22 febbraio 2014

VIOLENZA NEL BOSCO

di Renato Piccioni


Hai mai ascoltato un bosco
che cresce nel sole a primavera?

S’odono solo le voci degli animali
con lo stormire delle foglie
mosse da brezza leggera che le accarezza
ed anche il mormorio dei ruscelli
gorgoglianti fresche acque
fra levigati sassi.

S’ode il cinguettar degli uccelli
che, gai, nell’aria disegnano
arabeschi con le ali tese nel vento.

Lo squittire di piccole arvicole
e di scoiattoli, e il ciangottar di merli
e il picchiettar dei picchi
intenti all’opra loro,
tutti lieti di vivere il bosco
nella gioiosità del silenzio
che regalmente sovrintende mentre,
tacitamente, crescono gli alberi centenari.


Ma quando, ferito dal morso 
dei denti d’acciaio di una sega,
il tronco cede alla protervia
dell’uomo e cade, in quella caduta,
come urlo di dogliosa agonia,
il fragore di quel crollo
si fa doloroso orrore, immane,
e scuote dalle radici il bosco tutto.


Poi, a quel terrificante frastuono,
segue attonito silenzio
come a crear penosa veglia funebre
di tutte le creature del bosco
e degli altri alberi che restano
per seguitare a crescere
in silenzio come a non disturbare.





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