25 giugno 2014

Il valore delle parole

“Quando non si può arrivare a conoscere la verità ma si deve riconoscere che è onesto esporre solo i fatti nelle differenti versioni, sarà stato realizzato un servizio”.

Brani estratti dal libro “scrivere da giornalista” di Francesco Fravolini
 
Il mondo della comunicazione richiede un’alta preparazione culturale del giornalista, ben coadiuvata da un’azione sempre vigile sul flusso di notizie pubblicate su blog e social network. Tutto ciò è la naturale conseguenza delle frequenti innovazioni della tecnologia, in grado di offrire strumenti davvero interessanti e concretamente influenti sull’opinione pubblica. Le parole assumono un significato diverso secondo l’ambiente sociale nel quale sono inserite.

La tecnologia aiuta la diffusione della comunicazione ma è indispensabile un controllo serio e accurato da parte di chi filtra i messaggi, per comprendere bene il significato e conferire il giusto valore culturale. È questa la ragione prevalente che obbliga il giornalista a essere costantemente attento alle notizie che provengono dai social network, dai blog, dai gruppi sul web, dalle diverse piattaforme tecnologiche, al fine di intercettare correttamente la giusta informazione, magari quella che all’apparenza sembra più innocente ma che può risultare, se bene decifrata, una vera notizia esclusiva. L’era degli scoop basati sulle fonti personali (conoscenze del giornalista) volge al termine poiché nell’epoca della globalizzazione dell’informazione è facile intuire una notizia importante dalla mole di aggiornamenti provenienti dal web. È necessaria un’opportuna preparazione culturale per scegliere la cosiddetta informazione fasulla da quella originale, per arrivare primi sulla notizia, rispettando la deontologia professionale, al fine di fornire una corretta informazione. Le regole del mestiere di giornalista sono sempre le stesse, cambiano i modi per rincorrere le informazioni e cercare la verità, requisito fondamentale della professione.
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Il giornalista deve avere un’attenta cura quando sceglie le parole da usare negli articoli per raccontare i fatti della realtà, poiché possono influenzare negativamente le persone.
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Il ruolo dei mass media vuole ricercare, in modo differente, i motivi della sofferenza sociale al fine di offrire un ventaglio, sempre più esaustivo, di risposte concrete per tentare di risolvere i problemi o di prevenire derive incontrollate. Una particolare prudenza deve essere adottata quando si affrontano problematiche riguardanti i minori, specie se il giornalista decide di pubblicare le immagini. Il codice deontologico, all’articolo 7, afferma che «al fine di tutelarne la personalità, il giornalista non pubblica i nomi dei minori coinvolti in fatti di cronaca, né fornisce particolari in grado di condurre alla loro identificazione. La tutela della personalità del minore si estende, tenuto conto della qualità della notizia e delle sue componenti, ai fatti che non siano specificamente reati». Il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca; qualora, tuttavia, per motivi di rilevante interesse pubblico e fermo restando i limiti di legge, il giornalista decida di diffondere notizie o immagini riguardanti minori, dovrà farsi carico della responsabilità di valutare se la pubblicazione sia davvero nell’interesse oggettivo del minore, secondo i limiti stabiliti dalla Carta di Treviso. La Carta di Treviso, entrata in vigore il 5 ottobre 1990, prima che il Parlamento italiano accogliesse la Convenzione di New York e integrata dal Vademecum del 25 novembre 1995, ulteriormente modificata il 10 ottobre 2006, rappresenta una guida preziosa e indispensabile per i giornalisti che divulgano notizie sui minori. E’ un autentico codice di condotta che può dar luogo a responsabilità disciplinari.
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Come il medico è fedele al giuramento di Ippocrate, il giornalista non dovrebbe mai dimenticare la sua vera funzione. Non quella di un "contropotere", come a me spiegavano anni fa a Fiuggi, nel corso preparatorio all'esame di stato per l’abilitazione alla professione giornalistica, perché noi giornalisti non siamo o non dovremmo essere "contro" nessuno. Ma quella di essere ricercatori di verità. Ed è questa la prima e semplicissima regola morale alla base del ruolo sociale del giornalista. E per ricostruire i fatti e poi raccontarli, la lealtà deve andare di pari passo con la ricerca scrupolosa, con il controllo delle fonti. Imponendosi, quando s'incorre in un errore, di riparare con una rettifica. Questo è il servizio ai lettori: indagare in loro nome, o diversamente si verrà considerati fiancheggiatori di questa o quella lobby, con il risultato di perdere ogni credibilità. Che per un giornalista vero dovrebbe risultare la peggiore delle condanne». Il leitmotiv del mestiere del giornalista è sempre la ricerca della verità, azione da perseguire fino in fondo per scrivere notizie vere, cercando sempre di fare una buona e chiara sintesi dalle fonti d’informazione in contatto con il giornalista. Può apparire una banale retorica eppure è sempre importante riflettere sulla ricerca della verità perché non è un comportamento sempre adottato dal giornalista. È un compito da adempiere sistematicamente su ogni notizia, su ogni informazione di cui il giornalista viene in possesso proprio per evitare di scrivere falsità, garantendo sempre una giusta informazione dei fatti che accadono, opportunamente suffragati dalla ricerca assidua della verità. Solo così è possibile assicurare un’informazione neutrale, capace di raccontare ciò che realmente accade, senza scrivere un articolo giornalistico con elementi falsi. La verità viene avanti a tutto perché l’informazione è libera da ogni condizionamento politico ed economico. La storia racconta di giornalisti che rischiano quotidianamente la vita per ricercare la verità e scrivere, di conseguenza, notizie sicuramente scomode, al fine di denunciare situazioni pericolose. Questo è il modo operandi del giornalista autentico, in grado di porre l’accento su argomenti che altrimenti nessuno conoscerebbe.
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Il giornalista non è mai in riposo, anche quando cammina sulla strada e vede qualcosa di strano deve capire cosa sta succedendo per raccontare e informare l’opinione pubblica.

Brani ripresi dal libro: Scrivere da giornalista. Autore – Francesco Fravolini. Libellula Edizioni. Prima edizione digitale 2012

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