima che i musulmani fossero obbligati a lasciare la penisola iberica. Questi diritti, riflettono chiaramente l’impostazione storica della legge islamica.
(…) La legge islamica impone i diritti umani universali dall’inizio della sua storia, specificando che la giustizia richiede che tutti siano trattati in modo eguale di fronte alla legge di Dio:
“O voi che credete, attenetevi alla giustizia e rendete testimonianza innanzi ad Allah, foss'anche contro voi stessi, i vostri genitori o i vostri parenti, si tratti di ricchi o di poveri! Allah è più vicino [di voi] agli uni e agli altri. Non abbandonatevi alle passioni, sì che possiate essere giusti. Se vi destreggerete o vi disinteresserete, ebbene Allah è ben informato di quello che fate.” Sura IV, verso 135.
All’interno della struttura della legge islamica, ci sono molte cose che possono essere considerate dei diritti. Una di queste è la grande responsabilità dello stato, che si applica a prescindere che i cittadini siano musulmani, cristiani o di qualunque altra religione.
In aggiunta a questi diritti, all’interno di ogni comunità religiosa possono essere stabiliti ulteriori diritti, come il diritto al mantenimento, alla eredità, ecc. L’importante è che questi siano coerenti con i principali insegnamenti islamici. Nella società civile islamica, ogni comunità religiosa riconosciuta emana le proprie leggi che governano le proprie istituzioni. Queste leggi riguardano i soli membri di quella comunità. Questa è un’espressione di una grande libertà religiosa, che è stata rimossa negli stati occidentali, dove libertà religiosa significa generalmente libertà dalla religione!
Si può facilmente dibattere sul fatto che altri diritti umani, considerati essenziali, derivino da principi islamici. Il libro di Hashim Kamali “Freedom of Expression in Islam” (libertà di espressione nell’Islam) è un ottimo testo, che esplora questo diritto così fondamentale.
È appropriato però chiarire che la tradizione islamica – come le altre principali tradizioni religiose – non deriva da una singola fonte. I musulmani, di fronte alla domanda quale sia la fonte dell’Islam, risponderanno con molta probabilità citando più testi. Il Corano, che i musulmani credono sia la parola di Dio trasmessa attraverso l’arcangelo Gabriele al profeta Mohammad. La Sunnah, o il codice di comportamento del profeta Mohammad. l’Hadith o gli insegnamenti orali attribuiti al profeta Mohammad. Fiqh, o sulla giurisprudenza. Madahib o la scuola della legge. La Shari’a o la legge che regola i diversi aspetti della vita di un musulmano. Queste sono le fonti che hanno contribuito a formare quello che noi chiamiamo tradizione islamica.
… Per molti musulmani il Corano è la Magna Carta dei diritti umani con lo scopo di liberare gli uomini dal tradizionalismo, dall’autoritarismo religioso, politico, economico o di qualunque altro tipo, dal tribalismo, razzismo, sessismo, dalla schiavitù o da ogni altra cosa che proibisce o limita gli esseri umani a praticare la visione coranica del destino umano riassunto nella classica proclamazione: “Verso Allah è il tuo limite”.

Traduzione a cura di Andrea Valgoi

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