17 settembre 2014

A DANIZA


Forse è l’età o il bambino che ritorna
nelle lacrime lente al tuo pensiero,
non sono i cuccioli che restan soli,
sì, forse anche loro,
ma va oltre la mia disperazione.
E’ la valle che si tinge di rosso,
il bitume che si ingoia i boschi,
la mia fantasia fatta a pezzi,
il silenzio della tristezza.
Son io dunque che mi sento orsa,
madre felice che insegna ai cuccioli
come sopravvivere negli spazi
sfuggiti per poco alla speculazione.
Son io che fuggo l’uomo e inseguo
il pasto raro di bacche e di ciò che trovo.
Son io il poveruomo che chiude gli occhi,
mai sazio di ciò che ha strappato ad altri,
che uccide sempre e solo per danaro
e trova scuse per farsi perdonare.
Non so fin quando ci sopporterà
questa natura che sempre bistrattiamo,
dimentichi che di lei facciamo parte
e che ci dona energia e alimento,
materiale e ispirazione, tutto e di più.
Un giorno, spariranno le mie radici
in questo martoriato territorio,
ma resteranno però tanti filmati,
cortometraggi strapagati alla  tivu.
“C’era una volta” narrerà qualcuno,
“C’era una volta l’orso…sì”. Or non c’è più.
Non ci diranno dove quest’è finito,
ma i poeti e i bambini certo lo sanno:
“ Sta giocando felice in paradiso”.

di Adriano  Molteni

1 commento:

  1. Rada Rajic Ristic10/04/15, 19:19

    Molto commovente, ho già il nodo in gola...la notizia mi ha fatto piangere l'anno scorso...ma questa poesie è stupenda...complimenti all'autore!!!!

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