21 marzo 2014

Armonia interreligiosa e sviluppo umano

Dr.ssa Azza Karam
United Nations Population Fund

Vengo da una regione del mondo, il Medio Oriente o la regione araba, che sta, mentre parliamo, vivendo momenti storici di eroismo e coraggio. Sessanta anni fa nasceva l’ONU, in un momento d’intensi cambiamenti globali. Da allora è continuato a crescere in dimensioni, importanza, impatto, significato e rilevanza. Come organizzazione multilaterale l’ONU è unico. In esso è impegnato un enorme numero di persone che, con specifiche capacità, intraprende continue operazioni di “mantenimento della pace” (o Peacekeeping) in suo nome, in molteplici forme tutelando gli innumerevoli aspetti dei diritti umani. In altre parole, per il suo sforzo continuo verso la pace e la sicurezza mondiale l’ONU è un ente incredibile.
Come organizzazione, l’ONU ha saputo estendere la sua influenza e le sue infrastrutture in quasi 200 paesi. Costantemente riunisce, sviluppa, pianifica e coordina importanti convenzioni ed eventi internazionali per rispondere ai bisogni umani.

A sessant’anni dalla nascita dell’ONU, la realtà intorno a noi è molto cambiata: da un mondo in cui gli stati governavano autonomamente ogni aspetto del loro territorio a un mondo in cui i protagonisti non statali hanno proliferato. Le alleanze geopolitiche, i regimi di governo e la direzione degli aiuti internazionali stanno tutti cambiando. L'aria che respiriamo, l'ambiente che ci circonda comprese le piante e gli animali, tutto insomma si trova ad affrontare cambiamenti molto significativi. Uno fra questi, sempre più difficile da ignorare per le organizzazioni secolari tradizionali, è la dimensione in cui la religione sta emergendo come un mediatore critico tra l’esistenza umana e il sistema governativo. Questo tema potrebbe sembrare, in qualche modo, contraddittorio per lo spirito laico delle Nazioni Unite, tuttavia coprirsi gli occhi davanti a questa realtà non gioverebbe.
Non dimentichiamo che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo si basa sui valori molto comuni a ogni tradizione di fede, e come tale non è uno strumento senza la fede, ma piuttosto un comune denominatore.

Io personalmente credo che l'armonia interreligiosa stia alla base stessa dello sviluppo umano, che a sua volta è parte integrante della risoluzione dei conflitti e della sostenibilità a lungo termine della pace. È pertanto opportuno e necessario in questa fase della nostra interazione politica, economica e culturale affrontare il ruolo della religione e dell’armonia interreligiosa allo scopo di creare un futuro sostenibile per la pace nel mondo.

Perché l'ONU dovrebbe impegnarsi con le comunità religiose? Uno studio pubblicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità permette a tutti coloro che lavorano per lo sviluppo sociale di comprendere meglio questa realtà: in tutto il mondo, il 30-40 % dell'assistenza sanitaria di base è fornita attraverso organizzazioni su basi religiose. A volte questi tipi di servizi possono estendersi al 75 % in paesi in cui vi è un conflitto armato o situazioni di emergenza umanitarie. In altre parole, non possiamo lavorare per lo sviluppo sociale e lo sviluppo umano sostenibile, senza riconoscere il lavoro delle comunità su base religiosa.

Riuscire a creare un collegamento informato e sistematico con i partner del mondo della religione è molto complicato. Tuttavia è la strada da percorrere.

La mia organizzazione, la UNPF (United Nations Population Fund), ha svolto un ruolo attivo verso questo ambizioso obiettivo grazie ad una donna, la Dr.ssa Nafis Sadik, ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite e Direttore esecutivo della UNPF, e con il grande sostegno dell'attuale direttore esecutivo del UNPF, il Dr. Babatunde Osotimehin.
Il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione ha creato una task force interdipartimentale di organizzazioni su basi religiose per promuovere e aiutare il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Oggi la task force ha dieci uffici nelle Nazioni Unite e agenzie e organismi impegnati al suo interno. Tra le sue attività principali ci sono quelle di facilitare il coordinamento tra queste organizzazioni religiose coinvolte, imparando gli uni dagli altri, e interagendo con impegno in maniera sistematica.

Che cosa abbiamo imparato finora nel sistema delle Nazioni Unite? Abbiamo imparato che le organizzazioni su basi religiose e la religione non sono la stessa cosa. Il mondo della religione è davvero vasto e complicato. Questo significa che dobbiamo imparare, sviluppare strategie, e orientarci verso programmi in cui determiniamo, gestiamo e valutiamo con chiarezza le nostre partnership.
Abbiamo appreso che l'impegno delle comunità religiose deve essere sostenuto e non intralciato. Dobbiamo costruire sulle conoscenze e le pratiche esistenti.
Abbiamo imparato che come Organizzazione delle Nazioni Unite non possiamo e non dobbiamo lavorare solo con una tradizione religiosa, una sola organizzazione religiosa, o solo un leader religioso. Siamo obbligati a lavorare con tutte le fedi, le diverse organizzazioni religiose e i loro rappresentanti. Il terreno è quindi molto delicato e la regola d’oro per lavorare è il rispetto reciproco e l’apprezzamento per i rispettivi punti di forza o modus operandi affinché vi sia accordo sugli obiettivi dello sviluppo umano, i diritti umani, la pace e la sicurezza di tutti i popoli.

Nel corso degli anni abbiamo visto lo svilupparsi di due tendenze particolari legate a questa realtà: la prima sostiene che la religione è troppo controversa e deve essere tenuta fuori dalla sfera pubblica, mentre la seconda vuole coinvolgerle. Tra le due, quella che si sta affermando sempre di più anche all’interno delle Nazioni Unite è la seconda, anche se gli effetti sono stati finora poco studiati.

Abbiamo bisogno di migliorare, rafforzare e sostenere la cultura basata sui diritti delle Nazioni Unite. Per farlo è necessario avere maggiore sensibilità per l'impatto che la religione ha su tutti gli aspetti della vita. E’ importante specificare che questa posizione non deve tradursi nel trovare giustificazioni a violazione dei diritti umani perché vi sono motivi religiosi. Al contrario, dobbiamo riuscire a rafforzare i nostri argomenti a favore dei diritti umani e della dignità all'interno di ogni tradizione di fede.

L'iniziativa di creare una “Settimana di Armonia Interreligiosa” è un riconoscimento alla saggezza degli Stati membri e all'istituzione delle Nazioni Unite che sostengono questo obiettivo. Per gli individui e le organizzazioni della società civile che hanno lavorato instancabilmente con l'ONU per la realizzazione di questa settimana, esprimiamo il nostro più profondo apprezzamento. Le Nazioni Unite rimangono un corpo vitale sempre più necessario.

Vorrei terminare riportando le parole del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon: "E’ da lungo tempo che credo che quando i governi e la società civile lavorano verso un obiettivo comune, il cambiamento è possibile. Le Fedi e la religione sono una parte centrale di questa equazione". 
Salaam aleikum.

Azza Karam, Ph.D. collabora come Senior Technical Advisor, alle United Na¬tions Population Fund (UNFPA). Lei coordina le attività globali incentrate sul "cultural agents of change," dirige il Global Interfaith Network for Population and Development, and coordina le Inter-Agency Task Force delle Nazioni Unite sul coinvolgimento su base religiosa.

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