3 aprile 2014

Eleanor Roosevelt (1884-1962)


“La libertà richiede moltissimo a ogni essere umano. Con la libertà viene la responsabilità. Per la persona che non vuole crescere, la persona che non vuole portare il suo peso, questa è una prospettiva terrificante”.
“Fa ciò che senti giusto nel tuo cuore, poiché sarai criticato comunque. Sarai dannato se lo fai, dannato se non lo fai” - Eleanor Roosevelt


di Maria Chiara Forcella

La dichiarazione universale dei diritti umani è un importante documento storico elaborato dagli alleati nato sull'onda dell'indignazione per i drammatici eventi della seconda guerra mondiale, i milioni di morti e per le atrocità commesse. Essa nasce in un ambiente di denazificazione e de-fascistizzazione ma anche alla presenza delle prime avvisaglie della guerra fredda; ha avuto un ruolo fondamentale per sbloccare quella coscienza etica che non doveva più permettere all’umanità crimini simili compiuti dalla Germania di Hitler e quindi condurrà l’assemblea delle Nazioni Unite a operare per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio.
Il termine genocidio sostanzialmente è un neologismo coniato da un ebreo Polacco residente in America ripensando all’atroce destino cui furono vittime gli ebrei in Europa e fu adottato nella Dichiarazione dei Diritti Umani come riferimento ai crimini compiuti nella seconda guerra mondiale.
Una delle protagoniste fondamentali per la stesura della dichiarazione è stata Eleonora Roosevelt, moglie del presidente Roosevelt che era deceduto nel 1945.
Con l’incarico di presidente e di membro con maggiore influenza della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Eleanor Roosevelt fu la forza motrice della creazione, nel 1948, dello statuto delle libertà considerato una sua creatura: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Nata a New York, Eleanor sposò l’allora esordiente uomo politico Franklin Delano Roosevelt nel 1905. Non fu una scelta facile poiché la madre di Delano si era opposta tenacemente a questo matrimonio. Eleanor aveva studiato in Inghilterra e grazie a questi studi fece il fortunato incontro con un insegnante Marie Souvestre la quale era interessata alle cause liberali e alla questione femminile e sensibilizzò Eleanor alle cause sociali. Ritornata a New York in ambiente familiare alquanto ostile, infatti i suoi genitori erano morti precocemente ed era stata allevata dalla nonna Mary e come già accennato, l’ambiente familiare dei Roosevelt era contrario alla frequentazione del cugino Franklin Roosevelt, studente di Harvard. Infatti, la madre perfino invitò il figlio a fare un viaggio in Europa pur di allontanarlo da Eleanor. Nonostante queste avversità, si sposarono e dal matrimonio nacquero sei figli e vissero insieme fino alla morte di Delano nel 1945. La madre del futuro presidente degli Stati Uniti non aveva visto di buon occhio il matrimonio di suo figlio con Eleanor, poiché la considerava timida, non particolarmente carina e poco esperta della vita. Eleanor lasciò che Sara dominasse completamente il primo periodo della sua vita coniugale, sebbene la rendita di Eleanor al momento del matrimonio fosse di poco inferiore a quella del marito e la coppia non avesse dunque alcun bisogno del supporto economico offerto dalla suocera.
Il punto di svolta nella vita di Eleanor ebbe luogo nel 1921, quando il marito contrasse la poliomielite e rimase paralizzato alle gambe. Fu a questo punto che la personalità della Roosevelt s’impose finalmente su quella della suocera, la quale invitava il figlio a ritirarsi dalla vita politica e a rassegnarsi al suo destino. Eleanor invece convinse il marito ad andare avanti e divenne “le gambe e le orecchie” del marito, conquistandosi uno spazio personale di azione. L’incoraggiamento costante di Eleanor permise a Franklin di tornare alla politica e vincere il governatorato di New York nel 1929. Dopo  che Franklin fu nominato governatore, lei cominciò a presenziare le visite a case, ospedali e prigioni per conto del marito. In quel periodo lavorò anche per la League of Women Voters, la National Consumers' League, la Women's Trade Union League e la sezione femminile del Comitato democratico dello Stato di New York.
Quando Franklin Delano Roosevelt fu eletto alla presidenza, (1933-1945) Eleanor Roosevelt divenne la prima first lady attivista. Con conferenze stampa e la sua rubrica quotidiana mantenne un contatto con il pubblico circa le politiche sociali della Casa Bianca. Convinse il marito a creare il National Youth Administration (NYA), che fornì aiuti finanziari agli studenti e formazione professionale per giovani uomini e donne.
Eleanor fu profondamente coinvolta in questioni riguardanti i diritti umani e la giustizia sociale. Continuò la sua opera nell’interesse del popolo, sostenne l’ottenimento di pari diritti per le donne, per gli afroamericani e per i lavoratori del periodo della Grande Depressione, portando attenzione sulle loro cause. Coraggiosamente schietta, aiutò pubblicamente Marian Anderson, quando nel 1939 alla cantante di colore fu negato l’accesso al Constitution Hall di Washington a causa del suo colore. Nel 1939 si dimise dalle Figlie della Rivoluzione Americana in segno di protesta poiché l’associazione rifiutò il permesso di cantare, nella propria sala concerto di Washington, alla cantante nera Marian Anderson. Eleanor si assicurò che Marian potesse invece esibirsi sui gradini del monumento Lincoln Memorial, creando un’immagine duratura e ispiratrice in quanto a coraggio personale e diritti umani.
 Lincoln, infatti, fu il presidente americano che dichiarò la fine della schiavitù e la parità degli afroamericani davanti alla legge con una legge approvata dal parlamento nel 1865 e purtroppo pochi mesi dopo fu assassinato da un fanatico sudista: infatti, negli stati sudisti d’America la schiavitù era molto diffusa e le piantagioni di tabacco e di cotone producevano ingenti vantaggi economici.
Nel 1946, Eleanor fu nominata delegato presso le Nazioni Unite dal Presidente Harry Truman, che salì alla Casa Bianca dopo la morte di Franklin Roosevelt. Con l’incarico di capo della Commissione per i Diritti Umani, Eleanor Roosevelt svolse un ruolo molto importante nella formulazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che presentò all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con le seguenti parole: “Ci troviamo oggi alla soglia di un grande momento nell’esistenza delle Nazioni Unite e dell’Umanità. Questa dichiarazione potrebbe diventare la Magna Carta internazionale, per ogni uomo e in ogni luogo”. Considerato un documento storico, la Dichiarazione fa parte dei documenti di base delle Nazioni Unite insieme al suo stesso Statuto del 1945.
La Dichiarazione dei Diritti Umani è un codice etico d’importanza storica fondamentale: è stato, infatti, il primo documento a sancire universalmente (cioè in ogni epoca storica e in ogni parte del mondo) i diritti che spettano all'essere umano. Idealmente, la Dichiarazione è il punto di arrivo di un dibattito filosofico sull'etica e i diritti umani che nelle varie epoche ha visto impegnati filosofi di vario genere. Uno dei fatti più interessanti fu il dibattito che si svolse tra i vari pensatori d’occidente e d’oriente per cercare una sintesi dei diritti umani che tenesse conto delle varie concezioni filosofiche culturali di tutti i popoli della terra.
Tutto era iniziato con alcune osservazioni dell’Associazione Americana degli Antropologi inviata alla Commissione dei Diritti Umani i quali asserivano che “il rispetto della cultura dei differenti gruppi umani fosse altrettanto importante quanto il rispetto della personalità dell’individuo”.
Nel passato l’aver trascurato le similitudini tra le varie culture aveva portato soprattutto l’uomo bianco a dare un giudizio d’inferiorità alle altre culture con conseguenze disastrose quale il colonialismo e il conseguente sfruttamento di alcuni popoli e l’abolizione dei diritti umani nei loro confronti.
“L’Homo Sapiens, dichiaravano gli antropologi, è una specie unica, le differenze culturali sono una ricchezza non una diversità biologica”.
Da ciò discendeva che “le idee di giusto o sbagliato, di buono o cattivo sono radicate in ogni società benché differiscano nella loro espressione tra popoli diversi”. Ciò che si ritiene un diritto umano in una società può essere considerato come antisociale in un’altra, o dallo stesso popolo in un periodo differente della propria storia. Tuttavia essi suggerivano alla commissione di soprassedere all’idea illusoria di una dichiarazione realmente universale della Storia dei Diritti Umani.
Lo sforzo di Eleanor Roosevelt fu cercare di coniugare le diverse filosofie di pensiero sui diritti umani soprattutto cercando una sintesi tra quelle occidentali e quelle orientali.  Chiamata dal Presidente Truman “la First Lady del Mondo” per i conseguimenti umanitari ottenuti nell’arco di tutta la sua vita, Eleanor Roosevelt lavorò fino alla fine dei suoi giorni per ottenere l’accettazione e l’attuazione dei diritti contemplati nella Dichiarazione. Il retaggio delle sue parole e delle sue opere compare nelle costituzioni di molte nazioni, e in un corpo di leggi internazionali in evoluzione che ora protegge i diritti degli uomini e delle donne in tutto il mondo.

Dott.ssa Maria Chiara Forcella Psicologa Psicoterapeuta, ambasciatrice di Pace U.P.F / WFWP

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