4 luglio 2013

Qual è il centro del dibattito? Esiste un'alternativa?

Tutte le persone fanno fronte alle complessità della vita come meglio possono, molti con eroico sacrificio personale. Alcuni hanno ben poca scelta al riguardo delle loro situazioni. Altri hanno difficoltà a trovare soluzioni alle loro circostanze.

di Alberto Zoffili

La grande discussione o guerra culturale che esiste oramai da alcuni decenni non è il riconoscimento del valore dei legami omosessuali stabili, analoghi a dei legami coniugali ma la parentalità omosessuale. Indubbiamente, non sono state tutte rose e fiori nella famiglia tradizionale. Ci sono state innumerevoli sofferenze, mancanze e contraddizioni nel sistema famiglia. Il divorzio, soprattutto, e l'aborto ne sono il sintomo.
Nonostante ciò, il matrimonio e la famiglia sono stati studiati da molteplici prospettive. Esistono animati dibattiti su innumerevoli tematiche. Ad ogni modo, sociologi e ricercatori sociali da entrambi i punti di vista, sia conservatore sia progressista, stanno arrivando a un’intesa sul fatto che il matrimonio e la famiglia sono i pilastri non solo del successo individuale e comunitario ma anche di una buona società e di conseguenza di nazioni benevoli.
La sociologa Brigitte Berger(“The Social Roots of Prosperity and Liberty”, Society (Marzo‐Aprile 1998) fa notare che la famiglia è il cardine più importante della società civilizzata: “Il sistema famiglia fornisce le fondamenta dalle quali… le culture e le civiltà sono emerse”. Inoltre aggiunge: “La famiglia è l’istituzione che crea la cultura per eccellenza”.
C‘è quindi qualcosa della struttura stessa del matrimonio e della famiglia che incentiva le persone verso comportamenti positivi.
Uno dei contributi più efficaci dell’Educazione del Carattere(http://www.upf.org/programs/character-education), è l’idea che la struttura della famiglia permette la creazione dei cosiddetti “regni del cuore”, educando le persone a relazionarsi con gli altri in modo disinteressato. Questo collima con ciò che il moralista James Q. Wilson (The Moral Sense (New York: Free Press, 1993) dice: “La famiglia è un continuo luogo di obblighi reciproci che costituisce una scuola senza fine per le istruzioni morali”.
Dobbiamo riconoscere, però, che dando valore al matrimonio e alle famiglie per il benessere della società si evita di dire che non tutti i matrimoni e non tutte le famiglie sono esperienze positive. E neppure si vuole che le persone singole, divorziate o i genitori singoli si possano sentire in colpa. Tutte le persone fanno fronte alle complessità della vita come meglio possono, molti con eroico sacrificio personale. Alcune persone hanno ben poca scelta al riguardo delle loro situazioni. Altre persone hanno difficoltà a trovare soluzioni alle loro circostanze.
I matrimoni molto conflittuali e nutriti dalla violenza sono fattori di rischio e cause di molte difficoltà nei bambini. C’è però da aggiungere che in realtà, anche le relazioni nelle famiglie “intatte” sono spesso problematiche. Infatti, c’è stato un periodo in cui gli studiosi di materie sociali hanno creduto che nessuna  famiglia fosse in realtà funzionale allo scopo. Videro le istituzioni del matrimonio e della famiglia come tali impefezioni che sarebbe stato meglio eliminare.
Le famiglie che non sono funzionali, persino senza il divorzio, hanno fatto la loro parte per contribuire all’infelicità del mondo. Quasi tutti hanno alcune cicatrici mentali ed emotive lasciate da un’infanzia trascorsa sotto i desideri di genitori assai imperfetti in matrimoni assai imperfetti. Queste cicatrici poi prendendosi il loro tributo, perpetuano e moltiplicano le offese originarie sugli altri.

I livelli del cuore
Gli esseri umani esistono come genitori, coppie, fratelli e figli. Questi sono i quattro grandi principi di relazione. Tutti gli esseri umani, chiunque siano, devono passare attraverso questi livelli. Nasciamo come figli di qualcuno, e crescendo diventiamo e cresciamo come fratelli di qualcuno. Che cosa fanno i fratelli? Imparano. Imparando, diventano come i loro genitori. La famiglia è la base che ci permette di provare, di generazione in generazione, i quattro livelli del cuore: di figlio, di fratello, di coppia e di genitore.
La famiglia ha lo scopo di educare le persone alla consapevolezza degli altri già dai primi momenti dell’infanzia. Gli psicologi dello sviluppo concordano largamente che le prime interazioni con i genitori, comprese le forme di comunicazione tramite l’espressione facciale tra genitore e figlio, promuovono lo sviluppo dell’empatia. La teoria dell’attaccamento afferma che da queste interazioni, un bambino forma “dei modelli operativi interni” che proietterà nel mondo. Gli studi su persone con un insolito altruismo – come ad esempio i salvatori di Ebrei sotto il Nazismo – rivelano una caratteristica comune: avevano tutti delle relazioni molto amorevoli con uno o entrambi i genitori. Questo sviluppava la loro empatia fino ad arrivare al punto dove loro sentivano il desiderio di sacrificarsi per salvare gli altri.
La psicologa dello sviluppo Selma Fraiberg (The Magic Years) scrive riguardo alle interazioni durante il periodo dell’infanzia con i genitori come di un continuo stimolo alla sensibilizzazione verso gli altri: “Ad ogni passo nel cammino verso lo sviluppo, un bambino è obbligato a rinunciare ai territori del suo amore di sé al fine di meritare l’amore e l’approvazione dei genitori”. Per un bambino crescere in una famiglia è formare continuamente il proprio carattere, imparare il modo positivo e costruttivo di relazionarsi con gli altri. Come Wilson ha dichiarato: “Il meccanismo alla base della condotta morale umana è il desiderio di attaccamento o appartenenza” così le esigenze di attaccamento impongono che l’amore e il comportamento di una persona crescano costantemente lontano dalle considerazioni di se stessi, ma avvicinandosi sempre più alla considerazioni degli altri.
Quando arriva un fratello o una sorella, il bambino deve esplorare nuove strade per relazionarsi con gli altri. Adesso gli è chiesto di condividere il suo tempo con i suoi genitori, le risorse e l’affetto, con un altro nuovo membro della famiglia. Questo naturalmente e necessariamente spinge i bambini più grandi della famiglia a una maggiore centralità sull’altro, ancora una volta promuovendo l’altruismo. Il pediatra Benjamin Spock (Baby and Child Care (New York: Pocket Books,1987)) ha osservato che è moralmente buono per i bambini più grandi aiutare i loro genitori a prendersi cura dei fratelli più piccoli, e che molti figli grandi scelgono poi delle professioni in cui si “aiuta”; questo grazie alle loro esperienze positive nel prendersi cura dei fratelli più piccoli.
Gli studi mostrano che lo sviluppo morale è spronato dai problemi derivanti dal rapporto tra fratelli – condividere i beni, imparare a fare a turno, controllare l’aggressione fisica e verbale.
Secondo il ricercatore Willard Hartup (University of Minnesota’s Center for Early Education and Development), le relazioni tra fratelli e sorelle offrono “situazioni nelle quali le competenze sociali di base della comunicazione, della cooperazione e le capacità di entrare in un gruppo sono acquisite o elaborate, e … sono precursori delle relazioni adulte, comprese le relazioni nei luoghi di lavoro”.
Mediati dall’amore dei genitori, i rapporti tra fratelli e sorelle forniscono uno spazio del tutto nuovo per imparare a relazionarsi con gli altri.
Come il vivere con fratelli e sorelle, anche il vivere con il coniuge richiede una costante condivisione e considerazione dei bisogni, delle necessità dell’altro. Questa persona è veramente diverso da se stessi – veramente è “l’altro” – e con una formazione fisica, emotiva e mentale diversa. Il rispetto della privacy e dell’autonomia è spesso sacrificato, e un certo grado di egocentrismo deve essere lasciato da parte. Come l’esperta coniugale Judith Wallerstein (Judith Wallerstein e Sandra Blakeslee; The Good Marriage (New York: Houghton Mifflin,1995) ha detto: “Un matrimonio in cui domina fedeltà … richiede a ognuno dei partner di rinunciare all’egocentrismo”.
Il Dott. Scott M. Stanley (Afterglow” Why Do Fools Fall in Love: Experiencing the Magic, Mystery and Meaning of Successful Relationships), importante studioso delle relazioni coniugali da molti decenni, ha detto: “L’amore non è lontanamente possibile senza sacrificio … l’amore vero è quello che vi richiede a un certo punto di mettere da parte l’interesse personale a favore del bene degli altri e delle relazioni”.
Judith Wallerstein ha costatato nei suoi studi che le coppie felici “non erano invidiose di quello che hanno dato agli altri. Non distribuivano con parsimonia la gentilezza con l’attesa di un immediato rimborso. Non pesavano quello che donavano o tenevano i conti. Il sostenere e incoraggiare gli altri era un donare. Accettavano questa principale attività non solo come giusta, ma come necessaria alla riuscita del matrimonio”.
Il matrimonio estende l’abilità di una persona di relazionarsi con gli altri anche al di fuori del matrimonio. Erich Fromm ha detto che, lontani dall’essere egocentrici o centrati su di un’altra persona, il vero amore tra gli uomini e le donne “è un’attitudine, un orientamento del carattere che determina la parentela di una persona al mondo nel suo complesso, non verso un solo oggetto d’amore … Se veramente amo una persona, amo tutte le persone, amo il mondo”. Un marito da oltre trent’anni ha descritto il matrimonio come toccare “l’amore che comprende tutto e tutti, l’amore che è universale … ogni cosa che è buona riguardo al prendersi cura degli altri e delle relazioni”.
Il matrimonio chiede alle persone di relazionarsi in modo responsabile non soltanto l’un l’altro ma con gli altri – una comunità tutta nuova di persone che sono legate attraverso il matrimonio – “imparentate”, amici e colleghi che fanno parte della vita del coniuge. L’autore Jo McGowan ha detto che il matrimonio è un “atto di costruzione della comunità partendo dall’inizio … volendo dire che il significato della vita di una persona può soltanto essere trovato in una comunità. È riconoscere la propria parte nella famiglia umana”.
L’apice dell’amore disinteressato è raggiunto quando le coppie diventano genitori e danno se stessi e le loro risorse per coltivare il benessere di un altro. La genitorialità è “avere il vostro cuore che va al di fuori del vostro corpo”. Proteggere, nutrire, dare tutto il bene e il meglio, avere cura e sostenere in ogni modo, amare fieramente e ancora con gran sensibilità – questo è genitorialità. È l’amore più grande di tutti.
James Q. Wilson afferma che l’amore dei genitori per i loro figli è la caratteristica umana comune che si trova nel corso della storia e conosciuta in tutte le società. Tutte le persone possono riconoscere questo. In tutto il mondo, vedere un bambino tra le braccia della madre può sciogliere il cuore e avvicinare le persone verso una comprensione condivisa. In tempo di guerra, le persone sono scosse dalle immagini di bambini che soffrono sul lato nemico, e vogliono porre fine alla carneficina.
I genitori costituiscono anche una sorta di sub-cultura politica. Una ricerca ha mostrato che le differenze più significative su questioni culturali risiedono tra chi ha figli e coloro che non ne hanno. Queste differenze trascendono i fattori economici, politici, razziali e demografici. Le posizioni dei genitori su questioni sociali prendono in considerazione come quelle questioni influenzeranno la vita dei loro figli, per i quali vogliono il meglio. Ciò dimostra che la genitorialità segna un passaggio in un nuovo modo di osservare le cose, un modo focalizzato sulle esigenze e sul benessere di un altro o di altri.
L’amore dei genitori è il prototipo di amore maturo nei confronti degli altri, un modello appropriato per le relazioni umane comuni, come il rapporto tra datore di lavoro e dipendenti, tra leader del governo e i cittadini, tra insegnanti e studenti.
John K. Brandt, direttore generale della Manufactoring Performance Institute, una società di ricerca e consulenza, ha scritto un articolo sulla rivista on-line Industry Week, marzo 2004: “Per avere profitti curate la vostra azienda come se ne foste i genitori”. Ancora: “Le lezioni che abbiamo appreso a casa, con le persone di cui ci preoccupiamo di più, sono quelle che dovremmo anche apprendere al lavoro”. Alcune lezioni per un leader, dice, sono le abilità dei genitori di stabilire dei confini, creando un’alleanza positiva che spinga al successo e alla crescita.
Alcuni dei più grandi leader della storia sono stati riconosciuti come genitori per il popolo. La gente comune chiamava Lincoln “Padre Abramo” poiché li stava conducendo attraverso la battaglia contro la schiavitù durante la Guerra Civile. I seguaci più vicini a Gandhi si rivolgevano a lui come “Bapu”, che significa “Papà”, poiché li condusse nella loro battaglia coscienziosa per l’indipendenza. Le persone di ogni credo sono a loro agio a chiamare la suora cattolica Agnes Gonxha Bojaxniu “Madre Teresa” a causa del suo amorevole cuore di genitore verso i poveri. Incoronando queste grandi persone con il titolo di genitore si dimostra quanto alto e onorabile sia la forma di amore di genitori.
Il cuore di genitore ha anche generato un movimento di pace per affrontare uno dei conflitti più difficili al mondo: quello tra Palestinesi e Israeliani. Yitzhak Frankenthal, un ebreo israeliano ortodosso, ha fondato un gruppo conosciuto come il Parents’ Circle (ndt: Circolo dei Genitori) dopo che suo figlio di 19 anni, Arik, fu assassinato da Hamas nel 1995. Il Circolo dei Genitori abbraccia i genitori di entrambe le parti che hanno perso dei figli nel conflitto. Si sono riuniti insieme nel dolore reciproco e nell’empatia per la perdita dei loro cari e per richiedere la fine dei massacri. Centinaia di famiglie Israeliane e Palestinesi hanno aderito alla sua campagna per chiedere la fine degli spargimenti di sangue, per garantire un futuro migliore ai loro discendenti. Insieme, i genitori Israeliani e Palestinesi hanno implorato la fine delle sofferenze dei genitori e dei loro figli.
Un’estensione dell’amore dei genitori è l’amore dei nonni per i loro nipoti che, come ha detto Abraham Maslow, è “L’amore più puro di vivere per gli altri”.
I nonni sono la fonte inestimabile dell’identità per un bambino. I bambini che hanno relazione con i loro nonni sono più fiduciosi, più calmi e più silenziosi di quelli che non vivono queste esperienze.
I nonni sono il legame a tutto ciò che è successo prima, danno un senso di continuità e di rassicurazione. I nonni aiutano i bambini a conoscere com’era la vita prima che loro nascessero – da dove provengono e il genere di persone da cui loro sono nati. Sono il legame della famiglia alla catena della storia umana. Il cuore dei nonni ha un innato bisogno di dare, prelevando dal loro deposito di tutta una vita la conoscenza e l’esperienza per nutrire e arricchire le generazioni più giovani.
I modelli di relazione appresi nella famiglia si espandono nelle relazioni sociali, avendo una grande influenza sulla comunità, la nazione e il mondo.
La fedeltà e l’obbedienza dei bambini nei confronti dei loro genitori si traducono in relazioni positive con persone autorevoli e con lo Stato stesso. Un buon rapporto tra fratelli e sorelle educa le persone all’uguaglianza, alla condivisione e al rispetto reciproco. Il matrimonio permette alle persone di entrare in una rete di relazioni più ampia, riconciliando le differenze nell'ambito delle rispettive comunità. La genitorialità insegna a una persona il significato di dare in modo disinteressato e di promuovere il benessere degli altri esseri umani con pazienza e interesse. Come prototipi per le relazioni sociali, le buone relazioni familiari sono le pietre angolari della pace.

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